martedì 28 ottobre 2014

17 AGAIN

Titolo come un bel brano degli Eurythmics, uscito per una reunion e autocitante l'indimenticabile Sweet dreams, per doppia associazione di idee dei titoli e per coronare le scelte di colonna sonora operate dall'amico Antonello che ha riversato il vecchio video che vedete in fondo.
Si tratta di un filmato della primavera del 1981, girato in Toscana durante la gita di quinto liceo di un gruppo di amici tra cui il sottoscritto, la cui visione integrale è tollerabile solo dagli stessi per cui è sconsigliata a tutti gli altri, cui basterà il fotogramma estratto, a controprova della precoce verve alla polemica politica del vostro blogger (si parlava del referendum sull'aborto, vi dovete fidare) e forse dell'ultima generazione che aveva almeno in parte la "partecipazione politica" nell'orizzonte dei propri interessi, assieme ovviamente a tutte le scemenze che si pensano dicono e fanno a quell'età.
Eravamo dei diciottenni cazzoni, dunque, e non ci pesava affatto avere un livello medio di consumi sicuramente inferiore a quello che oggi viene considerato povertà, perché se quella assoluta e quando non hai di che mangiare dormire e curarti quella relativa è tutta un'altra cosa. Insomma, non avevamo (quasi nessuno) soldi in tasca e vestiti firmati, ma avevamo tutti qualcosa che i diciassettenni di oggi purtroppo non hanno: tante speranze, e la quasi certezza che in ogni caso avremmo vissuto meglio dei nostri genitori.
Oggi c'è chi può permettersi, da epigono di quella teoria e pratica della propaganda che nell'ultimo secolo ha fatto più vittime delle guerre di religione, per dire, di fare il cazzone a quarant'anni sparando fesserie una dietro l'altra, però ad effetto - l'ultima, quella del gettone, merita una citazione testuale:
[...] puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c’è più [...] Nel 2014 aggrapparsi ad una norma del 1970 [...] è come prendere un iPhone e dire dove metto il gettone del telefono? O una macchina digitale e metterci il rullino. E’ finita l’Italia del rullino.
Ora, trattenendosi dalla battuta facile sul dove si dovrebbe mettere il gettone del telefono lui e tutti gli altri killer prezzolati della "Repubblica fondata sul lavoro", quei ragazzi lì, adolescenti in una Reggio Calabria dove tra attentati del racket del pizzo e guerra di mafia a nessuno sano di mente e non contiguo a una famigghia sarebbe mai venuto in testa di avviare un'attività commerciale, con il loro posto fisso conquistato, nel pubblico o nel privato, a patto di immensi sacrifici comprendenti spesso l'emigrazione definitiva (molti) o temporanea (praticamente tutti), hanno acceso un mutuo e si sono comprati casa, a volte aiutati da genitori col vizio del posto fisso a loro volta, e oggi sono rimasti gli ultimi a fare girare un po' l'economia spendendo i loro stipendiucci sempre meno sufficienti. I loro fratelli minori già hanno più difficoltà, i loro figli non potranno forse mai, tranne fortunate eccezioni. E se è vero che la fotografia digitale è rivoluzionaria, è anche vero che chi capisce di foto ha parecchi argomenti per rimpiangere l'analogico, e che il sottoscritto da quella gita tornò a casa con 4 rollini di foto, che ha dovuto fare una colletta per poterle sviluppare, ma sono tra le più belle che ha, perché se devi selezionare uno scatto lo pensi meglio; come dire che ogni presunto progresso ha una faccia discutibile. Figurarsi un regresso spacciato per progresso quale è l'impossibilità di ogni progettualità a lungo termine connessa alla precarizzazione di massa a cui ci hanno destinati tutti, chi prima chi dopo.
E' probabile, visti i numeri, che alcuni dei miei vecchi compagni di scuola lo abbiano votato e siano disposti a rivotarlo, convinti dalle sue balle, il Renzi. Ma è molto probabile che parecchi di quelli tra loro ancora residenti a Reggio Calabria (io avrei fatto lo stesso, probabilmente) abbiano votato, sto giro, per il giovane Falcomatà. Dove l'aggettivo è necessario innanzitutto a rimarcarne l'augusta discendenza, di cui gli auguro di tutto cuore di riuscire ad essere degno, che però essendo responsabile almeno di parte se non di buona parte del suo consenso rende quest'ultimo proporzionalmente più fragile. E poi costituisce una sorta di supplemento di credito di immagine, non avendo ancora avuto il ragazzo il tempo di compromettersi col vischioso sottobosco politico reggino. L'età però non basta in se, e peraltro per definizione cambia, per cui lo attende una durissima prova dei fatti, impossibile da superare senza rendersi conto che la primavera reggina ascritta alla stagione di papà Italo non sarebbe stata possibile con la politica monetaria ormai abbracciata definitivamente e ideologicamente dal suo partito. Quindi Giuseppe occhio a parlare di nuova primavera quando si approssima un lungo inverno, causato in primis proprio dal partito che oggi usa il tuo cognome e la tua faccia pulita per appropriarsi di un altro successo non suo. Prima ti accorgerai che senza sovranità monetaria anche una dittatura degli onesti è inutile, come è inutile ogni sovranità monetaria in mano a un regime di corrotti, ad assicurare il benessere di un popolo, prima capirai che le elezioni le avresti vinte anche fuori dalle insegne del partito-bestemmia (e ti comporterai di conseguenza, prendendo le distanze e se serve contestando apertamente la linea renziana) o se no sarebbe stato meglio perderle, meglio sarà per te.
P.S.: vi eravate preoccupati, dopo il post scorso e l'inizio di questo, che avessi smesso di parlare di politica, magari scornato dai problemi del moVimento? niente paura, anche facendo come Carlo Bertani, e come dice egli stesso, ci sono molti modi di fare politica, anche raccontando di una gita di quinto liceo mentre commosso ti riguardi il filmino...


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