lunedì 11 marzo 2013

CI SONO FOTO E FOTO

In attesa che la situazione politica si sblocchi (e si sbloccherà solo con un incarico di governo a Grillo che riceva la fiducia grazie ai voti di Sel e della componente diessina del PD, con i centristi che andranno con Monti a sancire la fine del partito-Frankenstein, pace all'anima sua: quando si dice il wishful thinking...), il blog lo alimento con due note di Facebook, relative a due eventi in svolgimento a Roma in questi giorni, cui invito a partecipare. Chi ha spazi come questo, per quanto poco seguiti, ha il dovere di tenerli in vita anche quando ha poco tempo di riempirli di commenti originali, a parte che segnalare appuntamenti culturali aderenti alla propria linea è funzione precipua di un blog in genere e in particolare questo ha già fatto la propria modesta eco ad iniziative meritevoli di varia natura.
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Donne viste da donne
Anche quest'anno, l'Associazione Culturale Femminile Plurale è lieta di invitarvi all'inaugurazione della terza edizione della mostra collettiva "Donne viste da donne", che - in armonia con l'attualità che ci circonda - getta uno sguardo al femminile sulla crisi.
La mostra, curata come sempre dalla Associazione Culturale Femminile Plurale, è stata inaugurata il 9 marzo e durerà fino al 24, in via del Verano 27 (angolo via dei Piceni 56) presso il ristorante ZeroZero100.

Pig iron
Giovedì 14 Marzo, alle ore 18.30 presso l’Art Core Gallery, in via dei Marrucini 1/1a a Roma, il fotografo Giulio Di Meo presenterà il libro "Pig Iron". Una pubblicazione sulle gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale negli stati brasiliani del Pará e del Maranhão, tra i più poveri del paese. Un libro che racconta la quotidianità delle persone che vivono lungo la ferrovia del Carajas e dei loro disagi nell'abitare una regione dove corrono 100 milioni di tonnellate di ferro ogni giorno. Non solo rifiuti e detriti, ma anche aria avvelenata, terreni intossicati ed esausti, pozzi d’acqua prosciugati, caos sociale. Attraverso le fotografie di Di Meo e i testi di Dario Bossi, missionario comboniano impegnato da anni per supportare le comunità locali, il libro documenta queste ingiustizie attraverso la resistenza e la speranza delle comunità. Il progetto editoriale oltre a raccontare la storia di queste persone, vuole essere strumento per contribuire a combattere queste ingiustizie e mezzo di informazione, sensibilizzazione e strumento di coinvolgimento per azioni concrete e solidali. Un libro indipendente e autoprodotto, per cercare di proporlo ad un prezzo accessibile a tutti e per destinare parte del ricavato ad un progetto teatrale portato avanti dai giovani della compagnia “Juventudes pela Paz” di Açailândia nel nordest del Brasile.
Durante la serata organizzata dall'associazione Shoot4Change, Di Meo parlerà del suo modo di intendere il reportage attraverso una fotografia contraria alla spettacolarizzazione delle immagini, che ci ha assuefatto al dolore e alla miseria e che ha omologato le coscienze. Una fotografia che cerca di raccontare la quotidianità, la voglia di vivere e la forza di lottare che possiedono coloro che vivono in contesti sociali difficili. Una fotografia che cerca di risvegliare la nostra indignazione e, al tempo stesso, restituire dignità a chi vive ai margini di questa stessa società. Una fotografia fatta di lotta, rabbia, indignazione ma anche di amore, passione, speranza. Inoltre, l’autore mostrerà alcuni dei sui lavori: da “Riflessi Cubani”, uno spaccato della vita cubana, a “Tra cielo e terra”, sugli abitanti delle favelas brasiliane di Rio de Janeiro; da “Avenida Dandara”, un’occupazione urbana nella periferia di Belo Horizonte, dove vivono 900 famiglie che rischiano di essere sfrattate a causa della speculazione immobiliare, a “Slowly”, un lavoro sul popolo saharawi costretto a vivere in campi profughi da 30 anni.
Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili. (Bertold Brecht)

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