giovedì 3 dicembre 2020

MI PROCLAMO DITTATORE

No, non sono impazzito definitivamente, non è una dichiarazione d'intenti. Anche se voi per la maggior parte siete rane bollite cotte a puntino per uno dei regimi più crudeli della Storia, che iniettando dei nanobot in 7 miliardi di persone da quel momento in poi farà di loro quello che vuole: altro che i dittatori del passato contro cui si poteva cospirare e comunque si potevano odiare liberamente.

No, il titolo è quello scelto da Pasbas per uno dei suoi escursus storici tanto ma tanto istruttivi per il presente e il futuro, a saperli leggere. Che il processo che ha unito l'Italia sia stato a svantaggio dei molti e vantaggio dei pochi, e comunque molto ma molto diverso di quello con cui ci hanno indottrinato fin da piccoli, a un secolo e mezzo di distanza comincia a essere considerata una verità in qualche modo di patrimonio comune. Già solo questo ci dovrebbe rendere in guardia contro le narrazioni monocorde in genere, quindi contro quella che propugna il processo di unire l'Europa, che ha una sintassi del tipo suddetto se non ancora peggiore. E non parlo del Covid (perché Pasbas, che mi vuole bene, mi ha mandato il post proprio per cambiare ogni tanto registro), ma ci azzecca eccome pure la sua, di narrazione.

Un'ultima precisazione. Essere critici nei riguardi di un processo di unificazione fatto male, non significa affatto essere nostalgici della situazione preesistente con tutti i suoi problemi, che tutte ne hanno. Significa proprio far si che la Storia sia davvero, come si dice, "maestra di vita", evitando almeno, visto che commettere errori pare sia proprio insito nella condizione umana, di ripetere quelli già commessi. E guardando alla Storia recente e alla cronaca, direi purtroppo che ne avremmo proprio bisogno.

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Mi proclamo dittatore

di Pasbas

Mi proclamo dittatore, il Duca è fuggito con i suoi”. Più o meno queste le parole di Farini, commissario straordinario (vedremo poi perché straordinario) spedito dai boia Savoia con lo scopo di abolire il legittimo governo locale. Nell'assolvere questo sordido compito, il beccaio Farini si avvale del (confesso) criminale Curletti, noto uomo di malaffare che, coadiuvato dai suoi bravi, compie efferati delitti contro i civili nostalgici del legittimo governo.

A questo punto alcuni di voi penseranno: “ecco la solito tirata vittimista di un terrone piagnone e in malafede!” Al che io, pur rivendicando a pieno il titolo di terrone, dico: sei in errore caro lettore e sai perché? Perché sto parlando dell’Emilia e dei suoi Duchi e non del Regno Borbonico come tu probabilmente pensavi.

Vizi con radici antiche. Curletti nello svolgere il suo infame compito ha però un grosso problema da risolvere e cioè reperire la manodopera necessaria per la repressione; la soluzione è però presto trovata, applicare il famoso metodo Savoia: libera dalle carceri un migliaio di delinquenti comuni e li usa per prendere possesso dell’intera regione e mantenervi l’ordine pubblico. Gli stessi liberali si dicono sdegnati dal fatto che i criminali piemontesi fanno man bassa dei tesori dei Duchi D’Este, quadri, oro, denaro e argenteria. Si beh più che l’argenteria meglio dire l’argento: infatti l’argenteria dei Duchi porta inciso lo stemma del casato e rivendendolo ai ricettatori piemontesi si potrebbe dare l’impressione di essere dei ladroni (sic!), invece - Savoia docet - basta fondere tutto! Ovviamente il ricavato viene usato per ripianare il debito e sistemare l’economia del Piemonte, anche stavolta? Beh no, non è andata proprio così perché stavolta il ricavato dei furti viene totalmente intascato dal prode Farini. Si ma così le malelingue dei partigiani dei Duchi e qualche giornalista locale (di Popoli dell’Eco, ad esempio) troppo zelante potrebbero insospettirsi e proditoriamente gridare “al ladro, al ladro!” Come allora evitare le maldicenze? Dai su, ormai tutti lo sappiamo, si ricorre all'infallibile metodo Savoia: Farini intima al capo della polizia Curletti “obbliga i giornalisti a pubblicare la notizia che nella fuga, il Duca di Modena ha portato con sé tutti i tesori del Ducato”, e senza corpo del reato il reato non esiste. E il glorioso parlamento sabaudo? Bene, qui entra in gioco il metodo anglo-massone: “corrompiamo i già corrotti parlamentari e tutto passerà sotto silenzio”. Per completare l’opera serve comunque di non scontentare i politici locali per cui si organizzano feste e banchetti pantagruelici; per questo però serve una sede opportuna di rappresentanza: niente di più facile, “Curletti, requisisci il palazzo ducale, ne voglio fare la mia residenza privata”. Confiscare le proprietà altrui (abitazioni incluse), saccheggiarne i tesori e intascare i relativi proventi è la vera specialità piemontese, più ancora della bagnacauda! Ergendo a sistema le corruttele per mettere preventivamente a tacere qualsiasi pericolosa voce di opposizione si sperimenta quello che diviene da lì in avanti lo standard della politica italiana. Un metodo criminale di gestione della res publica praticamente fino allora quasi sconosciuto nei vari stati (Piemonte a parte) preunitari. Ma i militari estensi ben addestrati che fine hanno fatto nel frattempo? Semplice, per evitare spargimenti di sangue si sono auto-esiliati con il duca di Modena nel Veneto governato dai cugini austriaci. Per chi avesse letto i miei scritti precedenti, hanno esattamente lo stesso responsabile e onorevole comportamento tenuto da Francesco II Borbone che con la regina si chiude nella fortezza di Gaeta, lasciando così via libera al delinquente e assassino Garibardo; le sue orde di stupratori, assassini e razziatori possono così invadere Napoli senza che ci sia una guerra civile. Sarà una pura coincidenza ma ambedue i sovrani si chiamano Francesco (II e V). Tornando alle gaudenti orge fariniane, quella pantagruelica durata otto giorni costerà alla fine all'erario 7000 franchi, cifra esorbitante per l’epoca: Farini ne avrebbe d’avanzo per saldare il debito, ma perché diminuire il proprio patrimonio personale quando si può applicare lo sperimentato metodo Savoia? Presto fatto, in una città di lunga tradizione militare come Modena, basta proporre al creditore una transazione in natura: il giovane cuoco Ferrari si trova così proiettato in una fulminante carriera militare col grado iniziale di colonnello! Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito estense, in esilio col duca Francesco V, dopo una carriera durata una vita si trova ad avere lo stesso grado militare di un cuoco, per ironia della sorte suo figlio!

Il metodo Savoia e la Brigata Estense. Il fine giustifica i mezzi e la rapina pretende mano libera: oltre al denaro necessario a corrompere e le baionette necessarie a reprimere, il nemico va anche oltraggiato e messo alla berlina forzando la mano a giornalisti e storici, questo prescrive il metodo Savoia. Ma la verità prima o poi emerge. I circa 3500 militari che seguirono Francesco V Austria-Este in Veneto divennero negli anni a venire circa 4000, in quanto i giovani di Modena e dintorni fuggendo correvano ad arruolarsi nella brigata, con la speranza di poter tornare nell'ex Ducato da vincitori. L’arrivo di questi giovani divenne così imponente da spingere il Duca Francesco V a chiedere ai suoi concittadini di rimanere nell'ex Ducato, avendo la brigata già raggiunto e superato i 4000 uomini. E questo nonostante le minacce di Farini, che col decreto del 27 settembre 1859, priva tutti i militari dei diritti civili; poi nel 1862 il re galantuomo emette un decreto di amnistia per tutti i militari che rientrino nel regno entro 6 mesi; niente da fare, il popolo rimane fedele al Duca. Nel 1863 l’epilogo: l’Austria decide una compressione dei costi e conseguentemente lo scioglimento della Brigata Estense, che da lì in poi scomparirà anche dai libri di storia. 

W il risorgimento, W l’italietta! W la corruzione, la concussione, elementi fondanti dell’Unità (festeggiamenti nel 2021 per i 160 anni). Vi aspetto per il prossimo scritto, contenente altre esilaranti chicche italiote.

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