domenica 30 dicembre 2018

OGNI FINE È UN INIZIO

Questo 2018 si conclude con l'approvazione in extremis di una manovra che, come capita a molte mediazioni estreme, potrebbe accontentare tutti e però invece rischia di non piacere a nessuno. A me - e a leggere i sondaggi, che vedono il governo gialloverde ancora con circa il 60% dei consensi, cosa incompatibile con la narrazione di giornaloni e tiggì (ma quand'è che intervengono in Rai, possibile che devono essere "sportivi" solo i "nostri"?) sono in nutrita compagnia - sarebbe piaciuto che il mio Paese non fosse stato costretto da trattati-capestro a mercanteggiare sui decimali, ma anzi avesse potuto azzardare una manovra ben più keynesiana di questa. Ci sarebbero, ci sono, moltissime cose da fare, che uno Stato sovrano potrebbe decidere di fare (senza peraltro che i suoi conti nel medio/lungo periodo ne risentano, anzi tutt'altro: il moltiplicatore alla fine genera più entrate fiscali della spesa pubblica per investimenti che lo ha innescato) se solo fosse davvero tale: riqualificazione capillare del territorio allo scopo di prevenire (anziché intervenire dopo, a costi enormemente maggiori) i danni da eventi naturali, recupero e messa in sicurezza allo stesso scopo del patrimonio edilizio di periferie città e borghi, rifacimento della intera rete stradale urbana ed extraurbana, attuazione del mandato referendario relativo all'acqua pubblica e risistemazione di acquedotti e reti distributive, reingegnerizzazione del sistema dei trasporti di merci con ripristino e implementazione delle vie d'acqua interne e realizzazione di un sistema di porti di medio e piccolo cabotaggio per minimizzare al più presto la circolazione di TIR nelle autostrade, ripristino della rete ferroviaria statale fino a ridare operatività a tutte le stazioncine periferiche, incentivazione fiscale e non della microproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e mi fermo perché sto andando a braccio e non era un'elencazione completa di spesa pubblica anticiclica l'obiettivo di questo post, fatevela da soli, metteteci tutto quello che da plenipotenziari fareste per risollevare le sorti del Paese, dare un lavoro a tutti (e quindi nuovo significato all'accoglienza di extracomunitari, in un'ottica di necessaria partecipazione a un progetto di rilancio, e non più di grimaldello emotivo all'acquescenza verso il progetto in atto di livellamento verso il basso del livello di vita di tutti) e tentare di cambiare verso al futuro.
Invece, non si può nemmeno raggiungere un misero 2,4% di deficit, ben al di sotto del fatidico tetto del 3% imposto a pene di segugio ai tempi di Maastricht e poi peraltro più volte sforato da tutti e comunque da tanti più di noi, perché se no parte una procedura di infrazione che o si ha la forza politica di denunciare i trattati e andarsene sbattendo la porta (e quella non la si ha per colpa dei troppi italiani che ancora si bevono la narrazione ufficiale su leuropa e ildebbitopubblico) o si deve subire e alla fine costerebbe più dei benefici cercati. In pratica, è chi ha firmato quei trattati (e chi gli ha dato il consenso per farlo) che ha sancito la fine della democrazia, sappiatelo, e iniziate a guardare storto il vostro amico o parente o collega o vicino che è ancora "europeista" (le virgolette sono perché invece si sarebbe davvero europeisti solo se si smantellasse questa UE a trazione monetaria) e magari pure piddino, e ancora gongola quando arrivano le bacchettate da Bruxelles o da un qualche collaborazionista interno magari seduto su alto scranno: il suo concetto di democrazia è limitato alle cose che si possono decidere senza disturbare il padrone (unioni gay e altre amenità), perché ci sono argomenti "scientifici" su cui è la sua tecnocrazia che decide e il popolo bue è suddito e può solo uniformarsi (e i gay come gli etero restare disoccupati e non avere i soldi per sposarsi). Una tecnocrazia peraltro mai eletta da nessuno (Cinesi e Americani stanno messi molto meglio di noi, per motivi diversi), che quello che votiamo alle europee è un parlamento senza poteri - e tuttavia, alle prossime europee bisogna mobilitarsi per renderlo a maggioranza sovranista, tifando anche per qualcuno che ci è ancora più antipatico di Salvini, magari qualcosa succede...
Tutto questo, come tutto il resto peraltro, ha le sue radici nella Storia, e come compitino per le vacanze vi lascio la lettura di questo istruttivissimo pezzo di Cesare Corda per Sakeritalia, da leggere e rileggere con attenzione. Come diceva mio nonno, "bona fini e bon principiu", antico augurio di fine anno che stava saggiamente a rammentarci che, nessun dramma, ogni fine su questa Terra è necessariamente anche un inizio, e fatta fuori l'UE si scoprirà che ci sono altri sogni per cui lottare, che sono sogni migliori dell'incubo che è diventata questa Europa unita, e che anzi è stato proprio il corpaccione putrido e ingombrante di questo cadavere ambulante di istituzione sovranazionale antidemocratica che ci ha impedito di vederli fino ad ora. Chissà che nel 2019...
No, non lo dico: un po' di scaramanzia non guasta. Buon anno che verrà.

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