domenica 5 ottobre 2014

PROVA D'ORCHESTRA

Felicissima sera a tutti sti signuri ncruattati, a cui non frega nulla
se davanti hanno professionisti che hanno investito una vita per
poter vivere tranquillamente della propria arte o loro colleghi
altrettanto bravi che per non aver avuto altrettanta buona sorte
costituiscono il marxiano "esercito industriale di riserva" musicale. 
Ho un vecchio amico di destra che canta in un teatro lirico di una città di sinistra. 25 anni fa, era piacevole discuterci di politica da posizioni in teoria opposte, avendo in comune l'etica come valore di architrave per una costruzione politica (qualunque di queste senza quella sarebbe crollata, cioè), ma proprio per questo fui deluso quando non prese le distanze dall'adesione opportunistica al progetto berlusconiano della sua parte politica. Lo stesso errore che fa la sinistra oggi aderendo al progetto renziano, e che le farà fare la stessa fine: sparire. Ebbene, questo amico, dal di dentro, ha continuato a lungo ad avvisarmi con passione dello sfacelo che stavano apportando alla lirica italiana, quindi alla cultura italiana, questi sedicenti di sinistra che adottavano politiche di stampo liberista per risolvere problemi che semmai andavano affrontati in campo etico, e senza di ciò portare fuori dal campo pubblico gli enti lirici avrebbe non solo mancato di risolvere, ma sensibilmente aggravato e fatto precipitare la situazione.
Aveva ragione.
Lo intuivo già allora, ma tendevo anch'io, un po' per partigianeria un po' per ingenuità, a difendere l'operato della mia parte politica a prescindere. Non è servito a niente trasformare gli enti lirici in fondazioni private, a niente privatizzare alcunché, a niente la Bassanini e tutte le riforme successive della Pubblica Amministrazione, perché questi provvedimenti non sono stati accompagnati da altri mirati direttamente a impedire le ruberie e gli sprechi, capaci di individuare una scala gerarchica di responsabilità e punire efficacemente ogni sgarro. E anzi, questi ultimi provvedimenti chiamiamoli così di etica politica non solo sarebbero stati sufficienti da soli a risolvere i problemi dei vecchi apparati "statali", ma nei vecchi quadri giuridici e organizzativi avrebbero avuto molte maggiori probabilità di efficacia che in questi sciagurati pastrocchi venuti fuori privatizzazione dopo privatizzazione.
E allora perché sono state fatte, queste ultime, e principalmente proprio dalla "sinistra"? La contraddizione è apparente, e il velo cade non appena cade quello dell'ingenuità. E' stato fatto apposta. Gli sprechi l'illegalità e le inefficienze, anziché essere affrontati direttamente, lo sono stati tramite riforme di stampo privatistico del tutto inutili a combatterli, perché non gli interessava minimamente combatterli, anzi, l'obiettivo era esattamente togliere allo Stato, e ai suoi (per quanto inefficaci, ma era li che si doveva lavorare) controlli, interi settori, così da farli essere manipolati a piacimento dai nuovi padroni. Gli esempi sono centinaia, se ne può fare qualcuno per ciascuna delle privatizzazioni all'italiana, dalla SIP alle Poste per arrivare alle svendite prossime venture che sono il vero obiettivo del governo Renzi.
Stavolta la lirica fa da apripista: il coro costa troppo, via, esternalizzare! Una volta affermato il paradigma, seguiranno uccelli per diabetici per tutti. Sarà una magra consolazione per chi se n'è accorto tra i primi, incrociare per i corridoi gli sguardi finalmente inebetiti dei suoi colleghi renziani. Adesso lo capite a cosa serve tutto questo casino sull'articolo 18, o dovete aspettare di trovarvi in fila alla Caritas? Renzi dice ogni volta che può che si tratta di una norma che riguarda una quota minima di lavoratori privilegiati, e però è fondamentale abolirla. Oh, ci fosse uno ma solo uno dei cosiddetti giornalisti che ha il coraggio di rilevare la "piccola" contraddizione con una domandina semplice semplice: Renzuccio bello, o è residuale e allora non capisco che fretta hai, o è fondamentale e allora non è residuale, quale delle due? Ma fosse l'articolo 18 come il capo degli indiani nei western della prima ora, che ammazzato quello i pellerossa vanno allo sbando? O questi sognano un mercato del lavoro all'anglosassone, dove tutti possono essere messi per strada in ogni momento, senza però né il salario di base inglese né la leva monetaria e la potenza militare messi a difesa dell'american way of life da ogni presidente di ogni colore?
Datevi una risposta, amici de sinistra, e cominciate a sperare anche voi che il progetto grillino resti in piedi fino alle prossime politiche, e che da qui ad allora non facciano a tempo ad approvare una legge elettorale nuova così da poter votare con l'attuale, che è l'orrendo porcellum però ritoccato dalla Corte costituzionale: si noti che stanno tentando in ogni modo anche di "disattivare" anche quest'ultima e il CSM, indovinate grazie a chi ancora non ci sono riusciti. Con tutti i difetti che possiamo trovargli, il M5S è l'ultimo argine al progetto totalitario di cui questo centrosinistra e questo centrodestra, mentre fingono da litigare per una platea sempre più artatamente instupidita (e allontanata dalla partecipazione politica), sono da venti e passa anni gli alfieri.
...
A chi ha ancora voglia di leggere, ecco un po' di riflessioni di approfondimento:
  • l'articolo 18 non si è mai applicato nelle PMI, quindi la sua abolizione non darà alcun beneficio al tradizionale motore dell'economia italiana, però siccome il suo inceppamento non basta ancora ai sicari del capitalismo finanziario internazionale che sono i nostri politici, ecco che arriva il colpo di grazia: con il TFR in busta paga le ultime PMI aperte le metteremo in un (piccolo) Museo del Miracolo Italiano, che avrà un sacco di visitatori se lo piazziamo vicino al Brennero;
  • per chi avesse dubbi che non sto parlando solo del PD ma della sinistra tutta, ricordo che Marino a Roma e Pisapia a Milano sono stati eletti proprio in considerazione della loro "sinistrità" rispetto al partito-bestemmia, eppure l'uno oltre all'Opera si sta distinguendo per l'attenzione esclusiva ai problemi dei progressisti chic così sensibili ai provvedimenti di maquillage, mentre lascia le periferie allo sbando e il sacco di Roma di palazzinari e costruttori indisturbato metro C compresa, l'altro non manca anche lui di tradire una a una tutte le promesse, compresa quella di fermare in qualche modo l'ennesimo colossale annunciato magnamagna che è l'Expo 2015 - con gli stessi soldi di queste due opere avremmo potuto avere migliaia di cittadini occupati a tempo indeterminato nel recupero di strade (la cui manutenzione è stata quasi abbandonata quasi dovunque ormai), giardini, spazi sociali, con stipendi che avrebbero speso nel territorio eccetera;
  • si, probabilmente il mondo è talmente unificato e spremuto che era il livello di vita che ci hanno fatto annusare, quello per cui si poteva cambiare macchina ogni tre anni e andare in vacanza tre volte all'anno e comprare ogni idiozia costosa i pubblicitari ci propinavano, per intenderci, ad essere sbagliato; poi si può riflettere sul fatto che sia stata una precisa strategia dell'Imperatore ad estenderlo in zone cruciali come la nostra finché sono state tali, uno strumento cioè della guerra fredda deposto appena finita quella, ma ciò non toglie che fosse un modello intollerabile (e qualcuno di noi, ma pochi, lo diceva anche in diretta); che la decrescita sia una necessità, però, non deve essere fatto capire alla gente a forza di bastonate shock economy e disoccupazione, ma deve essere discusso apertamente in modo da trovare le strategie, e ce ne sono tantissime, tramite cui accompagnare il calo del PIL e la deindustrializzazione con un aumento complessivo di occupazione, benessere e felicità, lavorando al recupero del territorio e del patrimonio abitativo e naturale, alla gestione dei beni comuni e alla microproduzione di energia rinnovabile - un nuovo "statalismo" e un nuovo patto sociale: ecco quello che dovrebbe fornire una vera sinistra, e se la proposta politica più vicina a ciò vi viene da un comico che vi sta sulle palle, amici miei, fatevene una ragione, che l'alternativa è il deserto;
  • invece, la strategia renziana è esattamente l'opposto di un nuovo patto: è scatenare la guerra tra i poveri, aizzando l'invidia degli ultimi verso i penultimi e così via: di chi non ha un lavoro ed emigra in Germania (oramai ne abbiamo tutti tra i parenti e gli amici, questo si che è un revival) verso chi resta perché ha ancora un lavoro precario e in qualche modo un tetto, di questi ultimi verso chi si barcamena con un contratto atipico e lavora come uno schiavo senza praticamente tempo libero ma almeno arriva a fine mese sia pure a stento da solo, da questi verso chi ha un posto fisso con o senza articolo 18, da questi verso la riserva indiana dei lavoratori pubblici, da questi per chi ha avuto uno straccio di aumento o di crescita lavorativa negli ultimi dieci anni, eccetera... non c'è che dire, criminale ma geniale.

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