venerdì 1 agosto 2025

INQUANTODONNA

Chissà quante donne "de sinistra" avranno apprezzato che un governo di destra abbia varato il tanto atteso inserimento del reato di "femminicidio" nel Codice Penale, e quante di loro abbiano comunque sentito il bisogno di precisarsi che l'ha fatto perché la circostanza di essere guidato da un premier donna in questo caso prevale sull'appartenenza politica. A noi, che ne abbiamo appena plaudito lo smarcamento dall'OMS (sperando che regga a questa o altre ondate mediatiche) e oggi ne plaudiamo la presa di distanza da quell'autentico sopruso (sostanzialmente un esproprio di massa) che chiamano per mascherarlo "case green", invece pare un mostro giuridico, o se vogliamo restare nelle competenze una emerita stronzata.

Sia chiaro che non discuto l'essenza deplorevole del fatto in se, nonché di qualsiasi forma di violenza verso le donne anche con conseguenze minori o nulle, e non perché con esse il mio saldo di schiaffoni è a dir poco nettamente negativo. Discuto l'opportunità di introdurre un principio giuridico che non sta in piedi, e anzi proprio per questo potrebbe essere controproducente. Ma siccome non sono un giurista ve la faccio leggere altrove, la declinazione delle fattispecie messe a rischio da questa castroneria: in un post di Stefano Re di cui vi riporto però la chiosa, che sottoscrivo.

Combattere la violenza sulle donne è certamente un obiettivo nobile. Creare fattispecie di reato inutili, discriminanti e ambigue invece è solo un gesto di propaganda.

Fatalità, è in cronaca il fattaccio di un uomo ucciso e fatto a pezzi dalla propria stessa madre per una volta in accordo con la nuora, cioè la propria compagna. In attesa, se mai avverrà, di conoscere le ragioni e la dinamica dei fatti, rileviamo come esso rientri perfettamente nella casistica delle fattispecie messe in crisi dall'idiozia della nuova norma. Dimostra, infatti, che l'efferatezza di un delitto non può essere misurata dal verso di genere in cui si realizza. Se alla base del gesto ci fossero, putacaso, pesanti episodi di violenza dell'uomo nei confronti delle donne, basterebbe la loro valutazione come circostanze attenuanti, così come bastano le aggravanti ad appesantire il giudizio del delitto di omicidio quando la vittima è una donna magari in un quadro di violenza domestica continuata, senza dover prevedere un reato a se stante. Cosa che, appunto, viene fatta e cavalcata a mero scopo propagandistico.

Scopo che poi è alla base della manipolazione mediatica delle statistiche, che è sempre esistita ma col Covid è assurta a sistema ed è diventata incessante. Nessuno, perché non paga, cerca di interpretarle con equilibrio, tutti le cavalcano e stiracchiano ai propri scopi (fino a farne talvolta un remuneratissimo mestiere). E' così che una cosa che guardata dalla giusta distanza è un increspamento della curva dei decessi da influenza diventa un fenomeno di portata tale da giustificare reclusioni domestiche senza reato e rovine economiche di intere categorie, o un fenomeno come il cambiamento climatico sempre esistito nella storia del pianeta con cause sempre diverse e portate le più disparate diventa una catastrofe da imputare a cause antropiche, con in più la pretesa, che non è esagerato definire da apprendisti stregoni, di essere in grado di prendere delle contromisure e che queste siano sicuramente efficaci e non magari controproducenti. Ed è così che una delle epoche/aree della storia dell'umanità in cui le donne possono vivere più sicure e con più possibilità viene fatta percepire come l'epoca più buia al punto da dover stravolgere il codice penale - e certo che si può sempre migliorare, anzi arrivare alla perfetta parità e all'ottimo di zero violenza sulle donne e magari anche su qualunque altra categoria, ma sostenendo apertamente ciò, non manipolando la realtà.

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