martedì 6 marzo 2012

8 MARZO 1943

Chissà se questa memorabile partecipazione all'Isola dei Famosi
è stata o meno positiva per la "causa"... di certo guardare ai propri
comportamenti prima di stigmatizzare quelli altrui non sarebbe male...
Se c'è una cosa peggio dell'allinearsi per convenzione al cordoglio per la scomparsa di qualcuno, è distinguersene per atteggio. Il silenzio sarebbe meglio in entrambi i casi, ma nel secondo sarebbe addirittura altamente raccomandabile. Aldo Busi non ce l'ha fatta: forse avvelenato da anni dalla misura della distanza tra gli atteggiamenti, ma anche tra la popolarità, di se stesso e Lucio Dalla, si è avventato contro al cadavere ancora caldo prendendo le distanze dal coro dei peana (per carità, anch'esso insopportabile) con un'intervento che francamente si poteva risparmiare, in cui sostiene che chi non abbia il coraggio di schierarsi in vita non merita attenzione alla propria arte, e quindi lui le canzoni di Dalla manco le ascoltava perché il cantautore non ha mai fatto coming out né tantomeno combattuto alcuna battaglia per i diritti degli omosessuali.
La questione è delicata, e si rischia esprimendo un parere di trovarsi iscritti a questo o quel partito senza intenzione, ma la coincidenza di trovarsi in periodo di festa della donna mi aiuta. Sono di quella generazione, infatti, che ha avuto la propria educazione erotico/sentimentale non prima né dopo ma mentre il sistema valoriale del rapporto tra i sessi cambiava: mia nonna non si sedeva a tavola se non prima tutti erano stati serviti e si arrabbiava se la si aspettava per cominciare a mangiare, ma mia madre già cucinava meno di mio padre, mio zio giovane si era fidanzato e sposato "all'antica" pochi anni prima, ma i miei cugini grandi e i loro amici avevano un posto che era di tutti e di nessuno con un materasso uno stereo le canne e il poster del Che e di Sollier, e io stesso ho dovuto pian piano disimparare a "fare la dichiarazione" man mano che passava di moda (tenete conto che stiamo parlando di Reggio Calabria, quindi di un gap temporale a geometria variabile...). Tutto questa confusione mi ha aiutato a essere femminista, in tutte le dimensioni del rapporto di coppia dal sesso alle pulizie domestiche passando per la cucina, nel modo in cui secondo me ha più valore: senza esserlo. Cioè non solo senza dichiararlo o senza ostentarlo, ma proprio senza bisogno di affermarlo né a me stesso né ad altri, insomma intimamente, tranquillamente e senza nemmeno badarci. Ritengo fra l'altro che questo mio modo di essere sia oramai diffuso in una buona fetta della popolazione maschile e femminile, come qualcosa che alla fine è entrata nel sentire comune e non viene più messa in discussione: se non è maggioranza, poco ci manca, e quelli che stanno altrove purtroppo non sono solo "indietro" nel timeline ma anche "avanti", nel sistema di valori rappresentato dall'universo televisivo defilippiano e non, ad esempio, che "infetta" tanti ragazzi.
E' vero, dunque, che per questa e altre ragioni, che vanno dalle disparità di trattamento sui luoghi di lavoro alle tragiche statistiche sui femminicidi passando per l'adesione di troppe donne a modelli comportamentali maschilisti, la festa dell'8 marzo ha ancora senso, ma è altrettanto vero che laddove, a macchia di leopardo come in tutti i fenomeni complessi, trovi una situazione o anche una singola donna che non lo festeggia perché non ne ha bisogno, è lì che si è vinto, è quello il punto d'arrivo auspicabile per tutte le altre situazioni e le altre donne.
Lungo questo sentiero logico, torniamo a Lucio Dalla. Molti hanno sbagliato in questi giorni, sulla questione, non solo Busi a vestire una volta di troppo i panni della checca isterica (e magari almeno allo specchio spiegherà come pensa che questo faccia gioco alla causa - sentite ad esempio il femminismo "storico" che cantonata fa prendere a Lidia Ravera a proposito dell'ennesima débacle del PD a Palermo): la Chiesa a concedere a Dalla i funerali in San Petronio solo a patto dei soliti distinguo tra peccato e peccatore e della consueta dose di ipocrisia imposta al compagno di Lucio per poter salutare il suo uomo al suo funerale, la stampa che come al solito si è distinta per viltà e conformismo, la politica (ma a questo link si parla anche di Chiesa e stampa) per assenza e doppiezza. L'unico a non sbagliare in fondo è stato sempre solo Dalla, che magari aiutato dalla sua fama e dai suoi soldi non ha mai avuto bisogno di affermare o dichiarare alcunchè: ha convissuto per anni con Ron alla luce del sole come ora faceva con Marco Alemanno, di lui si è vociferato esercitasse la sua natura divertitamente laida con chiunque gli piacesse e gli passasse a tiro, maschi o femmine che fossero, senza che lui mai si preoccupasse di confermare o smentire, perchè in fondo erano cazzi suoi, ma se la gente amava farseli era da sopportare come parte del prezzo della notorietà.
Insomma, caro Busi, tieniti tu Tiziano Ferro, che per anni ha fatto finta poi ha fatto outing drammaticamente e anche editorialmente, il tutto cantando canzoni mediocri, e lascia a noi Dalla, che tutti sapevano e nessuno sapeva, e intanto inondava il mondo di capolavori, ma quello che era lo era senza dichiararlo o senza ostentarlo, ma proprio senza bisogno di affermarlo né a se stesso né ad altri, insomma intimamente, tranquillamente e senza nemmeno badarci.
E buon 8 marzo a tutte le donne, specie a quelle che possono e/o vogliono permettersi di NON festeggiarlo.

3 commenti:

Marco Sartorelli ha detto...

Caro Gino Cugliandro, mi permetta di ricordarle che Dalla stava con un piede in due scarpe per poter lavorare. Una mancata presa di posizione, soprattutto alla luce delle vessazione a cui è sottoposto chi viene considerato diverso, denota ignavia e offende chi lotta per la libertà e l'uguaglianza. Mi spiace inoltre sentire da lei che oggi non ci sia bisogno di parteggiare apertamente per le donne: l'omertà e il silenzio sono pericolosamente complici e coautori del delitto. La chiesa professa l'omofobia e Dalla era un "parrocchiano" bigotto, tanto quanto lei evidentemente.

Cordiali saluti

Marco Sartorelli

Gallarate

cugino ha detto...

la ringrazio del commento, che merita una risposta puntuale:
1) forse negli anni 60 dalla poteva aver bisogno di lavorare, da decenni era così ricco che lavorava solo se gli andava
2) è proprio sicuro che la risposta giusta alle vessazioni, come pure al sessismo, sia uno schieramento isterico?
3) ha visto bene sul mio blog cosa penso della Chiesa e della religione, prima di darmi del parrocchiano bigotto?

evidentemente, lei è di quelli che non riesce ad avere verso chi ha un'idea diversa dalla sua un atteggiamento diverso dall'offesa gratuita
quando magari solo un esercizio più paziente dell'intelligenza le avrebbe fatto notare che l'omofobia sta di casa su queste righe evidentemente tanto quanto la tolleranza in lei

Marco Sartorelli ha detto...

Uno schieramento isterico no, ma uno mero schieramento certo che sì! Dalla ha scelto i salotti buoni con buona pace degli ignavi. Ha preferito scendere a patti con una chiesa corrotta che concorrere alla lotta per l'uguaglianza dei diritti umani... Un timorato del Vaticano, uno dei tanti, nella nostra puerile italietta.

Saluti

Marco

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