martedì 17 settembre 2013

FUOCHI NELLA NOTTE

Seguo ancora Leonardo, quando non parla di politica, dove (come molti, troppi, miei amici) ha individuato male il Nemico. Qui ha fatto un bel pezzullo in occasione del sessantesimo (eh beh si, se ho cinquant'anni io può bene averne sessanta lui...) compleanno di Giovanni Lindo Ferretti, che mi da occasione di ripescare dagli spunti sempre in attesa di approfondimento un articolo che non poteva non colpire l'immaginario di chi essendo agnostico è sempre in cerca di spiegazioni razionali a concetti che pur essendo irrazionali sono talmente diffusi da non poter essere senza fondamento.
Si d'accordo, l'invenzione dell'aldilà e di qualunque dio è una diretta conseguenza dell'acquisizione da parte dell'animale/uomo della consapevolezza  di dover morire, tradotta in metafora con la cacciata dal paradiso "per avere mangiato il frutto dell'albero della conoscenza". Ma troppi racconti, troppe testimonianze di esperienze post mortem arricchiscono la letteratura (scientifica e non) e la cronaca da poter restare senza spiegazione, specie se hai sperimentato situazioni di pericolo estremo che hanno moltiplicato le tue abilità e dilatato la tua percezione modificando la registrazione e quindi la riproduzione dei ricordi. Allora per deduzione arrivi ad ammettere che, se il tempo può essere scandito solo da vivi e quindi prima e dopo può essere assunto come infinito (almeno, dal punto di vista dei vivi), può esistere un territorio di confine in cui esso si dilata, al limite tendendovi, e se ciò comporta che l'ultimo pensiero o stato d'animo di cui siamo capaci ci può sembrare duri per sempre ecco spiegati il senso e l'origine di robe come la confessione cristiana o l'illuminazione buddista. E non può non restarti impressa la notizia della scoperta sperimentale che il cervello resta attivo per 30 secondi dopo la morte, anzi iperattivo.
Pochi istanti, e uno dei corti circuiti della mente profonda volgarmente detti "associazioni di idee" ti fa saltare alla memoria una bellissima canzone dei CSI, che fa toccare con mano le vicende di quella prova generale di guerra mondiale che fu la dilaniazione della Jugoslavia facendole raccontare in soggettiva da una testa tagliata, mentre uno dei giri di basso più belli della storia del rock (di Maroccolo, chetoodicoaffà?) accompagna un ritmo che parte lento per rallentare ancora e dilatarsi fin quasi a fermarsi. Il brano si chiama Memorie di una testa tagliata, se volete ve lo ascoltate alla fine del post, e dimostra che anche fuori della politica Leonardo ormai scrive più brillante che vero: si, a Lindo forse "lo ha rovinato la malattia" (cit.), sicuro ha un percorso quantomeno ambiguo se pensiamo che parte filosovietico per finire ospite d'onore dei fascisti passando per un incredibile miscuglio di filoebraismo/filocattolicesimo in salsa adesione acritica al teorema "terroristi mussulmani dell'11 settembre". Ma la storia di ogni arte è piena di artisti con biografie non all'altezza delle loro opere, e quindi il giudizio su queste ultime non deve essere influenzato dal sarcasmo o dalla pena che ormai ti ispira il loro autore, per quanto giustificatamente. Ferretti per quanto mi riguarda può anche diventare prete magari anche pedofilo, ma i CSI (se i CCCP prima e i PGR dopo sono progetti imperfetti pieni di perle) hanno una parabola breve quanto perfetta, come i Dire Straits o i Police: pochi dischi uno più bello dell'altro, difficile scartare anche solo qualche brano. E infatti, come è dimostrato dalla recente tournée di reunion (visti a Frascati, una meraviglia) ma anche da progetti meno ambiziosi come il precedente Zamboni/Baraldi, anche senza la voce ipnotica e la presenza scenica affatante di "San" Giovanni reggono benissimo, stagliandosi nel buio della musica contemporanea come Fuochi nella notte...

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