Mi aspettavo però, ben sapendo che la quasi totalità degli artisti italiani non si è certo segnalata nell'ultimo triennio per aver preso le distanze dalla narrazione ufficiale e che non mi risultava che Leo fosse una delle rare eccezioni (alla Montesano o Bennato per intenderci), che vista la natura dello spettacolo non sarebbe mancata una capatina sulla pandemia, anche se francamente speravo di cuore di no. Invece, non solo c'è stata, ma di una natura tale, anche se devo ammettere ben dissimulata (e infatti sfuggita quasi a tutti, compresi quasi tutti i "bersagli") dall'abilità cerchiobottista dell'artista, che sento come dovere civico segnalarla. Poco prima egli stesso si era concesso, peraltro, una digressione sulla natura della comicità in genere e della satira in particolare, che per funzionare deve avere una sintassi rivolta "dal basso in alto" e mai viceversa.
E' la ragione per cui a vedere la satira antiebrea della propaganda nazifascista non si ride, ci si incazza: quando il dominatore ironizza sul dominato si chiama sberleffo, è una odiosa manifestazione proprio del differenziale di potere, e chi la pratica si autodefinisce. A meno che l'obiettivo non sia proprio mostrare, ironizzando, la miseria di chi ricorre a questo mezzuccio: è la tecnica usata dal miglior Sordi in alcuni suoi personaggi, o da Totò quando sbagliava apposta a ripetizione il nome del personaggio di Peppino e incappava in ripetuti piccoli incidenti facendogli male, o nell'altro verso da Villaggio sia con Fantozzi che con Fracchia. Si ride perché l'autore rappresenta con maestria sopra le righe il potente, perché è costui il vero obiettivo della satira. Il contrario, purtroppo, della storia sul Covid raccontata da Leo, che quindi si merita la storpiatura del nome nel titolo di questo post.Ok, ve la spiego meglio. Dopo averci fatto ridere con un episodio di un fan che addirittura gli storpiava il nome, "Leonardo" si avventurava riproponendo un monologo dell'anno scorso, introducendolo con maestria a mezza bocca con un cappello che ne paventava il ritorno di attualità. Sul plot ve la faccio breve: per la cena di Natale 2021 la madre aveva invitato un cugino no-vax, e lo pregava di evitare discussioni. La narrazione era perfetta, Leo è bravo e i tempi comici ce li ha tutti, ma già dalla definizione dei personaggi il parente non vaccinato era presentato praticamente come un coglione, citando un suo post sui social effettivamente ridicolo (scelto apposta tra i più ridicoli, preciserei). A nulla vale il fatto che dopo era invece colpa dell'io narrante se la cena, rimasta miracolosamente scevra da polemiche fino alla tombola, degenerava proprio alla fine. Resta il fatto che l'io narrante era libero di ribadire qua e la la propria incacchiatura contro il furbastro, perché si era sottratto a questa sorta di dovere civico mentre lui invece si era fatto tre dosi e aspettava con ansia la quarta. Si tace peraltro se il novax facesse un mestiere per cui fosse stato sospeso dal lavoro o licenziato, altrimenti sarebbe stata dura infierire. Ma soprattutto manca a questo punto, e veniva voglia di urlarglielo in sala (frenandosi solo per evitare guai), l'affiorare del dubbio nella mente del narratore: com'è che io mi sono vaccinato tre volte presto quattro, e devo temere che mi si sieda vicino uno (che esibisce peraltro un tampone molecolare negativo valido) che non si è vaccinato? Se i vaccini funzionassero, non dovrebbe essere il contrario? E a lui, e a tutti quelli in sala che ridevano alle battute, rivolgere la domanda: ma come cazzo è che ancora non fate due più due e andate da chi vi ha obbligato a sottoporvi a un trattamento inefficace (e pare rischioso, se avessero ragione certi siti - che anziché tacitarli o insabbiarli si dovrebbe avviarci un confronto, in democrazia) a chiedere conto di averlo fatto?
Il ritorno di attualità del raccontino di cui sopra è giustificato, pare, dalle notizie dalla Cina, che sembrano peggiori di quelle di fine 2019, dalle determinazioni ministeriali in cronaca (pur ancora lontane anni luce da quelle della disastrosa gestione precedente, ma non dimentichiamo le minimizzazioni iniziali di Conte e company), e per noi complottisti dalle manovre di Bill Gates e compagni. Ma per noi "complottisti" non è una sorpresa, se volete scavate pure in questo blog tra le decine e decine di post in argomento: c'è scritto, fin dall'inizio, che il vero problema era nelle statistiche e nella loro manipolazione o meglio nell'approfittarsi da parte della propaganda della sostanziale ignoranza della popolazione anche più istruita rispetto a certi loro meccanismi. Dicendo che i dati anche dei periodi peggiori non giustificavano i provvedimenti liberticidi presi, nessuno intendeva negare l'esistenza di un problema e la necessarietà di adottare contromisure. Ma dire che la mortalità nel periodo clou essendo passata da 100 a 150 per 100mila abitanti era aumentata del 50% è un esempio da manuale di utilizzo strumentale di una verità con funzione di menzogna. Lo stesso dato, infatti, può essere letto così: la mortalità è passata dall'uno all'uno virgola cinque per mille. Fa molta meno paura, e giustifica provvedimenti totalmente diversi. Solo se la differenza statistica tra il fenomeno in cronaca e l'andamento delle influenze annuali fosse arrivata almeno ad un ordine di grandezza (questa non la spiego più, c'è Wikipedia - va beh, diciamo 1000 per centomila), e siamo rimasti sempre molto lontani, si sarebbero forse giustificate alcune delle misure liberticide ed economicide prese. Così, acconsentendo a che il governo prendesse misure eccezionali quella volta si è in pratica acconsentito che qualunque governo ne prendesse altre ogni volta che voleva. Per dirla con uno slogan efficace: avete rinunciato alla libertà per la sicurezza, e ora non avete più né la sicurezza, né la libertà. Pensateci, mentre che vi soffiate il naso.
Auguri di buon anno a tutti, sperando che non servano.
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