venerdì 22 luglio 2022

VAI A VOTARE TU CHE A ME VIEN DA PIANGERE

Quando dicevo che "questa crisi di governo ... ha tutta l'aria di essere l'ennesimo teatrino e si concluderà molto probabilmente nell'ennesima buffonata all'italiana in salsa europea" francamente pensavo, come peraltro la maggior parte degli osservatori più autorevoli, che non si sarebbe arrivati allo scioglimento delle camere, ma si sarebbe trovato il modo di confermare in un modo o nell'altro - che so, una nuova scissione grillina, o un rimpasto in salsa ecumenica con la scusa delle emergenze varie - Draghi al governo. Il fatto che invece l'esito sia stato un altro e si voti a fine settembre, però. alla fin fine sposta solo più in là di un pochino, e con conseguenze nelle tasche di tutti, una soluzione analoga. Non esistono infatti, purtroppo, soluzioni realistiche diverse.

La "salsa europea" sembra proprio infatti definitivamente ineluttabile. E moltissimi sono contenti così. Ritrovarsi in una minoranza così oramai risicata e messa nell'angolo non è di certo piacevole, ma la vita è così - gli anglofoni dicono con enorme efficacia che shit happens - tocca farsene una ragione, anche se magari fino all'altro ieri hai sperato in un risveglio collettivo. Non è che i tuoi connazionali non siano stati capaci in passato di scarti laterali, tutt'altro: è che veniamo esattamente da uno di questi, e il fattore disillusione a cinquestelle somma gli sconfortati dalla parabola grillina ai convinti dalla pantomima pandemica dell'emergenza e relativi fondi di salvezza europei: una mossa a tenaglia a cui è difficile sfugga una parte significativa dell'elettorato. Il solo problema è che l'ancestrale strategia "calati juncu ca passa la china", o se preferite visto che parliamo di merda tapparsi il naso aspettando che il suo sbadilamento sotto la tua finestra finisca, è difficile da sostenere a quasi sessant'anni: viene meglio quando hai orizzonti più lunghi in cui sperare, ecco, per magari esserci, alla prossima sollevazione collettiva.

Ma facciamo un po' di cronistoria for dummies, proprio volando volando tanto chi vuole capisce e chi non la pensa come noi se anche ha iniziato a leggere a sto punto di sicuro non c'è più. Gli italiani hanno perso una guerra mondiale e con essa la piena sovranità nazionale, cosa che gli inglesi in una linea che non passò volevano fosse persino certificata da una spartizione peggio che alla tedesca. Essendo diventati poco più che una colonia americana, gli è stata loro consegnata una democrazia formale ma di certo non sostanziale, ma in cambio di questa impossibilità di decidere il proprio governo gli fu concesso, certo per meglio favorire la colonizzazione economica e culturale, un periodo di relativo benessere, che si tradusse, in un popolo storicamente di risparmiatori diffidenti nello straniero, in una decisa virata verso la casa di proprietà e investimenti sullo sviluppo economico e culturale delle future generazioni, con relative aspettative. Se provavano davvero a esercitare le prerogative democratiche, però, venivano brutalmente convinti a desistere: chiamatela "strategia della tensione", se preferite, ma questo era. Demolita l'URSS, però, l'interesse del colonizzante a sostenere il livello di vita nelle colonie cessò, legato com'era al pericolo che davvero dalle e dalle tentassero di cambiare schieramento internazionale. Bisognava inventare qualcos'altro. Alcuni idealisti, partendo da esigenze economiche condivisibili, avevano intanto lanciato l'idea di una Europa unita. Bastava prenderla e piegarla alle nuove esigenze.

La storia raccontata fu che un continente unito non era solo il modo migliore per fare affari e crescere, ma anche l'unico modo per impedire in futuro nuove tragedie belliche (infatti si è visto...). E che per costruirlo bisognava partire da parametri unici di economia e bilancio, quindi da quelli monetari che rispetto ad essi erano il prius. E molti di noi ci credettero. Ma non tutti. Secoli di dominazioni evidentemente avevano lasciato agli italiani una spia nel culo ad accendersi in caso di pericolo. La moneta, la politica economica e finanziaria, li decide il Sovrano, si dissero, e se questo è vicino è ancora possibile rovesciarlo se fa le cose storte, viceversa più si allontana e più è difficile. Noncuranti del fatto che fosse espressione diretta della criminalità organizzata del meridione, votarono in massa una macchietta milanese priva di scrupoli, peraltro conferendogli una carriera politica lunghissima. Visto che è ancora qui, lunga ben oltre il tradimento del suo primo mandato: arginare gli europeisti e i fautori del "vincolo esterno". 

Ok, confesso: saltavo anch'io, ai concerti in piazza, quando attaccavano il "chi non salta" eccetera eccetera. E non mi pento del mio antiberlusconismo di allora, né cambio il mio pessimo giudizio sulla persona e i suoi sempre loschi traffici. Ma col tempo ho rivalutato i miei compatrioti che gli si affidarono (invano): era l'unica possibilità sul mercato, o almeno sembrava. Dall'altra parte, c'erano gli infami traditori che si erano venduti tutti gli scampoli di sovranità che l'imperatore ci aveva lasciato, peraltro principalmente sotto le mutate insegne proprio di quel partito che aveva costituito la speranza precedente degli italiani, soffocata sotto le bombe e gli attentati terroristici. I quali, visto il discutibile curriculum del Cavaliere, ebbero buon gioco a dividerci in pro e anti lui, oscurando il vero livello a cui si svolgeva la battaglia. Fino a strappargli il governo da sotto il culo per mettere al suo posto una diretta emanazione dei nuovi padroni stranieri, non paghi di venti anni (oggi trenta) di una cosa che si scrive "rigore dei conti" e si traduce "salasso continuo della ricchezza privata sapientemente accumulata dagli italiani approfittando della manica larga del colonizzatore americano".

Quando un comico espulso da tutte le TV del regno per una battutaccia sui socialisti craxiani (gli ultimi che invece  avevano cercato, prima del Cavaliere non a caso loro compare, di lasciare quella ricchezza agli italiani, magari tenendosi la stecca per carità), dopo aver tentato invano l'OPA proprio al partito erede del PCI decise di vendicarsi togliendogli gli elettori, gli italiani di nuovo sentirono accendersi la spia nel culo, e furono capaci (niente male per gente che ha fama di immobilismo) di portare il suo neonato partito dallo zero al 33 per cento in pochi mesi, roba che se nel frattempo non gli avessero cambiato la legge elettorale sotto avrebbe garantito loro forse il governo in solitario, vista la frammentazione degli avversari. Non sapremo mai se in quel caso i grillini avrebbero realizzato almeno in parte il loro programma, che prevedeva una miriade di microopere pubbliche, finanziate in parte grazie alla lotta alla corruzione (implicita nelle nuove regole di selezione della classe politica che inastavano a bandiera) e alla rinuncia alle maxiopere tangentogene ed in parte a deficit (ma vista la natura delle opere, a deficit keynesiano: in grado di autoripagarsi grazie al "moltiplicatore"). Di certo, sappiamo che lo hanno totalmente tradito. In primis, alleandosi pur di restare in sella proprio al nemico giurato (quel PD che gli elettori gli avevano dato mandato di combattere - e  non dimentichiamo che introdurre il "vincolo di mandato" era tra i punti del programma a 5 stelle). E poi in tutta la loro azione di governo: dalla pandemia (attacco alle tasche e ai diritti dei privati, anziché interventi magari anche in deficit sulla sanità nel territorio) alla guerra (a parte i contiani che si pregiano della loro opposizione all'invio di armi, perché invece appunto tutti gli altri invece no, se i cinquestelle avessero mantenuto le loro stesse promesse in campo energetico, di microproduzione in sostenibilità, la spinta inflattiva sulle materie prime ci avrebbe colpito in misura inferiore, perlomeno), passando anche loro (dopo il Berlusca) per il cambio di fronte rispetto all'Euro e ai suoi vincoli assurdi. Chissà, forse a Bruxelles hanno argomenti di persuasione piuttosto efficaci, bisognerebbe chiedere a Di Maio...

Tornando alla cronaca: oggi, un italiano fermamente convinto della esizialità della scelta di campo pro-UE, una UE incapace persino di difendere la sua stessa linea Maginot, l'inflazione essendo schizzata per fattori diversi da quelli pertinacemente difesi come dogmi (i famosi parametri), fattori si certo esterni ma non di certo estranei (la guerra essendo sponsorizzata anche proprio dall'UE stessa), per chi dovrebbe votare, per evitare al Paese un nuovo governo ecumenico a guida Draghi? La Meloni? A chiacchiere, è antieuropea (e già meno del Grillo di qualche anno fa), ma intanto nella sua coalizione (senza la quale non può vincere) è pieno di europeisti di ritorno (tra cui gli stessi Salvini e Berlusconi, oltre ai vari Giorgetti e draghiani vari), e poi pure lei una volta premier o ministro dovrà farsi un giro a Bruxelles: non c'è speranza. Paragone? Se va di lusso, ma proprio di lusso, entra in parlamento con una manciata di esponenti destinati al massimo a baccagliare senza alcuna possibilità di incidere. Un nuovo pan-schieramento di sinistra-sinistra, ammesso che una nuova etichetta riesca a prevalere tra le mille continuamente proposte e riproposte? Non c'è quasi nessuno, da quelle parti, che abbia compreso che la scelta di campo europeista impedisce qualsiasi politica economica diversa, quindi anche qualunque forma di socialismo o anche solo socialdemocrazia: al meglio, credono che una moneta valga l'altra. E poi, sono facili da abbindolare: basta una concessione lgbteccetera di qua, una eutanasia di la, un po' di ammuina sui diritti civili, e dimenticano che senza diritti economici di base nessun altro diritto concesso è altro che fumo negli occhi (e non si può nemmeno più dire "del proletariato" perché quasi nessuno può più nemmeno permettersi di fare figli).

Chissà, forse il 25 settembre è una bella giornata, magari stavolta davvero me ne vado al mare... Si, lo so: è il loro modo di farmi fuori. Ma fuori per fuori almeno mi rinfresco... E l'autunno, anche dovesse fare più freddo, sarà molto ma molto caldo...

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