giovedì 16 giugno 2011

IL PD E IL CORAGGIO MANZONIANO

Don Abbondio, ovvero
il coraggio se uno non lo ha
non se lo può dare
Abbiamo esultato abbastanza. Al Colle non c'è Pertini e nemmeno Cossiga, dunque non c'è da sperare che il tirannucolo venga defenestrato a breve. Ci potrebbero pensare i suoi, visto che pare che proprio la base leghista abbia fatto raggiungere il quorum ai referendum, e che questo preluda a una resa dei conti tra Bossi e Maroni e dunque alla fine del sodalizio tra Lega e PdL, ma come si dice ciascuno deve preoccuparsi dell'unica cosa su cui può veramente agire, cioè se stesso, e quindi lasciamo Berlusconi alla sua più o meno lenta caduta e volgiamo lo sguardo chez nous.
Una prima misura dello scenario ce la dà Flores d'Arcais, che liquida, definitivamente speriamo, l'equivoco enorme che sta alla base della scelta stessa di creare il PD: l'idea che le elezioni si vincano rincorrendo il voto moderato. Come tutti gli assiomi, questo infatti vale solo se vale la premessa su cui si regge, che è l'esistenza di un sistema elettorale maggioritario più o meno puro - ed a turno unico, che già col doppio turno le cose cambiano di molto. Questo, unitamente alla considerazione banale secondo cui col proporzionale viene premiato il senso di appartenenza ideologico (si vota cioè il partito in cui ci si riconosce, non il meno peggiore tra chi può vincere il collegio), era un motivo sufficiente per abbandonare il progetto di unificazione, oppure ricambiare la legge elettorale in senso maggioritario, prima di far cadere il governo: quel genio di Veltroni, invece, ha deciso di andare contro l'abc dell'ingegneria elettorale e abbiamo visto com'è finita. Il Porcellum, infatti, non solo è proporzionale puro, ma ha pure delle forti soglie di sbarramento, per cui molte istanze sono rimaste fuori dal Parlamento; aggiungete l'assenza di voto di preferenza in liste decise a livello di segreterie nazionali, ed ecco che si crea un immenso bacino di gente che non vota o il cui voto è inutile: tanta da costituire il primo partito, in teoria. In questo scenario, seguire ancora una linea politica che anziché cercare i loro voti continua a cercarli al centro è, senza mezzi termini, pura e semplice idiozia.
Non bastasse la prova deduttiva, eccone quella sperimentale: i referendum appena svoltisi. E' vero, il PD alla fine ha avuto almeno la furbizia di cavalcarli, ma ora è il caso di tirare le somme in maniera consequenziale, sulla base di un paio di considerazioni:
  • sono tornate a votare masse di gente di sinistra che alla linea politica dei democratici non darebbe un soldo bucato, tanto è vero che stiamo parlando di questioni su cui il programma e la prassi del PD parlano chiaramente in senso opposto alla chiara volontà popolare testé espressa (in altre parole: sono pieni di nuclearisti, di privatizzatori, di gente che ha flirtato col legittimamente impedito, è ora di espellerli dal partito, se ne andassero con Casini, sempre che li voglia - quello è furbo, però...);
  • hanno votato nello stesso modo molti leghisti e anche un buona fetta di elettorato del PdL: non significherà che  su questioni come queste categorie come destra e sinistra si dimostrano particolarmente obsolete? la Merkel avendo deciso di abbandonare il nucleare e spingere sulle rinnovabili non è che si sia dimostrata una pericolosa bolscevica, ma solo una persona di buonsenso, e questo non ha impedito un successo clamoroso dei verdi alle amministrative...
A proposito, attenzione che la decrescita non è una astrusa teoria di nicchia, è una necessità, un fatto ineluttabile nel nostro orizzonte, e affrontarlo con consapevolezza è una strada obbligata: l'alternativa a una decrescita governata è una decrescita fuori controllo che si impone da sé. Leggiamo ad esempio qui Marcello Veneziani: vogliamo farci rubare l'idea a destra? ora che la morte politica prossima ventura del berlusca richiede alla destra nuove elaborazioni ideologiche, se vuole sopravvivere (in Italia direi: finalmente nascere), gliele vogliamo regalare noi?
Eppure non è che le idee a "sinistra" manchino, anzi, ce n'è da dover scremarle per scrivere un programma convincente che porti a votare il partito che lo sottoscriva il bacino di coloro che si sono mossi per i referendum, e si tratta di tanta gente che vuole solo vivere dignitosamente e liberamente in un Paese rifondato, avere un lavoro una casa un futuro, tanto da poter dire che i veri moderati sono loro, non quel ventre flaccido del Paese che si tenta di conquistare da anni, inutilmente perché tanto ha il culo pieno e morto un pifferaio si mette in attesa del successivo. Le idee non mancano, ecco degli esempi:
Ripeto, sono tanti spunti, andando per sottrazione viene fuori un programma politico ancora bello sostanzioso.  E potenzialmente vincente: anche se dovesse costare scaricare vecchie cariatidi e nuovi virgulti di stampo democristiano, Don Abbondi e Renzi, coraggio che ne vale la pena...

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