venerdì 9 luglio 2021

YOSS 6: THE LONG AND WINDING ROAD

Massimo avrebbe detto “ci sono ricordi e Ricordi…
Sono fiero di iniziare la quattordicesima annata di questo blog con il contributo narrativo di un amico lontano, di quelli però che ti sono sempre vicini a prescindere dai chilometri. Questa maledetta pandemia (direi per avere l'accordo di tutti, e invece dico questa maledetta decisione di cambiare il mondo usando il coronavirus come pretesto) ci ha tra le altre cose consentito di distinguere il grano dal loglio, ricordandoci innanzitutto che il primo è molto più raro rispetto al secondo di quanto spesso ci illudiamo.

Il post va di diritto nella rubrica Your Own Short Stories, perché come apprezzerete leggendola questa è proprio una storia sua, ma sua sua, anche se come spesso capita quando un libro o un racconto è scritto bene leggendola la sentiamo anche un po', anche molto, nostra. Grazie, Giusè, e buona lettura a tutti. Ah, e se avete roba vostra nel cassetto mandatemela, che a cercare di pubblicarla diversamente perdete solo tempo quando non soldi...

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The long and winding road

di Pinodimare

Man mano che vado indietro nel tempo mi imbatto sempre più spesso in quelli che sono fatti raccontati… veri o verosimili ma che non mi appartengono. Sono depositati in luoghi precisi della memoria e mi hanno accompagnato fedelmente, condizionandomi la vita.

E poi ci sono quelli con la maiuscola, quelli miei.

Avevo quasi sei anni, 50 anni fa. Lui si sentì male una mattina di marzo, ma più realisticamente di febbraio. Aveva 14 anni. Mia madre insegnava e lo lasciò a casa con me pensando ad una indigestione..: il senso del dovere dell’impiegato pubblico, anche nel 1971.

Lui non aveva alcuna voglia di giocare, mi chiese di mettere un po' di musica, in particolare Ricordo un 45 giri dei Beatles... quella mela bianca da un lato e verde dall’altra.

Se lo portarono via nel pomeriggio ma qui la mia mente si nutre di parole altrui.

Quanto tempo passò? Non ne ho idea..

Chiese di vedermi e mi portarono in ospedale, poco prima che se ne andasse. Non riuscivo a riconoscere il suo volto trasformato dalla malattia... Almeno, nel mio Ricordo.

Cosa pensasti in quel momento? Tu, ragazzo a me sconosciuto eppure ancora così presente dopo 50 anni, cosa facesti quando fui lì davanti a te? Non ho mai avuto il coraggio di chiedere, forse dovrei farlo… ma a chi?

Tua madre non c’è più, ti riposa affianco… finalmente per lei… pacificata dal ritrovarti…

Tuo padre ha atteso, come sempre, a distanza di sicurezza e si è avvicinato solo quando lei è arrivata da te. Le distanze hanno il loro senso anche nella dimensione del dopo.

Lo chiederò a tua sorella, la maggiore, ma non so se fosse presente… e se non c’era, la possibilità di sapere diventerà impossibile. Ma anche se lei ricordasse, quanto sarà ricostruzione di un ricordo?

Cosa sto cercando?

Il giorno dei tuoi funerali, Ricordo una agitazione che sembrava quasi una festa per me, che non comprendevo l'enormità della tragedia che si era abbattuta su quelle mura così protettive.

Andammo via da quella casa dove mia madre non voleva più stare.

Ricordo... nitida l'immagine di tuo padre e tua madre che piangevano la tua assenza… a letto… come due bambini inconsolabili. Li "sorprendemmo" così… era la mezzanotte del Capodanno successivo, mentre fuori esplodeva la festa più rumorosa, che io e tua sorella minore guardavamo da soli, attraverso i vetri. Loro chiusi in camera da letto... tua sorella “più grande” era uscita per provare a vivere.

Hai segnato la vita di ognuno di noi in maniera diversa.

Tua madre è sopravvissuta ubriacandosi di lavoro, probabilmente per assolversi dall’esserci andata anche quella mattina. Quando ha smesso di insegnare, ha iniziato a spegnersi… tutto il dolore che ha serbato le risuonava dentro lasciandola tremante e, pian piano, senza più quelle parole che erano state il suo mestiere e la sua salvezza.

Tuo padre… innocenti evasioni… altro modo di sopravvivere.

Tua sorella grande ha lavorato per salvare vite, quella piccola ha vissuto la sua al servizio dei tuoi genitori, iniziando la sua quando loro ti hanno raggiunto.

Io…

Io ho vissuto rincorrendoti, fratello mio, per moltissimi anni… rincorrendo un fantasma e la perfezione che rappresentava. Troppo piccolo per vivere quel lutto e abbastanza da diventare il centro delle attenzioni di tua madre, iperprotettiva come conseguenza dell’errore di quella mattina…

Poi, sfinito dai tentativi di raggiungerti, me ne sono andato lontano. Ma gli effetti della tua assenza persistevano dentro di me, e uniti allo sforzo di apparire perfetto hanno creato una miscela altamente esplosiva.

Ho iniziato a rincorrere l’amore che mi avevi sottratto morendo, il tuo e, ovviamente, quello di tua madre. Avevo ben oltre i 40 anni quando sono riuscito, finalmente, a vivere quel lutto, lasciando uscire un dolore impossibile da frenare. Vivevo un’altra separazione…

Quanto “lunga e tortuosa è la strada” della consapevolezza…

Tutto torna. Quel 45 giri era “the long and winding road”…

Ricordo che andai a cercare la tua musica fra quegli abiti riposti al sicuro dagli sguardi… una valigia come di cartone pesante… Tutta mia la città, Whole lotta love, Alone again (naturally), qualcosa dei Dik Dik e poi i Beatles…

Sono cresciuto con questa musica che in parte ho fatta mia… ma so bene che per anni ho cercato di vivere anche per te.

Il cerchio si è chiuso un pomeriggio di pochi anni fa, nel preciso istante in cui mia sorella ha deposto le ceneri di nostra madre di fianco a te... finalmente.

Mi sono congedato da entrambi, da quella vita fatta “di discese ardite e di risalite”, soprattutto di rincorse inconsapevoli… Fino a comprendere, forse, la differenza tra fantasmi e Ricordi.

Vorrei riavvolgere la pellicola di questo film con la consapevolezza che mi pare di aver raggiunto… vorrei abbracciare il ragazzo che sono stato e dire ai mie genitori le parole taciute, quelle dure e quelle di gratitudine… vorrei sapere come sarebbe stato se tu fossi rimasto con noi, se avessi potuto crescere seguendo le orme lasciate dal tuo passaggio di fratello maggiore senza cercare di ricalcarle.

Vorrei che la luce dei sorrisi che vive un bambino non naufragasse nello spettacolo di un legame non curato.

E vorrei che quella luce tornasse sui volti dei miei bambini, ormai cresciuti ma tutti alle prese con le fatiche dell’amore non vissuto e, quindi, non appreso.

Sentirsi amati… amarsi… La strada tortuosa e lunga è comprendere cosa venga prima.

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