mercoledì 24 giugno 2009

RISULTATO SCONTATO? DATEMENE DUE...

Il 23 e rotti per cento di affluenza alle urne, con stragrande maggioranza di SI per tutti e tre i quesiti, in una domenica che ha il doppio svantaggio di essere in estate e venire immediatamente dopo un'altra domenica elettorale, in realtà è un grande risultato. Significa che una percentuale di elettori oscillante tra il 18,1% del primo quesito e il 20,75% del terzo, un valore che vale quasi quanto il PD e - per dire - il doppio della Lega che era il maggior nemico di questo referendum, voleva a tutti i costi riformare l'attuale legge elettorale, sia pure con la rozzezza consentita da uno strumento da riformare.
Il referendum abrogativo, infatti, unico consentito da Padri costituenti che giustamente temevano di dotare un Paese così propenso a farsi comandare da un Padrone di strumenti più efficaci di democrazia diretta, previsto dalla Costituzione del 1948 venne normato e quindi praticamente attuato solo negli anni 70. E grazie alla spinta della Chiesa, a seguito dell'approvazione della legge sul divorzio, che appunto voleva abrogare sollevando il popolo (e finì invece sonoramente sconfitta, come qualche anno dopo per l'aborto). Ora, anche per colpa di una serie di inutili consultazioni a raffica promosse dai radicali e dai verdi nei primi anni 90, è quasi 15 anni che non si raggiunge il quorum, e tutti concordano nella necessità di abolirlo (alle elezioni ad esempio non c'è), magari in compenso innalzando la soglia delle firme da raccogliere. Ma sarebbe importante anche consentire una sorta di "proposta di riscrittura" della norma, per evitare l'abrogazione chirurgica che spesso partorisce mostri, da sottoporre prima alla Corte Costituzionale e poi agli elettori. E soprattutto "blindare" il risultato attribuendo alla Corte stessa un potere di vigilanza preventiva sul Parlamento che volesse tradire il responso delle urne rimettendo mano alla materia prima di un congruo periodo di tempo.
Se così fosse stato, ad esempio, la porcata di Calderoli sarebbe stata cassata a priori per incostituzionalità, dato che gli italiani avevano ampiamente sancito con un referendum il passaggio al sistema elettorale maggioritario. Anzi, anche il Mattarellum, che il maggioritario uscito dal referendum aveva colpevolmente annacquato neutralizzandone molti dei possibili effetti virtuosi, non sarebbe potuto entrare in vigore. E oggi non staremmo a parlare di centrali nucleari, unici al mondo per volontà di un governo miope perchè focalizzato sui propri interessi di bottega, e tra i più lontani da una seria volontà di affrontare e risolvere i problemi reali del Paese che si sia mai visto in uno Stato democratico.
Per fortuna che si intravedono i segni della fine, di questa sciagurata era: quando l'avvocato di un Premier è costretto ad affermare che eventualmente il suo assistito era solo l'utilizzatore finale di gentili signore (quindi procurate e pagate da altri), e questi per difendersi dalle accuse di una escort evidentemente non soddisfatta del compenso ricevuto non trova di meglio che dichiarare che questa è ben pagata da altri, non resta che seppellirlo sotto una valanga di risate e voltare pagina.
Attendiamoci un colpo di coda, un tentativo (per altro non senza speranza, visto com'è ridotto il Paese reale...) di tornare alle urne entro fine anno per sottoporre a plebiscito la sua concezione etica dello Stato, approfittando magari della scissione prossima ventura del Partito Democratico. Ma tocca vedere se i suoi alleati glielo lasceranno fare, questo putsch, con il mondo cattolico che sempre più apertamente lo apostrofa come semplicemente "indifendibile"...

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