martedì 7 ottobre 2014

FUORI DAL CORO DEI DOGMI!

Mantenere la maggioranza relativa dei voti a un partito così eterogeneo già per formazione, anzi già all'interno di ciascuna delle due componenti una volta avversarie che vi sono confluite, non deve essere cosa facile.
Non basta accalappiare gli analfabeti di ritorno prodotti da vent'anni di televisione berlusconiana (la definizione comprende anche la Rai, ovviamente) con un figlio di papà democristo (e di mamma Ruota della fortuna...) con la faccia da bambolotto scemo che sforna slogan giovanilistici a manetta, bisogna anche mantenersi quelli che si sentono ancora tanto intelligggenti, e tanto de sinistra da non poter mai votare un partito inventato da un comico populista con così poca democrazia interna, anche se ha un programma che per il loro partito lo avrebbero sognato e anche se nel parlamento opera come ultimo baluardo della democrazia tout-court.
Per molti di questi bastano i talk-show, gallinai che personalmente non ho mai tollerato, fin dal loro capostipite Samarcanda o dal loro antenato Maurizio Costanzo Show (non a caso compagno di loggia prima che alfiere del cavaliere), in cui è impossibile far valere qualunque opinione ragionata ma che assolvono benissimo alla funzione di confermare nella caciara a ciascuno le opinioni che aveva prima e schifare della politica le persone pensanti.
Ma siccome c'è qualcuno che incredibilmente si ostina ancora a leggere, magari on-line che costa meno, ecco che serve roba come Micromega. Si tratta di una costola di Repubblica che raccoglie le voci "del libero pensiero", che in quanto tali possano risultare dissonanti dal monopensiero indossato dalla casa madre: la funzione che in Mediaset hanno sempre svolto Striscia e Le iene, insomma. Infatti, come per gli show succitati, per argomenti "non sensibili" rispetto all'obiettivo del "padrone" tale dissonanza può anche essere reale e gli articoli interessanti, ma ciò non serve ad altro che a fare abbassare la guardia per quando invece l'argomento è di quelli cari al capo, tipo l'UE e l'euro per esempio: qui la dissonanza è apparente, è tutta un "si ma" perché noi non siamo mica populisti buoni solo a distruggere... A proposito (altro pezzo) ma avete notato le contraddizioni interne al movimento 5 stelle? dicono tante cose giuste ma i metodi e il dissenso eccetera...
Qui ad esempio si riconosce l'indispensabilità di politiche keynesiane, si spiega bene il perché e il percome, ma sul come trovare i soldi compare al primo posto la sempreverde lotta all'evasione e poi tutte le altre ricette supersputtanate per essere state sempre citate da tutti i governi della Repubblica e mai attuate; non si dice invece che con questa moneta in questa UE semplicemente ogni politica keynesiana è impossibile, e chi le promette o è ignorante o mente spudoratamente. La proposta di quest'altro contributo, invece, è sia più corposa quantitativamente che più dotata di strumenti di attuazione, ma è infida fin dal titolo ("...senza uscire dall'euro"): mira a solleticare chi è rimasto affascinato a suo tempo dal "sogno europeo" al punto da versare volentieri l'eurotax ma ha ormai capito che era tutta una sòla e non vede soluzioni che non comportino l'abbandono della moneta unica, offrendogli una soluzione che solo ad un'analisi molto attenta si vede che è più utopistica (col cacchio che te la fanno fare) di una exit strategy concordata (che tra un po' sarà quasi ineluttabile, a meno che non si smonti proprio tutta la baracca...) e non ne evita lo stesso rischio più grosso, essere una leva monetaria in mano a una classe dirigente corrotta e malavitosa. Con questi argomenti mirano a convincere una quota di elettorato "colto" che magari non sarà grossa ma può sempre essere decisiva a non passare all'unica parte politica che propone l'uso di regole che implicano il ricambio totale e poi periodico della classe politica, unico contesto in cui può funzionare il recupero di sovranità monetaria. Ma nessuno degli intellettuali che scrivono sul think thank debenedettiano intacca le tavole della legge della disinformazione (qui nel dettaglio), che recitano:
  • i mercati sono liberi trasparenti ed efficienti e quindi spostarvi interi settori dell'apparato statale inefficiente e corrotto ne risolve i problemi;
  • la spesa pubblica causa il debito pubblico e quindi l'aumento delle tasse, quindi occorre diminuirla ed erogare i servizi in regime privatistico;
  • l'integrazione europea è benefica possibile e inevitabile, e chi dice il contrario è un retrogrado nazionalista:
  • l'euro favorirà l'integrazione europea, la crescita e la solidarietà, e non è responsabile della crisi anzi per un bel po' ce ne ha protetti;
  • la moneta è un bene scarso e compito delle istituzioni monetarie, che per questa ragione devono essere indipendenti dalla politica (una volta si diceva "non democratiche"), è mantenerne la quantità al giusto (se poi quello che è giusto per le banche porta alla fame milioni di persone sticazzi);
  • se scendono i salari calano i costi di produzione aumentano competitività e occupazione e cresce l'economia (e la domanda interna, coglioni?);
  • l'immigrazione è benefica e non viene a costituire "esercito industriale di riserva".
Si tratta di un complesso di concetti che ha assunto valore assiomatico: le discussioni politiche, i commenti giornalistici, i monologhi dei comici, qualunque ragionamento appaia sulla stampa di regime (che ora comprende tutto il quadro delle larghe intese) o in tv, parte a valle di questi veri e propri dogmi dandoli per scontati e acquisiti una volta per tutte. Nessuno che non sia dotato di rilevante senso critico e abbia voglia di continuare a informarsi per conto proprio può più nemmeno lontanamente sospettare che si tratta invece, quando non di falsità belle e buone da denunciare come tali, di posizioni discutibili e molto la cui discussione anzi forse è l'unica speranza di cominciare a cercare di risolvere qualcuno dei nostri problemi.
Non fosse che perché Grillo e i suoi sono le uniche voci dissonanti da questo vomitevole coro, vale la pena fare una capatina al Circo Massimo tra il 10 e il 12 ottobre a sentire che dicono, eh compagni?

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