venerdì 23 novembre 2018

CHE SONNO

Si sa, cominciando ad avere una certa età, quella che mio nonno aveva quando io ero piccolo e lo vedevo vecchissimo mentre ora io vado a giocare a tennis e mi vedo al massimo maturo (ognuno guardi se stesso e si dica se per lui non è la stessa cosa...), si fatica a restare a letto dopo una certa ora, anche se la notte prima si era fatto tardi magari a documentarsi per un post sul blog quando non a scriverlo. Insomma si dorme meno. E anche se in effetti si ha bisogno di dormire meno, il giorno dopo si va in giro con certe occhiaie che accentuano le rughe e quella distanza tra l'immagine che dai e quella che hai di te dentro di te: quel fenomeno per cui ti stupisci se quel ragazzo in palestra ti dà del lei o quella ragazzina ti cede il posto sul tram.
No, non sto parlando di situazioni patologiche, nemmeno lievi. Quindi non di chi ad esempio soffre di insonnia e passa la notte davanti alla TV, e/o ha troppi pensieri (il mutuo, la salute, i figli, il lavoro) o comunque è agitato per una decisione da prendere, e/o viene svegliato troppo spesso dallo stimolo e prima o poi deve decidersi a fare quell'esame lì. No, parlo di chi tutto sommato sta bene e, quando si decide a mettersi a letto, nel giro di qualche minuto, magari con l'aiuto di un libro o dando l'ultimo sguardo al telefonino che gli occhi fanno pupi-pupi, si addormenta. Ecco, costui/costei comunque dorme poco, meno di quanto vorrebbe, meno di quanto avrebbe fatto venti o anche solo dieci anni prima, non parliamo di trenta o quaranta, ed eccolo in piedi alle 7 o anche prima anche di sabato o domenica.
L'argomento di questo post mi ha cominciato a ronzare in testa dopo aver sentito per caso da qualche parte due mamme che parlavano (col classico tono da "signora mia, non me ne parli") degli orari "sballati" del sonno dei loro infanti, e della difficoltà di ricondurli alla norma. Mi era venuta voglia di intervenire raccontando loro di quegli esperimenti con gli speleologi, mi sono trattenuto per timore non tanto di sembrare molesto e inopportuno, quanto di leggere nei loro sguardi la frase "ma chi è questo, che vuole? mo glie risponno male... ah, no, è un anziano, mi trattengo e mi sforzo di dargli una risposta educata ma tale che però la smette...". Ho taciuto, ma il ronzio è rimasto, e voi siete lontani e indistinti, a voi non vi vedo in faccia e posso affliggervi come mi pare, tanto al massimo navigate altrove, magari anche voi a vedere se col black friday (dell'animaccia loro...) potete permettervi qualcosa che non avevate ancora capito vi era assolutamente indispensabile...
Partiamo dalla fine, poi vi rifaccio il ragionamento: quello che mi sembra di poter dedurre è che, stringi stringi, DORMIRE E' BRUTTO! Solo che in certe fasi della vita ci serve tanto che ci piace. Ma anche in quelle, la sensazione di stare per addormentarsi, di dover dormire, iniziare cioè una fase di almeno apparente assenza da sé, è talmente orrenda che sarebbe insostenibile, se il sonno non fosse ancora più potente intervenendo a risolvere la faccenda d'autorità. Nessuno di noi è mai morto, quindi ha idea di quale sarebbe la sensazione di morire, e quelli che te la raccontano per averla vissuta sono forse i meno indicati a dirla perché poi invece non sono morti e quindi semmai ti raccontano come si sente uno che stava per morire e non muore, che magari può essere anche l'opposto di quello che sente uno che muore veramente. Ma per quello che ne possiamo sapere, il momento in cui stiamo per addormentarci ci sembra somigli al momento in cui stiamo per morire, anche, anzi direi soprattutto, se non ce ne rendiamo conto. Ragion per cui la cosa riguarda anche i bimbi piccoli.
E rieccoci agli speleologi. E' stato dimostrato, proprio grazie ad esperimenti con persone che hanno vissuto isolate dal ciclo giorno/notte cui inoltre sono stati tolti anche i riferimenti surrogati allo scorrere della giornata (leggi: gli orologi e qualunque indizio segna tempo da PC e telefoni), che il ciclo sonno/veglia ottimale, quello naturale per l'essere umano, quello in cui sta meglio e ottimizza il suo bilancio energetico, è esattamente quello del neonato: ogni 4 ore, dormi ti svegli affamato mangi e bevi espelli gli scarti liquidi e solidi del ciclo prima, ti attivi per un po' poi ridormi. Dopo un po', ti scordi delle vecchie abitudini, che ti avevano inculcato quando avevi pochi mesi. Ed il bello è che in totale dormi anche molto meno delle 7/8 ore che ti servivano quando le dormivi consecutive, e sei sempre fresco e riposato (pare usasse così un tipino come Leonardo da Vinci...). E' probabile, quindi, che quando gli umani erano cacciatori/raccoglitori, ovvero quando erano nell'Eden se la vogliamo dire religiosa, usassero un ciclo giornaliero più simile a questo che al nostro, per quanto comunque influenzato dalla luce solare (di quel Dio Sole sulla cui immagine e somiglianza sono ricalcati moltissimi altri dei, quasi tutti quelli dei monoteismi, e segnatamente quello giudaico-cristiano-mussulmano), o comunque "lavorassero" mangiassero dormissero eccetera quando gli pareva, ma non è questo il punto.
Il punto è che dover dormire tutta la notte e niente il giorno (via via niente, perché il riposino pomeridiano ai bimbi non si toglie subito, e certe culture specie latine, ecco ancora il dio sole, includevano la siesta-pennica-pisolino postprandiale, sparito solo nei modi e tempi standardizzati della globalizzazione) è una cosa innaturale che imponiamo ai nostri cuccioli. Quindi è normale che ci siano tra essi alcuni che fanno più resistenza di altri, e forse sono quelli che sarebbero stati i migliori cacciatori del clan, e magari qualcuna delle doti connesse troveranno il modo di farla valere anche nel nostro sistema. E quindi è normale che ci siano molti adulti che hanno un rapporto difficile, e progressivamente sempre più difficile, con le ore che bisogna passare a letto di notte. Anche solo per questioni di postura.
Detto tutto questo, possiamo tornare dal fisiologico al filosofico. Mentre "imparano" che la notte si dorme, i bambini cominciano anche a intuire vagamente che razza di fregatura è la vita. Lo capiranno esplicitamente in pochi, forse da grandi, e alcuni di questi non reggeranno alla botta e se sono capaci diventeranno artisti sennò dei semplici disadattati che probabilmente in qualche modo moriranno (suicidi? per giochi estremi tipo la roulette russa coi treni? è ininfluente...) prima di riprodursi, per auto-salvaguardia della specie. Ma una vaga idea ce l'abbiamo tutti, e iniziamo ad averla proprio mentre prendiamo coscienza della nostra identità individuale. Non sto parlando dell'istinto di sopravvivenza, che riguarda tutti gli animali, o della concezione del presente in cui "sono vivo" che è massima in tutti i mammiferi. Sto parlando della consapevolezza (frutto della capacità tutta umana di "distorcere" la realtà fino a letteralmente creare il passato e il futuro, attraverso quelle elaborazioni che chiamiamo ricordo e immaginazione progettuale) che non si è stati sempre vivi e non lo si sarà per sempre (se non in avatar: leggete qui che orrore). Una cosa letteralmente angosciante, a un livello che non si può esprimere a parole. I poeti, ci provano, e i migliori a volte ci riescono. Talmente angosciante, che sopra le sue fondamenta si sono edificate religioni su religioni, solide talvolta fino a diventare istituzioni onnicomprensive e totalitarie (no, non pensate necessariamente all'Islam, il cristianesimo non ha niente da invidiargli in materia, anche se da qualche decennio ha cambiato stile...). Talmente, che per non pensarci dobbiamo affannarci in una serie di attività che ci impegnano tutto il tempo di veglia e magari ci sfiniscono, almeno da quando "avendo mangiato il frutto della conoscenza siamo stati scacciati dal paradiso terrestre e costretti a guadagnarci da vivere col sudore della nostra fronte" (cioè da quando siamo diventati allevatori/coltivatori/stanziali, da cacciatori/raccoglitori/nomadi che eravamo, per millenni felicemente ignoranti di dover un giorno morire: si, proprio come il vostro cane). Non è un caso che proprio da quando il progresso sociale e tecnologico ha progressivamente ridotto questi impegni, è iniziata a sorgere la necessità di passare il tempo residuo diversamente. E non a caso si chiama divertimento, ciò che facciamo per passarlo, e progressivamente è diventato l'industria più potente: divertirsi etimologicamente significa "girare la testa dall'altra parte", per non guardare in faccia una vita resa assurda dalla coscienza della morte. Religione e divertimento: due risposte opposte alla stessa domanda, ci avevate pensato? E infatti: a quale età mandiamo i bambini a catechismo? Proprio a quella in cui rischiano altrimenti di finire nel tunnel della consapevolezza, e d'altronde sono il massimo della manipolabilità (vero Francesco bello, papa-piacione? in quanti hanno notato questa tua autentica carognata?). Il catechismo sarebbe roba da telefono azzurro, da vietare e considerare reato penale, in uno stato laico...
Molti di loro già da qualche anno, e molti ancora per qualche anno, hanno paura del buio, e pretendono almeno una lucina in camera da letto. Perché quella lucina rende ciò che i sensi in via di intorpidimento riescono ancora a percepire come qualcosa di ancora significativamente diverso da quello che ci si immagina debba essere la morte, la non-coscienza, a cui il sonno, che tanto li attrae stanchi come sono a quel punto, tanto assomiglia.
Noi "grandi" non siamo poi tanto diversi, e di ciò troppo spesso ce ne dimentichiamo. Come pure d'altronde della deduzione logica, in quanto tale però faticosa e non immediata, che nel momento in cui sei non-cosciente non hai nemmeno più coscienza di non esserlo, e quindi quello che temiamo, e crediamo assomigli in qualche modo al sonno, è per sua natura assolutamente insondabile a noi. Ce ne ricordassimo più spesso, che finché esistiamo la morte non esiste, quindi ogni istante che dedichiamo a pensarla o temerla è tempo perso, e quindi ogni religione (o roba simile) è un costrutto inutile e senza senso, forse riusciremmo a vivere, sicuramente ad addormentarci, meglio.
Magari dopo aver letto un bel fumetto, ad esempio questo che parla di Morfeo (Sandman), della Morte e di altre questioncine così, capolavoro assoluto ogni-tempo che vi consiglio vivamente di andarvi a cercare...

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