mercoledì 11 settembre 2013

UNO DEI TANTI UNDICI SETTEMBRI

L'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria
e di sua moglie a Sarajevo, il 28 giugno l'11 settembre del 1914
Nei corsi di comunicazione, per fare capire bene i filtri della percezione, cioè quella roba che fa si che la quasi totalità di quello che ci arriva dai cinque sensi momento per momento noi non lo registriamo altrimenti impazziremmo, si usa fare un esempio "a contrario", spingendo la classe a ricordare un'occasione in cui l'allarme e/o l'emozione erano tali che i filtri si sono momentaneamente abbassati, e noi ricordiamo ogni particolare insignificante. Ciascuno di noi ha alcune di queste occasioni, chessò la "prima volta" o un "incidente mortale", ma se vuoi azzeccarci con un gruppo eterogeneo basta che usi l'11 settembre del 2001: tutti ricordano cosa facevano quel giorno quando la TV passò quelle immagini, nessuno ricorda cosa faceva l'11 settembre dell'anno prima.
No, non sto ribadendo ancora che di undici settembri ce n'è almeno un altro altrettanto significativo, quello in cui un colpo di Stato preparato con l'aiuto degli USA rovesciò il governo democratico cileno inaugurando uno dei regimi più tristi della storia recente. Né rimpolpando senza necessità il relativo tag: presto (come già per Kennedy, Marylin, Nerone, i Pellerossa, eccetera) diverrà luogo comune che la versione ufficiale dei fatti di quel giorno è una menzogna, e quindi è sufficiente alla propria coscienza aver preso posizione sin dall'inizio per la verità.
Sto affermando che quando saremo (saranno: ahimè chi ha passato la boa dei 50 è meglio che il futuro remoto impari a declinarlo in terza persona) abbastanza lontani da studiare gli inizi di questo secolo come Storia, accomuneremo l'11 settembre 2001 all'invasione della Polonia, all'attentato di Sarajevo, e a tutte le "caggiuni" (in riggitano: cause apparenti) con cui si suole convenzionalmente indicare l'inizio delle grandi guerre, perché ciò serve nei libri di scuola ben sapendo che l'inizio vero sta nelle cause economiche di fondo. E quindi sapremo, quando sarà finita da un po', che l'11 settembre 2001 è iniziata la Terza Guerra Mondiale, di cui al momento non ci accorgiamo sia perché le conseguenze materiali più drammatiche nel nostro quotidiano di occidentali non sono ancora arrivate (ma potrebbe accadere eccome, se serve) sia perché questa guerra è più frammentata e dissimulata delle precedenti (ma i frammenti sono sotto i nostri occhi, si chiamano Afghanistan, Iraq, Tunisia, Libia, Egitto, Siria, Sudan, Mali, eccetera) e le cause economiche meglio nascoste grazie all'affinamento della propaganda (ma la crisi iniziata nel 2008 è solo l'ultima puntata dell'attacco finale nella lotta di classe lanciato dai "padroni" col monetarismo negli anni 70).
Insomma siamo in guerra, da dodici anni, è il nemico è chi ce lo nasconde.

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