martedì 5 agosto 2014

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Ricordate i primi tempi dell'Euro? Ci fu una prima fase, possibile per una colpevole disattenzione se vogliamo essere buoni, programmata per favorire una parte precisa dell'elettorato se vogliamo malignare, in cui venne attuato un travaso di ricchezza enorme da una parte della popolazione, quella cui venne applicato il tasso di cambio ufficiale di un euro ogni 1936.27 lire, a un'altra parte, quella che poté di fatto applicare il tasso di cambio più pratico di uno a mille. Il tutto fu possibile innanzitutto chiudendo la commissione di controllo appositamente aperta dal governo precedente, poi dimenticandosi di fare un piano dettagliato di controlli sui prezzi prima e dopo lo switch, infine varando contemporaneamente una serie di provvedimenti fiscali di natura condonatoria che di fatto sospese o quasi le attività di verifica fiscale. Il governo che fece tutto questo era stato liberamente votato dalla maggioranza degli italiani, o meglio da una minoranza che però poté votare per una coalizione coesa mentre l'altra aveva pezzi mancanti ed era guidata da un ex sindaco con la faccia da cicciobello ugualmente vuoto ma meno furbo di questo di oggi. Quindi si può dire in qualche modo che fu la volontà popolare a indicare di approfittare del passaggio alla moneta unica per favorire evasori e lavoratori autonomi a danno di lavoratori dipendenti pubblici e privati. Chiameremo questo "A) gestione criminale del passaggio Lira-Euro".

Il partito che guidava quella maggioranza era già cosa risaputa, prima che lo acclarasse definitivamente la magistratura, fosse stato fondato da un bibliofilo molto vicino alla mafia per conto di un imprenditore milanese che un giudice siciliano, poco prima di essere ammazzato dalla mafia, aveva dichiarato in un'intervista fosse degno di approfondimenti, e non solo per essersi tenuto in casa per anni un boss mafioso patentato. Anche qui, si può dedurre che esistesse una volontà popolare se non maggioritaria almeno sufficiente a legittimare il fatto che al governo ci fosse un partito contiguo alla mafia, come peraltro era stato per decenni fino a poco prima con la DC di Andreotti. Chissà, forse era una strategia consapevole per stroncare sul nascere la stagione della guerra tra Stato e Mafia che chissà quanti altri morti poteva portare: hai visto mai, le masse hanno una intelligenza inconsapevole insospettabile, a volte... Insomma, la trattativa Stato-Mafia (non avendo più il mio partito di riferimento me ne faccio uno mio e intanto faccio capire a forza di attentati che non scherzo, loro mi fanno un partito di riferimento nuovo e io smetto) non solo ci fu, e non è "presunta" come ancora si affrettano a precisare i mass media ogni volta che sono costretti a citarla, ma si può affermare abbia goduto del mandato, o almeno del consenso più o meno implicito, della maggioranza degli elettori. Che sono pertanto da considerarsi complici in tutto e per tutto, e non solo perché hanno accettato senza assaltare il palazzo che delle intercettazioni sul tema coinvolgenti il capo dello Stato venissero distrutte anziché divulgate apertamente. Chiameremo questo "B) mafiosità intrinseca".

Spiegare a un cittadino di qualunque altra democrazia formale perché un popolo possa aver appoggiato e anzi largamente voluto tutto questo è francamente impresa difficile, ma tra noi guardandoci allo specchio o al massimo (fossimo tra la minoranza di onesti) guardando nel nostro giro di parenti o amici la risposta si trova facile: anche quando ci preoccupa l'interesse pubblico è nella quota in cui ricade in un nostro interesse privato, per cui è sufficiente esista un'alternativa qualunque che abbia una ricaduta maggiore su quest'ultimo perché ci disinteressiamo completamente del primo. Ovviamente, omettendo di considerare, per mancanza di cultura specifica temo, tutte quelle ricadute nel medio e lungo termine che altrimenti fanno si che non ci sia partita, e a favore dell'interesse pubblico (e il fatto che si debba precisarlo e magari bisognerebbe pure spiegarlo dice tutto). Chiameremo questo "C) teorema dell'italianità degli interessi".

Quello che non si può spiegare, perché ormai non viene insegnato nemmeno all'università e tutta la narrazione vulgata dell'economia lo esclude proprio dall'orizzonte del possibile, è che non è affatto vero che un'eccessiva spesa pubblica causa il debito pubblico e le tasse servono a raccogliere i soldi per poi fornire i servizi. La verità è che la spesa a deficit in un circuito sano torna TUTTA all'erario dopo aver fatto girare l'economia, e quindi il prelievo fiscale ha solo lo scopo di chiudere il cerchio e consentirne il perpetuarsi, ma il livello di servizi e di ricchezza in un sistema dipende solo ed esclusivamente dalla volontà politica di chi lo governa e decide la quantità di moneta necessaria a farlo funzionare a quel livello di servizi e ricchezza, predisponendo in parallelo tutti i meccanismi fiscali e repressivi necessari al suo funzionamento. In altri termini, il problema non è l'ammontare della spesa, ma la sua qualità, e i controlli ad evitare "perdite dal circuito". Se consento un tot di evasione devo aumentare il prelievo ai virtuosi oltre la misura ottimale e quindi danneggiando il sistema, se consento un tot di ruberie idem, se consento commistioni con l'economia criminale e/o sommersa idem. Insomma, un Paese che selezioni il proprio ceto politico in modo da tenere la corruzione ad un livello fisiologico, e che abbia sovranità monetaria, può anche non preoccuparsi del proprio debito pubblico, e attrarre investitori (leggi: tenere lo spread a zero) anche col 300%, come dimostra il Giappone. Chiameremo questo "D) teoria monetaria moderna", preparandoci a venire isolati se la professiamo anche meno convintamente di altri.

Un'altra cosa però la cominciano a capire pure i sassi: qualunque sia la causa della crisi, il monetarismo imperante (o volgarmente "l'Euro") costringe ad adottare misure che la crisi anziché risolverla l'hanno aggravata, e notevolmente. Quando una cosa "di sinistra" arriva sul Corriere della Sera, allora vuol dire che è ormai di dominio pubblico: siamo di gran lunga il Paese più virtuoso del mondo, al netto degli interessi. Ma nonostante ciò, come dimostrano gli ultimi tre anni, il rapporto debito/PIL non può che aumentare, qualunque misura di spending review possiamo adottare, anzi più efficace è la misura più peggiora la situazione. Chiameremo questo "evidenza dei limiti del monetarismo" o "E) crisi autoalimentantesi dell'Euro", e notiamo con piacere quanto ogni giorno si allarghino le fila di chi propone di uscire da questa perversa spirale.
...
Abbiamo adesso tutti i fattori per scrivere l'espressione algebrica della storia d'Italia recente.
Conoscendo quanto i fattori B e C pesavano sull'allora imponente dinamica inflattiva, quando i capitalisti avviarono la reazione al keynesismo per prima cosa imponendo lo sganciamento della banca emittente dal potere esecutivo, molti videro più le ricadute positive in termini di tenuta dei conti che quella negativa che da quel momento in poi lo Stato se voleva immettere moneta nel circuito doveva prestarla a interessi. E che questo comportava o una radicale moralizzazione della classe politica e della sua azione o l'esplosione del debito pubblico che infatti c'è stata, scaricando B e C anziché sui prezzi sul bilancio. Stiamo parlando di una classe politica così corrotta e spendacciona che se avesse avuto D sarebbe stato molto peggio, per cui quando esplose il bubbone e come soluzione furono proposte lacrime e sangue per entrare in un sistema eterodiretto di controlli in molti aderimmo. Un intero partito, storicamente difensore dei lavoratori, mutò il suo dna per perseguire questo progetto, aiutato dal fatto che il suo principale avversario lo avversava, e non certo per i motivi giusti: avrebbe rivoluto D per dare libero sfogo a B e C e non potendo averlo mise in atto il sabotaggio A, creando i presupposti perché all'arrivo della crisi il nostro Paese fosse il meno adatto di tutti ad affrontarla. Oggi quel partito è al governo con l'appoggio interno di ex alleati dell'ex nemico e quello esterno di quest'ultimo, assieme al quale sta stuprando la Costituzione mentre un Presidente e una stampa compiacenti la tengono ferma. Con l'unica opposizione, attaccata da tutti, a cercare di inventarsi qualunque cosa per difenderla. Questo misfatto viene compiuto continuando a raccontare la favola del debito e proponendo la solita ricetta deleteria E, che tra un po' travolgerà tutti (forse anche quelli che per ora ne beneficiano massicciamente) ma qualcuno tra cui loro un po' dopo così intanto continuano a darci dentro con B e C finché possono. E magari così ci preparano ad accettare una nuova e più ampia cessione di sovranità ovvero abbandono per sfinimento e disperazione agli esecutori stavolta stranieri del piano E, che comporta il ritorno alle condizioni di vita degli anni 50 però senza le speranze e con una politica monetaria che comunque le stroncherebbe.
Potrei chiudere ridicendo che il moVimento 5 stelle ha in sé tutti i progetti giusti per fermare questa spirale ed invertirla, ma se non lo capite da soli, come diceva il compagno di loggia coi baffi del premier emerito, buona camicia a tutti. Si potesse limitare gli effetti di una catastrofe sociale a chi almeno ha contribuito a crearla o l'ha consentita, già sarebbe una cosa, ma purtroppo la legge di Murphy ha uno dei suoi corollari nel fatto che a pagare per primi e più caro per un misfatto sono quelli che non ne hanno avuto alcun beneficio, anzi. E' la Storia, baby, e sta per bussare alla porta...

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