sabato 3 maggio 2025

BLACKOUT

Nell'album Metropolis di Guccini, un gioiello uscito quando avevo 18 anni, c'è un brano di cui ho preso a prestito il titolo, che racconta il lato romantico di un avvenimento ricorrente in quegli anni di austerity e crisi petrolifera, che minaccia di tornare tale in questi anni di Agenda 2030 e terrorismo climatico ed energetico di regime.

La cronaca spagnola, cioè, potrebbe ripetersi, e si: anche da noi. O perlomeno così si potrebbe dedurre da un'analisi seria delle cause. Esatto, quella che non c'è stata nella cronaca mainstream, che ha preferito buttarsi subito sull'evento climatico estremo ("ha stato il cambiamento climatico!": e come ti sbagli?!) o sul classico dei classici, l'attentato terroristico, magari di hacker russi. Lo sciacallaggio mediatico, sempre esistito per carità, è diventato la regola, la prima opzione.

Bisogna andare a spulciare nella rete per trovare chi ricordi che l'evento che ha paralizzato la penisola iberica e zone limitrofe, ivi compreso il torneo di tennis a Madrid, è stato preceduto di soli pochi giorni dalla celebrazione in pompa magna del raggiungimento da parte della Spagna dell'obiettivo 100% di energia da fonti rinnovabili. Peccato che la maggior parte di queste ultime sia soggetto a sbalzi naturali di produzione tra l'altro non sincronizzati, anzi spesso in contrasto, con gli sbalzi naturali di consumo, creando i presupposti per delle strozzature per cui eventi estremi da estremamente improbabili divengano sia pur raramente possibili, il che per la nostra società è troppo.

Già perché, rispetto al 1981 cantato dal Maestrone in cui pure la dipendenza della società dall'approvvigionamento elettrico costante era un fatto acquisito, sono successe un pochino di cose che hanno peggiorato la situazione. Al punto che uno scenario in cui un evento durasse più di qualche ora, diciamo almeno qualche giorno, diventerebbe tale e quale a un b-movie catastrofico. Avendo tutto sui telefonini, infatti, quando si è scaricata anche l'ultima power bank restiamo tutti non solo senza possibilità di comunicare, ma anche: senza notizie, senza soldi, senza amici, e chi ha meno di cinquant'anni senza alcuna capacità di orientamento. Per farla breve. Senza intrattenimento e col problema di consumare tutto il cibo nel freezer, prima, e di trovarne altro, poi, si era già 45 anni fa.

Un "covid della tecnologia", insomma, come ebbe a profetizzare qualche tempo fa il re dell'Etiopia (uno dei posti in cui la Storia, a saperla studiare, ha sfatato il mito di "italiani brava gente" di cui troppo spesso ci riempiamo la bocca), da una posizione in cui evidentemente riesce ancora a mantenere un punto di vista realistico. Ce ne sarebbe abbastanza per apprendere la lezione, che forse è: non affidare mai tutta la tua libertà (felicità, ricchezza, quello che vuoi) a una unica fonte, sennò rischi di perderla tutta d'un botto.

Insomma, qualsiasi "integralismo" è foriero di sventure, anche quando è lastricato di buone intenzioni (come la strada del diavolo, si diceva una volta), e anche (e direi soprattutto) quando non si riesce neanche a vederle, all'orizzonte o dietro l'angolo. Secondo questo assunto, quindi:

  • incentivare l'approvvigionamento di energia da fronti rinnovabili è una buonissima idea, ma affidarsi a loro al 100% è una pessima (specie se ci si dimentica, come colpevolmente si fa in Italia, Paese eminentemente montuoso, che la migliore tra esse resta l'idroelettrico, che funziona anche di notte e quando non c'è vento);
  • fidarsi della scienza è giusto, specie quando è tale cioè mette qualsiasi protocollo a disposizione di ripetizione o smentita da parte di chiunque, ma affidarsi dogmaticamente alla Scienza nelle decisioni specie politiche è non solo pericolosissimo ma anche una contraddizione di termini che automaticamente dequalifica la scienza a fede pseudoreligiosa o credo politico;
  • disinquinare il massimo possibile è giusto, ma elevare il cambiamento climatico di origine antropica a luogo comune, implicante il corollario (del tutto infondato, e pericolosissimo) che sia possibile invertirlo, cioè ingegnerizzare delle azioni che abbiano degli effetti e che questi siano quelli desiderati e controllati, è una bufala col botto, giustificata dal business che sottintende, e avente scopi politici e di redistribuzione della ricchezza verso l'alto.

E l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Meglio salutarci con Guccini, poi fate voi.

2 commenti:

Bicchierino ha detto...

Bravo Gino, analisi perfetta. 👏 👏 👏 👏

cugino ha detto...

ma grazie

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