Ci sono tanti modi per dire una cosa, se poi questa è la
dicotomia tra
istinto e ragione poi tantissimi. Dobbiamo ricorrervi perché i due termini hanno assunto nei secoli una connotazione tale da dividerci in tifoserie, tanto è cresciuto l'alone semantico (l'insieme di possibili significati diretti e indiretti) di entrambi: il primo arrivando a racchiudere la libertà il secondo la scienza. A seconda di quale approccio di studio volete seguire, dunque, possiamo sostituire i due termini con
emisfero destro ed emisfero sinistro,
mente profonda e mente logica,
matematica dei sistemi infiniti e matematica dei sistemi finiti,
pensiero veloce e pensiero lento: giuro, per ciascuna di queste coppie e per molte altre potete trovare un pacco di libri alto così, non sto inventando niente (va beh, mi sento buono: vi faccio aiutare
in video da una studiosa di mia conoscenza..).
Qualunque sia la vostra scelta, però, resta una costante, per rendere idea della quale uso la mia, di metafora preferita.
Avete presente il pianeta Terra? Visto da fuori, o da sopra visto che ci vivete, come vi sembra? Esatto, una cosa integralmente ricoperta di roccia dura, per due terzi a sua volta ricoperta di acqua. Ragion per cui quasi tutti noi passa quasi tutto il tempo calpestando l'altro terzo, che peraltro nella nostra esperienza quotidiana è piatta, tanto che per millenni pensavamo che lo fosse davvero (alcuni lo pensano ancora, in realtà, contribuendo a screditare il complottismo in toto), ma fateci caso, tutt'ora fa comodo non solo alla vita quotidiana, ma anche a tutta una serie di scienze, considerarla tale: mica serve calcolare la curvatura dell'area in cui scavi le fondamenta di un palazzo, o quella di un campo di calcio (Holly e Benji a parte, s'intende). Comincia a servire per costruire un ponte sospeso da record, oltre che ovviamente per tracciare rotte marittime e aeree se non vogliamo ricorrere ai satelliti artificiali. Ma anche qui, siamo ancora alla superficie, o appena attorno. La verità, è che il pianeta Terra è per la quasi totalità della sua massa una palla di metalli e rocce variamente viscosi (se volete dati precisi andate
su Wikipedia, la mia ripeto è una metafora), la crosta essendo uno strato molto ma molto più sottile della buccia rispetto alla mela. E se non fosse così la vita non sarebbe stata neanche possibile, perché è da questa essenza
metallara che deriva il campo magnetico che proteggendola ha reso possibile la formazione di una atmosfera relativamente stabile. Ebbene, la buccia è la nostra mente logica (o pensiero lento, o qualunque delle altre metafore suindicate), il resto della nostra mente è quasi tutto, governa tutto, ha reso possibile tutto, e però noi ce ne scordiamo, perché tendiamo sempre a ricoprire col raziocinio tutto, fino a vedere solo quello, o perlomeno a sovrastimarlo pesantemente, nel nostro agire quotidiano.
Mi tornano in mente queste cose, che chi mi conosce sa essere uno dei cavalli di battaglia del mio mestiere, perché la cronaca di ha suggerito, anzi a me personalmente fatto sperare, che presto si potrebbe tornare a votare. Oddio, sperare o temere? diciamo che mi ci ha fatto pensare.. Il fatto è che i filosofi padri della democrazia moderna erano anch'essi, come tutti noi, vittime del "pregiudizio di logicità", architrave senza il quale la costruzione non regge. La quasi totalità dell'elettorato, infatti, non vota "di testa", ma "di pancia" (ecco, ho aggiunto un'altra metafora all'elenco iniziale), e i primi a capirlo furono proprio i grandi dittatori del secolo scorso, che per primi hanno applicato i dettami di un'altra scienza neonata (come tale, non come pratica, vecchia invece quanto l'uomo): la propaganda. Attenti, il fenomeno include anche tutti coloro, come me e magari come voi (se siete arrivati a leggere fin qui), che sono convinti di decidere secondo logica, e magari addirittura lo fanno, in politica, proprio perché conoscono la struttura della mente umana e quindi per questa cosa, che ritengono cruciale per la vita di tutti, fanno un enorme sforzo di concentrazione, e facciamo pure che ci riescono. Non cambia molto, nel totale: per quanti possono essere costoro (è indifferente se io o voi ci chiamiamo fuori, peraltro non sto nemmeno dicendo che sia meglio o peggio: spesso la pancia anzi è più "intelligente"..), al governo si va con la maggioranza, e i "logici" se tutti deducono la stessa cosa e votano per lo stesso partito al massimo lo portano al 3%, o se vogliamo allargarci a superare appena le previste soglie di esclusione. E infatti la sinistra-sinistra, cocciutamente convinta di trovarsi ancora davanti al pubblico dei dibbattiti dei cineforum anni 70, al massimo a quella cifra arriva, da decenni, mentre la partita se la giocano altri, che considerano l'elettore come "un bambino di 11 anni nemmeno troppo intelligente" (cit.), oppure lo fregano con prospettive ingannevoli come il "fogno" europeo di pace e prosperità.
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Considerate che per uno che lo ammette mille lo pensano. E se pensate "a me che mi frega, ho lo stipendio fisso e lavoro in smart working", beh, qualcun altro ha già detto che sarebbe giusto che anche i lavoratori pubblici pagassero per la crisi, e quando vi colpiranno sarà nell'ovazione generale. |
Tutto questo per dirvi una volta per tutte perché su questo blog per anni avete letto di un convinto sostegno a
i cinquestelle. Mi aveva persuaso fin da subito (decisi di votarli esattamente quando Bersani dichiarò "
con Monti senza se e senza ma") il loro contenere alcune proposte razionalmente auspicabili (ad esempio, la messa in discussione dell'eurozona, vero motore dell'impoverimento progressivo che stavamo vivendo, peraltro avviato apposta, e il connesso ritorno della spesa in deficit ma non per grandi opere
tangentogene bensì per una miriade di piccole opere sul territorio con conseguente garanzia di innesco del moltiplicatore keynesiano, e conseguente riassorbimento del deficit iniziale, e così via in un circolo virtuoso) in mezzo a una narrazione propagandistica che mi lasciava perplesso (l'ho scritto troppe volte, cercatevele da voi se non vi fidate) ma era potenzialmente in grado di portarli alla maggioranza relativa (onestà, taglio dei costi della casta, democrazia diretta, selezione dal basso della classe politica). Un miracolo: poteva finalmente vincere uno schieramento che in mezzo a tante fesserie (i politici devono essere pagati bene sennò la politica resta un affare per ricchi e maneggioni, i risparmi peraltro di abbattere numero e paga dei politici essendo al massimo simbolici, le piattaforme per votare
online in un modo o nell'altro favoriscono gli imbrogli, e dei
parvenu che devono lasciare al massimo dopo due mandati verso la fine del secondo diventano facile preda di altri schieramenti che li lascerebbero continuare), portava avanti le uniche idee che potevano salvare questo Paese: il ritorno a una piena sovranità monetaria, e il suo utilizzo per pratiche sempre più indispensabili di una politica economica e finanziaria opposta rispetto a quella dominante. Quando il movimento si alleò con Salvini e i suoi, pensai che fosse per colpa di una legge elettorale modificata apposta per impedire loro di governare da soli, e che fosse comunque meno peggio Salvini (uno che nel parlare alla pancia non è secondo a nessuno, ma intanto aveva imbarcato due economisti, Borghi e Bagnai, da anni sostenitori della teoria e pratica "giusta") dei traditori (della sinistra e dell'Italia) del PD, contro il quale mi ero schierato fin da quando Veltroni ne accelerò la formazione facendo in pratica cadere Prodi.
Quando è arrivato il coronavirus, era da poco cambiato l'alleato di governo. Forse, fosse rimasto in carica, il precedente esecutivo avrebbe avuto il coraggio di fare
l'unica cosa che si doveva e poteva fare di fronte all'emergenza: stimare in fretta e furia, per poi ovviamente aggiustare in corsa, cosa serviva per attrezzare il SSN ad affrontare l'onda per galleggiarci sopra, lasciando quanto più possibile il Paese produttivo a produrre, chiedere il
conquibus alla BCE
cash, e di fronte al probabile rifiuto denunciare i trattati e uscire dall'eurozona nottetempo,
"stampando" tutti i soldi che servivano ad attrezzare terapie intensive, ospedali da campo, attrezzare il personale sanitario ed incrementarlo alla bisogna. Il programma grillino, quello per cui gli elettori li avevano portati da zero a 33% in pochissimo tempo, sarebbe stato attuato nel plauso generale, e nulla dei provvedimenti allucinanti (e controproducenti, perché abbassano l'onda ma la allungano, oltre che inutili, come fermare il maremoto chiudendo le finestre: se ve
lo dice Stanford ci credete?) che abbiamo visto in quest'anno avrebbe mai visto la luce. Forse. Perché invece forse a Conte, Di Maio e anche Salvini il telefono, o quello che è, sarebbe squillato lo stesso per trasmettere l'ordine dei padroni del vapore:
il mondo è sovraffollato e a questi livelli di consumo non regge più, prima di doverlo sfollare (ma prima o poi saremo costretti) tentiamo con le cattive quello che con le buone non ci è riuscito, abbassare drasticamente quei livelli.
Ma non è questo di cui stiamo parlando. Invece è: se ora si vota, per chi cavolo votiamo? Il m5s per restare in sella, e i suoi esponenti per raccattare qualcosa prima di tornare nell'anonimato e nella povertà, ha tradito proprio quelle parti di programma per cui si doveva votarlo: ora, all'unisono con i nuovi alleati (al punto da attirarsi le simpatie, adesso, degli intellettuali sinistrorsi) si dice europeista, e ha sostituito il keynesismo con le elemosine, e per parlare alla pancia l'onestà con la paura. Ci sono in giro forze politiche che propugnano idee economiche e sociali alternative? Forse si, ma vanno ad aggiungersi alla sinistra-sinistra (in seno alla quale l'adesione alla narrazione covidiota peraltro è imbarazzante, e lascia colpevolmente e per l'ennesima volta consenso alle destre) tra quelli che al massimo raggiungeranno i pochi punti percentuali. Salvini e la Lega, anche volendo vincere la repulsione, si stanno progressivamente smarcando dai loro economisti eretici sia emarginandoli che mostrandosi sempre più uniti col restante centrodestra europeista (assieme a cui hanno a suo tempo approvato il pareggio di bilancio in Costituzione: non dimentichiamolo mai). Finirà che, a dispetto del motto "libertà è partecipazione", non resterà che astenersi. E piangere.
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