lunedì 28 maggio 2012

DI VARIE VANITÀ

Certo che ad andare in giro conciati così ci vuole un certo coraggio...
Il commento sulle scarpette rosse lo lascio a Stefano Disegni...
La vanità è tra i peccati capitali quello meno comprensibile e compreso. La ragione è che il termine nel senso comune ha ormai un significato più ristretto, che fa pensare al bello (nello stereotipo più spesso femmina, nella realtà non più) che si compiace di se stesso. Per capire, invece, bisognerebbe rifarsi al significato etimologico, legato all'aggettivo "vano" di cui il peccato è sostantivazione. Per chi ci crede, dunque, è pertanto passibile di finire dritto all'infere per conclamata vanità chi:
  • continua a parlare di crescita anziché propugnare un nuovo modello di sviluppo e di benessere basato sulla rinnovabilità delle risorse e sulla redistribuzione della ricchezza;
  • continua a flirtare con in centristi, magari mentre si compiace di presunte vittorie peraltro senza avversari, anziché aprire lo spinnaker a un vento di cambiamento che oramai tira da un anno;
  • percependo oramai Signora Morte al proprio capezzale, crede di poterla esorcizzare ripescando dal cilindro una legge elettorale, che peraltro chi ne capisce ha sempre pensato essere la migliore possibile per l'Italia, che in passato ha sempre respinto perché pensava che lo avrebbe fatto perdere, solo perché oggi gli sembra l'unica che gli consentirebbe di sopravvivere politicamente;
  • parla a vanvera di relatifismo kulturale, veste abiti e babucce veste abiti e babucce che manco a carnevale, copre da decenni il culo ai pedofili, e poi manco si sa scegliere i collaboratori, o forse se li seglie così bene  che dopo si prestano a fare il capro espiatorio perché lui non finisca come un agnello sacrificale, mica è fesso come quell'altro lì che dio è padre e madre e lo Ior deve limitarsi a fare opere pie come da sigla...
A proposito di santi, di mercanti nel tempio, di angeli (e demoni), e di vanità, ecco cosa ti scopro Leonardo a rievocare, uno dei miei sceneggiati televisivi preferiti di ogni tempo (una roba di qualità cinematografica, regia di Luigi Magni, non so se mi spiego): State buoni se potete, quello che oggi si direbbe un biopic (e si farebbe coi piedi, visto il livello della televisione attuale) su San Filippo Neri. C'erano Johnny Dorelly, Iris Peynado, Renzo Montagnani, Philippe Leroy, e c'era un Angelo, Branduardi, che Tondelli rimpiange e io adoro, come non ho mai fatto mistero. Che c'entra? sentite questo pezzo, e poi mi dite...

 

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