domenica 5 giugno 2011

SULO LAVORO

Una vecchia cartina delle "autostrade del mare"
L'articolo 1 della nostra Costituzione, quello che Berlusconi vorrebbe cambiare in "c'erano un francese un tedesco e un italiano" (letta su danieleluttazzi.it), è invece ancora "l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro". Non può essere che questo il punto da cui ricostruire questo Paese, se ne avremo la possibilità. Certo che con questa classe dirigente del principale partito d'opposizione, e gli emergenti sono peggio delle cariatidi (qui Renzi e Chiamparino sulla privatizzazione dell'acqua!), non è che abbiamo molte speranze: nessuna se pensiamo che la maggior parte delle privatizzazioni, le peggiori, e delle cosiddette riforme del lavoro pubblico e privato (compresa una precarizzazione così massiva che oggi un ragazzo sotto i 35 non sa nemmeno che avrebbe diritto a un lavoro e dei diritti nel lavoro) le abbiamo fatte "noi". Ma se fosse che persino nel PD il vento dei referendum fa cambiare l'aria, è proprio l'articolo uno la stella cometa che darebbe ai magi la direzione da seguire:
  1. Una riconversione massiccia dei piani energetici nazionali virata sulla microproduzione da solare ed eolico ed il libero scambio tra privati, ad esempio, darebbe impulso a un settore di piccola impresa capace di occupare centinaia di migliaia di addetti (ricordate quando arrivarono le parabole? molto ma molto di più, e per sempre).
  2. La stessa cosa una legislazione che incentivasse seriamente il recupero (anche con l'occhio all'energia, vedi sopra) del patrimonio abitativo di centri cittadini e borghi, unita a una penalizzante i palazzinari e l'immobiliare come investimento e ad una seria incentivazione del telelavoro passante per una Internet wi-fi pubblica e gratuita per tutti: abbiamo tante di quelle case che ce ne sarebbero per tutti compresi zingari ed extracomunitari anche a volerli lasciare per ultimi (e così accontentiamo anche i poveri di spirito suscettibili alla demagogia), e questa politica non solo darebbe tanto lavoro, ma farebbe rivivere la provincia, e terrebbe bassi i prezzi di mutui e affitti
  3. Idem una rinnovata attenzione verso il patrimonio artistico e culturale, di segno diametralmente opposto rispetto al federalismo demaniale appena varato, che vedrà presto finire in mani private gli ultimi gioielli del nostro demanio: se l'Italia l'avessero i giapponesi, state tranquilli che lavorerebbero a milioni da decenni in un settore che da noi non conoscerebbe crisi, abbiamo tanta roba che dovremmo stare permanentemente al primo posto con distacco per presenze turistiche mondiali, e le università del settore dovrebbero essere le più affollate e dare lo stesso garanzia di occupazione ai laureati.
  4. Il quarto tassello verso il milione di posti di lavoro, che altri promettono da sempre senza mantenere mentre qui sarebbe reale, viene riproposto in questi giorni proprio da quella Fincantieri paradossalmente in crisi: con gli stessi soldi di opere inutili e dannose come la TAV Torino-Lione e il Ponte sullo Stretto, si dovrebbe realizzare un sistema di trasporto marittimo delle merci che dovrebbe rapidamente diventare dominante. Il lavoro sarebbe davvero tanto: realizzare una flotta specifica, attrezzare e collegare i porti grandi medi e piccoli esistenti e realizzarne di nuovi, creare un nuovo tipo di camion a rapido sgancio del container di dimensioni tali da poter essere massicciamente usato per portare la merce alle destinazioni finali, e mantenere tutto ciò a regime una volta che, realizzato il sistema, si vieti il transito dei TIR sotto una linea più o meno corrispondente al Po, intorno al quale potenziare la già esistente rete di parcheggi di interscambio. E tutto ciò, tra l'altro, avrebbe come sottoprodotto rendere magicamente più che sufficiente la rete autostradale e ferroviaria attuale per il flusso turistico e di medio e piccolo raggio, potendo peraltro con le risorse risparmiate dagli investimenti faraonici effettuarne una manutenzione corrente costante e capillare.
Idee come queste, sviluppate nel dettaglio da gente che dovrebbe fare questo per mestiere e vocazione, visto che ha scelto la carriera politica, sarebbero già in grado di dare un'anima corposa e vincente al programma di un partito di sinistra degno di questo nome. L'occasione è ghiotta, arriva il 12 e 13 giugno prossimi. Vedremo se saranno in grado di sfruttarla per dare al Partito Democratico quell'anima che non ha ancora. Ripartendo dalla Costituzione, articolo 1, dove, come dice il grande Massimo Troisi - che proprio un 4 di giugno ci lasciò orfani della sua bellezza - nel famosissimo sketch che riporto (se non avete tempo di guardarlo tutto, come vi consiglio, andate intorno al 4° minuto), il lavoro è senza oggettivi.

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