Non è mai troppo tardi
di Pasbas
Dovete credermi, mamma mi diceva sempre “Alberto c’è la guerra e vuoi prendere due diplomi? Ma pensa a salvarti la vita piuttosto." Certo tutto sano di mente non ero né sono mai stato, tant’è che entro in marina nel ’43 e intanto ero iscritto a scienze naturali alla Sapienza. Faccio parte prima dei sommergibilisti e poi del Battaglione S. Marco, insieme con gli alleati.
In Rai pensate ci sono entrato per puro caso: “Direttore perché mi manda a fare questo inutile provino?” e lui “vai vai caro Alberto che qui di gatte da pelare ne ho già abbastanza”. Dopo una lunga attesa mi chiama il regista e mi chiede “vorrebbe fare un programma Rai nella qualità di maestro?”. Ci penso su e rispondo che si lo farei ma utilizzando il mio metodo d’insegnamento e null’altro, e tranquillamente mi avvio all’uscita; ma una voce quasi gridata esclama “fermatelo: è lui il prescelto, mandate a casa gli altri candidati!". E fu così che la Rai mi assunse, era il 1960, bei tempi.
Cavolo, e pensare che avevo iniziato la mia carriera all'Istituto di Rieducazione e Pena per minori ”Aristide Gabelli“ di Roma. E lì, appena arrivato, i ragazzi detenuti mi sfidano ad uno strano gioco: il capo mi dice “se vinci provi a insegnarci qualcosina, se vinco io ti siedi all’ultimo banco e per quattr’ore leggi ogni giorno il giornale”. E quale era la gara lo volete sapere? prenderci a cazzotti finché uno dei due cadeva a terra; ovviamente, ben preparato dalla attività militare, lo stesi in poco tempo e divenni così il loro capo, riconosciuto anche dal povero malcapitato.
Viaggiai in Sudamerica per insegnare ai nativi; negli anni ’50 avevo preso due lauree, una in pedagogia e l’altra in psicologia; mia madre sempre più preoccupata “figlio mio pensa a farti una posizione, cosa ci fai con questi pezzi di carta?”. Nell’ambiente della scuola molti mi ricordano per la frase detta al giudice che mi chiedeva di scrivere questi benedetti giudizi, altrimenti mi sarebbero capitati guai seri. La mia risposta? “D’accordo darò valutazione riepilogativa uguale per tutti tramite un timbro; il giudizio sarà 'fa quel che può, quel che non può non fa'. Lo darò usando un timbro apposito” e lui di rimando “ma non può dare giudizi agli alunni usando un timbro, non è accettabile!”. “Bene allora non c'è problema, posso scriverlo anche a penna”. Che volete, nessuno può stravolgere la propria natura. Chi sono? Scusate se non mi sono presentato, il mio nome è Alberto Manzi, il maestro Manzi.
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