domenica 15 giugno 2025

RESET

A volte, quando la realtà ti sembra avvitarsi su se stessa e non vedi come e dove possano esserci vie d'uscita, può essere utile ripassare la lezione della Storia, nel bene e nel male. Nel bene: la via d'uscita c'è sempre, niente è eterno, finiscono anche gli imperi più organizzati e crudeli figurati le caricature di impero in cronaca. Nel male: una singola vita umana non è una unità di misura sufficiente, in altri termini non è affatto detto che quella via d'uscita si palesi quando tu sei ancora vivo per vederla. Nel bene: ma non è detto, ad esempio basterebbe che si svegliasse sul serio l'Etna o esplodesse un qualche suo fratellone da qualche parte nel globo per azzerare dall'oggi al domani tutte le chiacchiere infondate e tendenziose sul riscaldamento climatico a base antropica, regalandoci almeno qualche decennio di inverni gelidi e estati irriconoscibili come tali, quella che si dice in gergo "piccola glaciazione" e che è occorsa moltissime volte nella cosiddetta storia umana figurarsi nella vita del pianeta. Nel male: non è che sia meglio una piccola glaciazione dei danni che possono fare i guru del cambiamento climatico, o una nuova guerra mondiale del vulnus democratico costituito ad esempio dall'Unione Europea o da quel mostro chiamato Stato d'Israele, che molto probabilmente ne verrebbero spazzati via.

E però consola. Perché non siamo gli ultimi umani sul pianeta, abbiamo figli o nipotini che vedranno il mondo quando noi non lo vedremo più, e il pensiero, illusorio per quanto sia, ci consola. Tutti, perché vivere è un istinto potente che chiama a raccolta di continuo tutto ciò che può servire alla sua causa, anche (e soprattutto) l'autopresa per il culo, laica o religiosa che sia.

I leghisti della prima ora, quando scrivevano sui cavalcavia delle autostrade FORZA ETNA, evocando così un nume in grado di distruggere il meridione (e secondo loro solo quello, poveri mentecatti) prima di capire che un megaappalto mafiofilo era molto più utile allo stesso scopo, senza rendersene conto, e in un modo completamente diverso dalle loro intenzioni, ci avevano preso. Noi riavremo un mondo pieno di futuro come quello che ebbero i nostri padri nel secondo dopoguerra quando sarà successa qualcosa di altrettanto tragico a obbligarci a resettare. Cioè, "noi": quei pochi di noi che sopravvivranno e avranno modo di unire i puntini e dirlo in giro, ammesso che ce ne saranno e quand'anche che saranno compresi da qualcuno.

Perdonate, ma credo sia umano che la follia in cronaca, l'attacco militare a uno Stato sovrano per dichiaratamente impedirgli di dotarsi di armi atomiche, formula ideologica (riportata in quanto tale acriticamente dal mainstream) che nasconde l'intenzione di sollevare un polverone così enorme da poter attuare indisturbati e nascosti la Soluzione Finale del genocidio palestinese, faccia venire questi brutti pensieri...

martedì 10 giugno 2025

QUINDICIMILA VOLTE GRAZIE

Ho aperto il gruppo FB sul libro Le ricette di nonna Carmela quando avevamo esaurito la tiratura, e costruito coi proventi di quella iniziativa, e di quella di cui era figlia e coronamento, una scuola in Guinea Conakry. La storia è raccontata per esteso in una delle pagine statiche di questo blog.

Per una delle insondabili dinamiche del web e dei social, anni dopo la sua creazione il gruppo suddetto ebbe una clamorosa impennata di iscritti, che ho commentato al tempo in un post che oggi potrei riscrivere, anche se la curva della crescita si è addolcita, perché abbiamo raggiunto una cifra tonda e le cifre tonde piacciono agli umani, non si sa perché.

Ma anziché ri-ragionare sulle dinamiche, e un po' anche per compensare la mia scarsa partecipazione al gruppo social (dopo avervi postato tutte le ricette del libro una a una, ho lasciato che fossero i membri a contribuire con le loro, limitandomi ad approvare le nuove richieste di iscrizione e fare un minimo di controllo sui post impropri e i pochi nuovi membri che provano a usare il gruppo per finalità diverse da quelle proprie, di condivisione a titolo gratuito di cultura culinaria tradizionale), oggi vi racconto qualcosa di nonna Carmela proprio. Anzi, delle storielle di lei bambina che amava raccontare a noi bambini, denotando quella autoironia che è materia propedeutica dell'intelligenza. Storie che ci catapultano nella Calabria ulteriore di oltre cent'anni fa, per dire.

Carmela era una bambina un po' tontolona che aveva una sorella furba, Pasqualina. La madre, consapevole di questa differenza, affidava di solito i compiti più delicati alla sorella, ma talvolta era costretta dalle circostanze ad investire Carmela, di solito avendosene a pentire. Come quando le lasciò in affidamento il pollaio e lei per sconfiggere la noia ubriacò le galline di vino (con tanto di imbuto e bavaglino) divertendosi a vederle barcollare (ma uccidendone alcune). O quando fu mandata a portare un uovo forse alla nonna e lei per strada si mise a lanciarlo in aria scommettendo di riprenderlo al volo con il davanti del suo grembiule, ovviamente non riuscendoci. O ancora l'unica volta in cui fu mandata lei a fare la spesa, con un fazzoletto nuovo pieno di monete per pagare, e lei mentre andava, notata una monetina arruginita su un gradino, memore di tutte le volte che la sorella furba era stata lodata per aver portato a casa ogni sorta di tesoro trovato per caso per strada, si ferma colma di gioia e corre a casa a esibire il trofeo... dimenticando il fazzoletto col gruzzolo su quel gradino, e ovviamente precipitarsi indietro non servì a nulla. Ma questi erano gli abstract, le storie ve le racconto in riggitano, con le parole in cui le ho sentite e risentite oltre cinquant'anni fa.

I JADDHINI

'Na vota me mamma mi lassau mi vardu 'e jaddhini. Ma dopu un pocu, jeu cuminciai mi mi siddhìu. Allura pinzai: s'i pigghiu a una a una, ci mentu na sirbietta nto coddu non mi si llordanu, e ci rugnu a mbiviri u vinu, virimu chi fannu. Siccomu n'o vulivanu, cciù calai pi fforza cu mbutu. Non ti dicu: appena mbivivanu, cuminciavunu mi firrianu tornu tornu chi era nu spassu. Ma poi carivanu ddanterra e parivanu morti, e jeu mi mmucciai. Quandu turnau me mamma, vitti i jaddhini morti e jeu chi non c'era, e pinsau chi era vinuta na faina e cuminciau mi grira e mi chiangi, cusì jeu niscia fora e ci cuntai a virità. Mi mmazzau i tumpulati....

L'OVU

'Na vota me mamma mi rissi "va portici n'ovu a to nonna chi m'u circau". Ma era luntanu e jeu p'a strata non mi mi siddhiu pinsai a nu jocu: "ora u tiru all'aria, poi quandu scindi apru u scossu ra vesta e u pigghiu". Mi mi cumbinciu, u ripitia un pocu i voti: "u tiru all'aria, poi quandu scindi apru u scossu ra vesta e u pigghiu". U tirai, iddhu cariu, apria u scossu, e n'o pigghiai.

A SPISA

Me mamma mi diciva sempri: "malantisa, to soru Pasca quandu a mandu a cacchi parti torna sempri chi truvau cacchiccosa, e tu non trovi mai nenti, pirchì iddha è dritta e tu si babbasuna". E a mia mi fazzu surbizza delicati non mi mandava mai. Ma na vota me soru non c'era e pi fari a spisa mandau a mia. Mi ressi un fazzolettu bellu novu novu tuttu rricamatu cu nu pocu i sordi arruvugghiati dda intra, mi rissi chiddu chi aviva a cattari, e mi mandau. Appena vutai l'angulu, supra nu bizzolu vitti un sordu, bruttu,vecchiu, tuttu ruggiatu. Mi ssittati m'u vardu. E pinsai: "si ciu portu subitu a me mamma non rici cchiù chi l'unica dritta è me soru!". E cusi fici. Quandu rruvai a casa, ciù purgia cu na risata tanta e me mamma mi rissi "e brava a Carmela" e mi stava randu na baciata, ma poi si fermau e mi rissi "e a spisa?" "non ghia ancora" "e u fazzolettu" "supra u bizzolu". Fujimmu, ma ndi truvammu dui, comu ricimu nui pi diri chi certu chi non c'era nenti. Dda vota i mbuscai peggiu i chidda r'i jaddhini...

Un vecchio adagio dice che le persone non muoiono finché i vivi le ricordano. Nonna Carmela secondo l'anagrafe è morta a quasi 95 anni nel 2003, ma è ancora qui e vi ringrazia uno a uno tutti e quindicimila.

lunedì 2 giugno 2025

FUMA FUMA...

... non viri comu ti cumbinasti?! (non vedi come ti sei ridotto?! - modo di dire riggitano che si applica a tutte le situazioni in cui qualcuno ha preso una brutta abitudine, e il sarcasmo è il miglior modo di dissuaderlo.

Sono un asmatico da quando ho memoria: mi hanno riferito che a meno di tre anni dopo una bronchite forse curata male ho iniziato a respirare male specie di notte. Dopo avrei capito che tutti respiriamo peggio di notte, semplicemente perché la posizione orizzontale moltiplica la superficie su cui grava l'atmosfera sopra noi, ma della cosa se ne accorge solo chi ha problemi respiratori. Ricordo lunghe notti seduto quindi in mezzo al letto, con mia zia e mia nonna al capezzale (ho iniziato a dormire da loro per indicazione medica di scarsa salubrità degli ambienti dove abitavo coi miei) a farmi compagnia aspettando che facesse effetto il cortisone (i broncodilatatori non li avevano ancora inventati) e se no i miei andavano ad affittare per la notte una bombola d'ossigeno. Queste notti arrivavano specie se durante il giorno avevo sudato e/o ero stato esposto a correnti d'aria, di conseguenza io non potevo giocare per strada con gli altri bambini (ai tempi, lo preciso per chi ha meno di 50 anni, TUTTI i bambini stavano tutto il giorno a giocare per strada tutti assieme: erano geolocalizzati dalla collettività non dai telefonini...): devo a ciò probabilmente la mia inclinazione alla lettura e ai giochi da tavolo, ma anche il non aver mai imparato a giocare a pallone. Ma tutto ciò non mi impedì di crescere "normalmente", solo favorì la consapevolezza rispetto alla vita (aiutarono molto due periodi in cui per trovare le cause del mio problema fui ricoverato al Gaslini di Genova, durante i quali capii innanzitutto, guardando i bambini che avevo attorno, che io non avevo poi un problema così serio) e ad alcuni meccanismi che gli umani attivano senza pensarci e che invece pensandoci si possono correggere e migliorare, come appunto la respirazione. Mio padre, asmatico a sua volta come mia nonna mio zio e mio cugino e poi i miei nipoti e mia figlia (anche se nessuno grave come me, ma per dire la familiarità...), tentava di insegnarmi a "respirare piano", trasmettendomi una tecnica che poi ho letto in un libro di un professore russo (il metodo "Buteyko") e scoperto essere usato da cantanti e atleti. Ed eccomi sessantaduenne che forse sa già di cosa morirà ma intanto ancora gioca a tennis e fa cardiofitness in palestra (la seconda cosa per poter ancora fare la prima).

Raramente vi racconto carrettate di cazzi miei, e quando capita c'è una ragione. Oggi è perché il quadro dettagliato serve a sgombrare il campo da ogni equivoco: non ho mai fumato, perché proprio fisicamente non mi riusciva (e quando ho scoperto che Che Guevara era asmatico e fumava sigari perché non si aspirano era troppo tardi: i vizi si prendono da giovani), e anzi ho vissuto in un'epoca in cui era impossibile non soffrire del fatto di essere costretti al fumo passivo. Infatti, si fumava in casa (memorabili i Natali in famiglia coi vecchi al tavolo delle carte avvolto in una nuvola di Nazionali senza filtro e tu che ti avvicinavi a cercare di imparare e ogni tanto meritarti un paio di giri di "supplenza" che affrontavi con malcelato orgoglio), al lavoro, al cinema (lo schermo era avvolto nella nebbia), nei locali, ai concerti (molte canne), anche ai pochi che ho tenuto dal palco (rovinandomi le corde vocali, anche per via del fumo). La prima legge contro il fumo nei posti pubblici è del 1975, è quella ancora citata in tutti i cartelli, ma fu per due o tre decenni largamente ignorata, come i cartelli stessi peraltro; d'altronde le auto di Formula1 fino a pochi anni fa erano pacchetti di sigarette in movimento. Qualcuno fece allora una vignetta, e quella si faceva notare. Io me la ricordo ancora, e ve l'ho trovata (sta in cima al post).

Detto tutto questo, e mi sono tenuto breve, se uno come me vi dice che trova esagerato e allarmante il provvedimento che vieta di fumare anche all'aperto, il sospetto che ve lo dica per gusti o interessi personali dovrebbe essere tolto di mezzo. Il puzzo di ideologia (in senso marxiano: falsa coscienza, rappresentazione della realtà fasulla appositamente costruita per essere condivisa e così nascondere i veri rapporti di forza) è forte e lo soffro almeno quanto quello di fumo. E quando lo sento mi metto a cercarne le cause. Ho trovato questo, buona lettura. 

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