giovedì 5 settembre 2013

SIRIA, CI RISIAMO

Chi vuole preservare l'integrità dei propri ultimi neuroni e gli ultimi barlumi della propria dignità nei tempi della Comunicazione Globale non ha che da seguire una semplice regoletta: rilassarsi quando c'è forte discordanza delle posizioni su un dato argomento, e se ha tempo e gli interessa approfondirlo per farsi un'opinione propria, ma invece stare all'erta, e farselo interessare anche se in teoria non gli interessa, se su un argomento il mainstream ha praticamente solo voci concordi.
Il caso Siria di questi giorni è da manuale: quasi tutti ti raccontano che c'è un dittatore feroce che opprime il suo popolo e schiaccia come mosche quelli che in esso hanno trovato la forza di ribellarsi, e ora che abbiamo le prove che usa persino armi chimiche contro i ribelli abbiamo il dovere di attaccare per sostenerli. Dunque, anche se di chi comanda in Siria potrebbe non fregarti nulla, come già in Egitto o in Tunisia, in Iraq o in Afghanistan, l'imperativo è stare in campana e approfondire perché in un modo o nell'altro è in arrivo un padulo proprio per noi, sudditi oggetto di questa campagna di disinformazione monocorde.
Quello che succede in Siria forse si potrebbe saperlo in qualche modo solo andandoci, e portandosi appresso un background di conoscenze specifiche sennò è inutile, quello che è garantito al limone è che NON sta succedendo quello che ti raccontano. Assad è un dittatore non più di tanti altri che consideriamo amici e democratici, i "ribelli" non sono quello che sembrano e forse addirittura sono prezzolati dall'esterno (come in Libia, si), le armi chimiche forse non ci sono forse sono altro forse gliele abbiamo vendute noi sicuro non si può dire chi le ha vendute a chi e chi le sta usando. Esattamente le stesse cose che si potevano dire di Saddam Hussein alla vigilia dell'attacco all'Iraq e che poi si sono dimostrate, come volevasi. E allora che succede?
Succede:
  1. che gli USA sono da sempre un'economia a traino dell'industria bellica (ed è con questa leva che hanno vinto la Guerra Fredda, grazie alla corsa degli armamenti missilistici degli anni 80 che ha sfiancato l'economia sovietica mentre ringalluzziva quella americana);
  2. che Obama oramai lo ammette anche da se (mentre la signistra itagliana si arrampica sugli specchi per salvarne l'operato) che non meritava il Nobel per la pace ma essendo al secondo e ultimo mandato non ha più nessuna faccia da salvare e quindi ha gettato la maschera da progressista;
  3. che pare che al fondo ci sia una questione di oleodotti (come in Afghanistan, attaccato perché dava rifugio a uno sceicco arabo di una famiglia piena di petrodollari, presunto capo di un commando di arabi presunti autori di quello che quando saranno trascorsi un po' più dei 12 anni attuali passerà alla Storia come l'autoattentato più clamoroso di sempre, vedrete) ed è per questo che russi e americani si trovano su due fronti opposti, almeno per ora.
Se avete voglia di approfondire, vi segnalo dove e perché:
  • Massimo Fini, che parla di rischio guerra mondiale e legge la campagna di Siria come un'aggressione illegittima in funzione anti-Iran;
  • Piero Cammerinesi, che satireggia sul paradigma dell'attacco preventivo che potrebbe essere applicato alla vita quotidiana ammazzando impunemente i vicini molesti, con un corollario logico nella vicenda Berlusconi e il tana-libera-tutti che potrebbe costituire il suo "salvataggio" oggi;
  • Voltairenet, che a partire dalla scelta di campo inglese delinea invece un'azione possibile in seno all'ONU per evitare la guerra;
  • Odifreddi, che inquadra correttamente come mera propaganda le parole di Papa Francesco quantosonobuono Bergoglio e i digiunetti eccellenti a corredo.
Si tratta di spunti di riflessione di lettura utile, che però diventa indispensabile per questo pezzo di Sergio Di Cori Modigliani, che parla di moneta ed energia, ovvero di cose che ci entrano in tasca e ci servono per vivere: se ricordiamo la lezione marxiana per cui ogni guerra da sempre ha questi fattori a causa, capiamo anche perché ci deve interessare la questione siriana, e non dobbiamo berci quello che ci raccontano. Tanto per cambiare, in ogni caso, le vittime siamo noi, speriamo ancora stavolta solo indirette, ma non può andarci bene sempre...

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