lunedì 15 giugno 2020

RADIOCIXD 21: HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA

Se dico "Piero Ciampi" la maggior parte di voi risponderà "chi?". Niente di strano, anzi a dire il vero capitava anche a me adolescente, eppure era ancora vivo; il fatto è che era talmente fuori da qualsiasi schema che non solo a fine anni 70 non lo passavano più in TV ma nemmeno le radio libere lo hanno mai considerato tanto: troppo anni 60 come stilemi musicali, troppo poeta maledetto come scrittura e comportamento di vita, e troppo avanti come contenuti testuali come era, restò in modi diversi fuori moda per tutta la carriera e tutta la vita, finita presto per un brutto male. Ma un giorno in radio arrivò un album di Gino Paoli, e già questo era strano: Paoli era un classico, ma dell'era dei 45 giri e di Studio Uno, non della leva cantautorale che andava per la maggiore e di cui aspettavi le nuove uscite a raffica di questo o quell'altro. Il disco era quello di cui parliamo oggi: Ha tutte le carte in regola.
Piero Litaliano
(così si era fatto chiamare agli inizi, per lo più, il cantautore livornese), era morto da poco, e l'amico Gino aveva voluto omaggiarlo interpretando alcune delle sue canzoni, avendo anche cura di arrangiarle in chiave contemporanea, "svecchiandole" parecchio (ci suona dentro, per dire, gente ai tempi in giro con Pino Daniele come Toni Esposito e Rosario Jermano) e così rendendone molto meno faticoso l'ascolto a chi aveva le orecchie plasmate dalla generazione successiva di cantautori. Non so se fu proprio perché l'esperimento funzionò, fattostà che Paoli presto applicò il procedimento anche alla propria produzione, riuscendo ad attualizzarsi fino a giungere ai giorni nostri (fino a incontri jazzistici di primissimo livello, peraltro) senza mai apparire "datato", come invece capitò presto o tardi a quasi tutti quelli che erano venuti fuori con lui ai tempi di Sapore di sale o La gatta. In ogni caso, questo non è né il primo né l'ultimo episodio in cui Paoli si segnala per l'attenzione nei confronti dei colleghi/amici: uno per tutti, che gli basterebbe per un posto nell'Olimpo anche se non avesse mai scritto niente di memorabile di suo (e invece ha scritto tante di quelle cose che le conoscete tutti senza che io le citi), è aver spinto e aiutato a trovare la sua strada in musica un certo Lucio Dalla, regalandolo al mondo.
Ma parlare di Piero Ciampi consente anche di citare un'artista straordinaria, anch'essa toscana, che fatico ad inserire in questa rubrica perché vi recensisco album, e di lei più che un album bisognerebbe parlare di tutta la carriera, e anzi di tutta la vita se non ci avesse pensato da sola con un'autobiografia godibilissima. Tra i (davvero) tantissimi colleghi di Ciampi che, forse anche grazie all'operazione di Paoli di cui parliamo oggi, gli hanno reso omaggio interpretando le sue canzoni, Nada invece incise un intero album di sue canzoni a inizio anni 70, sia per tentare di dargli una mano da vivo (l'alcolismo e diciamo così il rapporto difficile con le donne e con lo star system lo stavano consumando), sia anche in virtù di un gigantesco atto di coraggio artistico. Nada era infatti popolarissima, praticamente fin da bambina, e nelle sue fortunatissime apparizioni sanremesi, con canzoni che tutti conoscono, era teenager. Avrebbe potuto, volendo, restare sul pezzo ed avere una carriera convenzionale di grande successo anche economico. Invece registrò Ho scoperto che esisto anch'io, e da lì in poi tutta la sua carriera avrà un andamento di ricerca continua e sofisticata, magari senza quasi mai più enormi successi commerciali, ma di una solidità riconosciuta anche all'estero, che la rende un vero e proprio culto per molti appassionati (come il sottoscritto).
Ma torniamo all'album in esame. Non è semplice trovare tutti i tube delle versioni originali, per cui di alcuni brani li avrete di altri no, ma in compenso, dato che come vi dicevo Ciampi è di culto per moltissimi suoi colleghi (anche Zucchero gli ha rubato un verso, chetelodicoaffà senza citarlo), di qualcuno di essi oltre al video in cui canta Paoli vi metto anche i link a cover notevoli (e mi sono dovuto trattenere: ce n'è a decine).

1. Ha tutte le carte in regola
Testo di impressionante impatto autobiografico e autoironico. Paoli ha la genialata di mettergli un vestito reggae, che all'epoca si portava moltissimo. Si, avete sentito bene: Paoli reggae.
2. Livorno
In quanto riggitano ho sempre trovato semplice capire e amare le città con struttura simili alla mia, e le canzoni che le cantano. Ma qui siamo davanti a un intimismo estremo, non è certo davanti a una "Genova per noi" che ci troviamo.
3. Don Chisciotte
La metafora cervantesca è qui usata per montarci sopra la metafora della musica come arma. Spuntata, ovviamente.
4. Tu no
Questo è uno dei brani più noti, per cui è possibile che qualcuno lo abbia già sentito, in una qualche versione. Paoli lo modernizza, ma è talmente bello che non sarebbe servito.
5. Il merlo
L'artista squattrinato e senza ispirazione implora il suo merlo di comporre per lui. Un autentico colpo di genio.
6. Sporca estate
Pochi versi, ma taglienti come coltelli, ci fanno sentire una disperazione complicata e profonda, e comprenderne le radici in un tipo di esperienze che allora peraltro non erano diffuse come sono diventate nei decenni seguenti.
7. Io e te, Maria
Nota quasi come Tu no, e con ancora più cover, forse. Qui la versione di Bobo Rondelli, anche lui livornese e mezzo matto, al punto di aver chiamato il suo gruppo degli esordi Ottavo padiglione come il reparto psichiatrico del nosocomio cittadino. 
8. Il vino
Il testo coraggiosissimo di un alcolista dolceamaro, su una base che si presta a essere riarrangiata in mille modi, come infatti è stato. Paoli a parte, vi ho scelto la versione caposseliana, che non poteva mancare, e quella sofisticatissima dei La Crus del giovane Giovanardi.
9. Ma che buffa che sei
Qui il coraggio dell'autodenuncia è ancora maggiore, e lo capirete ascoltandola. Un testo così oggi, in tempi di dittatura del politically correct, forse non potrebbe nemmeno uscire.
10. Canto una suora
Qui invece il coraggio è della protagonista: una ragazza che decide di sciogliere i voti, comprendendo qual è "il vero sacrificio". Un personaggio a tutto tondo, di cui l'autore riesce a farci comprendere tutto in tre minuti.
11. Disse: non Dio, decido io
Non si può cantare il suicidio in un modo più efficace di così: in una soggettiva straziante, senza autocompiacimento, e senza titillare il velopendulo della commozione facile. E qui l'interpretazione di Paoli, è da dire, ci mette il carico da undici.

Se siete arrivati fin qui dopo aver ascoltato i brani, benvenuti nel club degli estimatori di Ciampi. Se avete saltato per leggere prima la chiosa, questa è: ascoltatevi i brani, noi del club vi stiamo aspettando.

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