sabato 22 luglio 2023

RADIOCIXD 68 - LO STATO SOCIALE

Nonostante io vada per i sessanta, continuo a spulciare sul web in cerca di musica nuova, al punto che ho sorpreso un mio nipote meno che trentenne per avergli fatto ascoltare in macchina (lui direbbe "per avere nella mia playlist") cose che manco tutti i suoi coetanei conoscono. Le mie recensioni di questa rubrica, però, è circostanza rarissima se non nulla che esse riguardino dischi recenti, sia perché è il concetto stesso di "album" a sembrare oramai sorpassato (infatti Peter Gabriel, che ha superato i settanta ma trova sempre un qualcosa a dimostrare ancora che lui è ancora avanti: ora sta facendo uscire il suo nuovo disco a rate, superando in rilancio la moda ormai consolidata dei singoli da radio governandola anziché subirla), sia perché non ho finora trovato nulla di degno, mi direte che sarà l'età ma io mi ostino a vederci ragioni oggettive.

Più ascoltavo il nuovo album de Lo stato sociale, però, più brano dopo brano ero piacevolmente sorpreso di non registrare "cali di livello", perlomeno non drammatici, specialmente per quanto riguarda i testi. Cosa, si, piuttosto atipica in un periodo storico in cui anche chi passa per essere trasgressivo e up-to-date musicalmente tratta quasi esclusivamente temi triti e in modo trito (il cosiddetto amore nel 99% dei casi), e se fa eccezione è per un brano o due. E invece piuttosto tipica di un periodo storico in cui quello giovane ero io. E cosa che non può piacere ai ggiovanidoggi, a cui Rockol per ragioni di target evidentemente alliscia il pelo. Ma siccome uno dei lati positivi di essere piccolissimo e lavorare a gratis, o in altri termini di non avere target ovvero non cercare click, è quello di poter scrivere letteralmente quello che mi pare, da Rockol vi propongo le date dei prossimi concerti di questi ragazzi con il caldo invito ad andarci (anche perché, e direi anche giustamente, se non sei un superbig oggigiorno di musica campi solo grazie ai concerti), qui vi metto un link alla playlist dell'album Stupido Sexy Futuro al completo, e appresso vi propino una breve antologia di frasi estratte dalla discografia della band, a dimostrare quanto asserito sulla loro "odierna originalità". E perché leggere e ascoltare cose sensate fa sempre bene, da ragazzi giovani ancora meglio: non è che possiamo sempre leggere Maurizio Blondet (ad esempio questa raccolta di espressioni che dimostrano la statura morale e intellettuale dimostrata da troppi ai tempi degli obblighi vaccinali, titolata magistralmente Giornata della memoria) o ascoltare Roger Waters (che a ottant'anni ancora si deve difendere da accuse idiote, di chi non si è evidentemente nemmeno disturbato di seguirne i testi altrimenti se le sarebbe rimangiate, per avere l'unica posizione coerente sulla questione palestinese - e non solo - di tutto il cucuzzaro).

Ma basta divagare, ecco a voi il pensiero di una band che già dal nome (quello di una delle poche istituzioni realmente democratiche mai viste nella storia dell'umanità, non a caso in fase di smantellamento da un trentennio con accelerazione odierna) lo tradisce. Se vi va, qui i testi ci sono tutti, e meriterebbe di mettere su la discografia completa e accompagnarne l'ascolto con la stampa in mano (come si usava ai miei tempi con la copertina degli ellepì: non sapete che vi siete persi), intanto ecco la mia antologia:

  • Questo è combat pop, mica rock 'n' roll: nella vita si può anche dire di no alle canzoni d'amore, alle lezioni di stile, alle hit del mese, alle buone maniere.
  • La prima volta che vai a Sanremo sei una bomba che esplode in un convento, dalla seconda volta sei già un coglione che fa parte dell’arredamento. Ecco a voi cinque poveracci vestiti con gli abiti sponsor [...], era meglio se morivano giovani e stronzi. Fottuti per sempre, famosi per gioco, non è vero che la musica ti salverà: manca una consonante per indovinare il nome della nostra band e vincere l’Eredità. Nnon credere a niente quando tutto è una moda, spendi tutti i soldi e fotti la celebrità: non c’è niente di vero a a parte le canzoni che scrivi a sedici anni sopra ai cessi di un bar.
  • Pompa il debito, spendi i soldi che non hai, monetizza sui diritti e parla solo dei problemi dei ricchi. Una ricca donna milanese ti invita ad essere femminista comprando una t-shirt firmata da seicento euro, [...]il cosplay di David Bowie fa un discorso sull'inclusività con una giacca inclusiva da sei mila euro. [...] Ti piacciono gli uomini? Quella è la fila. Ti piacciono le donne? Quella è la fila. Ti piacciono tutti e due? Quelle con le lentiggini? Quelli pelati con la coda? I vigili urbani? Mettiti in fila e passa in cassa. E senti come sono buoni questi pomodori, un vero prodotto italiano, raccolti da braccianti italiani in schiavitù, anche loro un vero prodotto italiano. [...] Quando in giro ci sono ancora padroni e sfruttati, licenziamenti via SMS, fabbriche svuotate e quattro morti sul lavoro ogni giorno. Quando in giro ci sono sempre più persone deboli economicamente, che è il modo che hanno i ricchi per dire poveri. Ma stiamo divagando, meglio fare qualche nome: Agnelli, Elkann, Valditara, Cairo, Draghi, Berlusconi, Briatore, Moratti, Renzi, Boschi, Salvini, Letta, Calenda, Sgarbi, Meloni. Chi era ricco è diventato anche più ricco, chi aveva potere ha continuato ad averlo, chi aveva armi ha continuato ad averle. Diventa brand ambassador della tua schiavitù: pompa il debito.
  • Abbiamo vinto la guerra, e non era mica facile; e già che avanzavano cartucce siamo rimasti per vincere anche la pace.
  • Da oggi nessuno potrà avere un patrimonio di più di un milione di euro, sarebbe giustissimo: di soldi ne avrebbero tutti un po' di più. Niente fame nel mondo né guerre né crisi energetiche, nemmeno jet privé. Ma soprattutto niente ricchi di merda, scoppiassero tutti.
  • Mi sono rotto il cazzo di questa città, degli aperitivi a dieci euro, del clima di terrore a gratis, dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode: gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare secondo.
  • Han detto "la vita è pagare i debiti che fanno i ricchi, e aspettare pure il resto a calci in culo", e mi han detto che si chiamano profitti.
  • E alla fine è meglio essere liberi che furbi, meglio essere sprovveduti che intelligenti, [...]meglio essere vivi che vissuti, meglio essere sbagliati che incompiuti. Il resto sono solo scuse per sentirsi in fondo in compagnia nel rimanere soli con i propri alibi, mentre il tempo vince un altro solitario con te.
  • Meglio morire di bellezza che sparare stronzate, meglio godere senza vergogna che godere di reputazione: nasci rockstar e muori giudice ad un talent show, nasci artista di strada e muori imprenditore, nasci suonando gratis e finisci venendo giù dentro al sistema, come gli altri ma diverso.
  • Lo dicono i medici, le statistiche: la mia grinta è nell'affrontare il mondo. Faccio attività fisica così poi da vecchio posso morire in salute.
  • Mi piace la musica sporca, cantata e suonata male, fatta con tre euro, che ti spacca le orecchie e il cuore, la musica fuori dalle radio, dalle playlist, dalle classifiche virali, che non parla di quanto scopi, di quanto sei ricco e famoso, di quanto spacchi il culo, di quanto hai rotto i coglioni o ce li hai girati: la musica degli sfigati. Senza Tesla, Moët, Huarache, Ferragamo, Fendi. [...] Una musica fatta con amore, che non è mai sentimentale. Una musica fatta col culo, che non è mai volgare. La musica dei fuoricorso, dei fuorimoda, dei fuorisede, di chi non gira in fuoriseriе. Senza figli di papà che fanno finta di venirе dal quartiere, senza quelli del quartiere che ti fanno la morale. Una musica senza pagare, senza suonare, senza volere arrivare primi tra gli scemi, come quando godi, godi, godi, godi, godi, godi, godi, godi e poi non vieni. Di chi non passa i concorsi, di chi lavora otto ore, di chi prende psicofarmaci, di chi non sa scopare, di chi non ha successo, di chi si sente brutto, di chi si vergogna di spogliarsi anche al mare, a letto[...]. Mi piace la musica gratis, la musica che non fa campare. Ma piena di figli di puttana che non vanno alle sfilate, che non bevono tisane, che non si chiudono in una stanza (il mondo deve stare fuori ad ascoltare le loro crisi, i loro Xanax, i soldi spesi per dimenticare i problemi di erezione), di quelli a cui la gente non chiede mai una foto, ma conosce le canzoni, di chi ha paura, e lo ammette, delle donne e dell'amore, di chi lavora nei call center, di chi consegna pizze a ore, di chi è stato sgomberato, di chi è eterno laureato. di chi ha perso tutto, ma almeno un po', un po' si è divertito, di chi sta sveglio, chi si taglia, fuma benzodiazepine, di chi viene menato o ammazzato nelle strade perché nero, perché arabo, perché omosessuale, di chi l'ha preso in culo e non lo sa ridare.

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