sabato 8 agosto 2015

VIRTUTE E CANOSCENZA

Poteva succedere questo, ai tempi del vinile: di comprarne uno con la copertina
doppia disegnata da Andrea Pazienza: quattro capolavori di facciate più il book...
Più gli strumenti che abbiamo ci consentono di scrutare in là nello spazio e (il che è la stessa cosa) indietro nel tempo, più sono destinate a moltiplicarsi "scoperte" come quella recentemente rimbalzata sui media, di pianeti "gemelli" alla terra, cioè grosso modo di dimensioni consistenza e distanza da una stella media simili al nostro, e quindi con una qual certa probabilità di aver potuto sviluppare forme di vita, magari senziente.
Sono scoperte, però, ben dentro e lungi dal contraddire il paradosso per cui, moltiplicata per il numero di stelle nella galassia (anche lasciando perdere la quantità di galassie nell'universo), la pure minima probabilità di esistenza di un pianeta "vivente" attorno a una stella dà una probabilità totale praticamente pari a uno, come dire che è assolutamente certo che esistano altri pianeti abitati come il nostro, ma però data la distanza tra le stelle la probabilità che ci sia un contatto tra le civiltà di due di questi pianeti (anche non completando la frase con "compreso il nostro") è praticamente pari a zero, come dire impossibile. A meno di non avere la "velocità curvatura" di Star Trek o un più pratico (anche se i telefilm relativi sono largamente meno affascinanti) Stargate...
Ebbene si, amo la fantascienza. Ma detesto i fantasy: non avrei neanche iniziato a leggere "La legione perduta" se mi fossi informato su che genere fosse - dal titolo mi sembrava un romanzo storico, al massimo con qualche libertà come "L'ultima legione" di Manfredi - ma ora voglio vedere come va a finire, soprattutto vedere se i romani catapultati da una stregoneria, innescata dall'incrocio tra due spade "magiche", che sembra proprio uno stargate, riescono in qualche modo a tornare indietro. Perchè è questa, la vera magia di ogni "portale", nella nostra vita: avere l'ardire di volerlo attraversare anche se si ignora se esiste, anzi forse anche se si sa che non esiste, un modo per invertire la marcia...
E si, perchè di tutte le doti che una persona può avere, il coraggio è forse quella più peculiarmente "umana", tanto è vero che su essa è imperniata, più che sulla proverbiale astuzia e solo attorno alla tematica del viaggio, la struttura di quell'archetipo di ogni letteratura che è l'Odissea: non c'è storia mai scritta dopo che non gli debba un qualche tributo, che non sia che al massimo un approfondimento di un tema che nel capolavoro omerico già c'è. Neanche Dante resiste a confessarlo, infilando nel suo Inferno una sorta di citazione che è solo apparentemente una postfazione, essendo invece in realtà la dimostrazione di avere centrato il punto, quello che una volta si diceva "il messaggio": Ulisse, tornato da Penelope dopo 20 anni di "odissea", subito ne riparte, con dei compagni assetati di altrove e conoscenza come lui, per trovare alfine la fine nel mare attorno alla montagna del purgatorio, in cui si imbattono dopo aver varcato le colonne d'Ercole. Ma non c'è nessun dispiacere, non può esserci, per questa fine tragica, perchè questa è certa anche per chi non vive appieno, e non c'è altra virtù a definire meglio l'umanità che questa insaziabile curiosità unita appunto a coraggio.
Pure Vecchioni, se mi perdonate l'accostamento al sommo Poeta, si accosta a Ulisse con questo approccio, e quindi vi lascio, per qualche giorno in cui forse non ci sentiremo tanto spesso, con due parlati su "Ulisse e l'America" che il cantautore mette a fare da sandwich all'hamburger rappresentato dalla sua vecchia Pagando, s'intende quando la riarrangia per Il grande sogno. Cito a memoria, e buone vacanze...
Ulisse,
ecco uno che tutto sommato ha la faccia:
salato, tritato - begli anni negli Hilton d'Arabia! -
e Dio, se scopava!...
E Mery,
mi ha chiesto la strada, lo svicolo, il ponte, l'imbuto, e poi si è sorpresa;
correva? Guardava le stelle?
L'America è senza ricordi,
e che lingua strana per dire "le voglio parlare"! Le voci non erano più quelle... 
Ho preso dai figli moltissimi vizi:
Succhiarmi le dita, sapere che questo è un sapore da amare,
guardare la luna dall'angolo retto,
sporcarmi, pulirmi,
ripetere sempre le stesse parole che aspetto...
...
Vorrei dirti sempre che t'amo,
ma non quando è facile, oppure, le braccia conserte,
si guarda quel muro davanti, si ascolta il rumore.
Vorrei lo sapessi: non sono il migliore,
ho un patto con gli anni, cavalco, ho paura,
mi tengo da sempre una mano sul petto,
dovesse mai smettere - ascolta - di battermi il cuore.

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