lunedì 30 maggio 2016

(MANCO) A FARLO APPOSTA

Colabona e Guardalavecchia, trasferiti in Sardegna per
scarso rendimento e slealtà reciproche: per correggere
le tante storture del pubblico impiego non c'era bisogno di
nessuna delle cosiddette riforme susseguitesi nel tempo,
bastava applicare, volendolo fare, la legge quadro del "57
La retorica del "nuovo che avanza", già di suo insopportabile, è resa ancora più odiosa dall'utilizzo esagerato che ne fa l'attuale (abusivo) premier, dal suo affacciarsi alla scena politica da sedicente rottamatore (in realtà figlio di papà con le mano in pasta) sino all'attuale inflazione a supporto delle (contro)riforme costituzionali con annesso referendum/plebiscito.
Come spesso accade, alla retorica corrisponde, tolti i veli per chi vuole e ci riesce, una realtà che è diametralmente opposta: stiamo precipitando lentamente in un incubo in cui per quasi tutte le variabili in gioco c'è un "prima" migliore del "dopo". Ragion per cui chi ha memoria dell'uno ha il dovere civico di fare tutto quello che è nelle sue possibilità per trasmetterla a chi per ragioni anagrafiche non può averla (e vive l'adesso nella promessa dell'altro), anche a costo di passare per vecchio nostalgico brontolone.
Farò alcuni esempi, per come mi vengono (cioè, non in ordine di importanza...).
Pubblico impiego. C'è stato un tempo in cui chi non aveva prospettive migliori (e al Sud quasi nessuno ne aveva) poteva sempre sperare di vincere un concorso e "sistemarsi", magari emigrando più o meno definitivamente. Anche nell'ipotesi più estrema, in cui nessuno di quegli impiegati avesse mai lavorato o comunque restituito alla collettività in termini di servizi quanto ricevuto come stipendio, si potrebbe parlare di una sorta di "reddito di cittadinanza" antelitteram che, se conosci come funziona il moltiplicatore keynesiano, si è sempre e comunque ripagato da solo (con le entrate fiscali sul reddito dei percettori, e dirette e indirette sul maggior reddito creato dalla domanda interna alimentata dal circuito creato da quel reddito). Che poi si potesse e si dovesse migliorare la resa anche dal punto di vista dei servizi prestati e della produttività (più ancora di quanto - tanto, fatevelo dire da un utente dei servizi pubblici di trent'anni fa - si è fatto), è scontato. Invece si è solo passati da una riforma di stampo privatistico a un'altra, ciascuna inutile fumo negli occhi, innescando fomentando e cavalcando odio sociale trasversale, fino a ridurre la classe impiegatizia pubblica italiana ad essere la più anziana la meno numerosa e la peggio pagata di tutti i Paesi sedicenti avanzati. E non ci si fermerà fino a quando anche l'ultimo servizio non sarà stato esternalizzato in Albania o chissadove, o privatizzato.
Classe media. C'è stato un tempo in cui un impiegato pubblico o privato, o anche un operaio, avendo un contratto a tempo indeterminato tutelato dalla legge, poteva non solo campare col suo solo stipendio una famiglia con più figli, ma anche consentire a questi ultimi di studiare e sperare per loro un futuro migliore, comprarsi casa, auto, e risparmiare qualcosa. Aveva tra gli altri diritti quello alle cure mediche per se e i suoi cari, e ad una pensione commisurata al suo reddito quando non fosse stato più in grado di lavorare. Anche qui, piuttosto che limitarsi a correggere le storture, si è preferito eliminare il problema alla radice: oggi la classe media è in via di estinzione, e presto sarà sparito anche il ricordo del Welfare State e di ciò che (poteva) rappresenta(re) nella storia dell'umanità. In altre parole, la lotta di classe non era frutto di chiacchiere marxiste: c'è stata e l'hanno vinta i capitalisti, la "piccola borghesia" era un falso problema, ed è stata spazzata via si, caro Lolli, ma da un vento che veniva da destra.
Mobilità personale. C'è stato un tempo in cui sembrava che il legame al lembo di terra cui ti aveva assegnato il Fato fosse diventato elastico per tutti, o almeno per sempre più persone. Henri Ford ci si fece ricco, sull'idea che le auto dovevano potersele permettere anche gli operai che le costruivano (e quindi si dovesse sia abbassare i costi di produzione che alzare le paghe). Tempi passati. Come quelli per cui "un'amministrazione niente male" dovesse meritarsi tale giudizio ad esempio facendo salire tutti gratis sui mezzi pubblici. Oggi come ieri un'auto media se la può permettere solo la classe media, ma visto il punto precedente la maggior parte della gente si può permettere solo un'utilitaria, per carità migliore in assoluto di una media di ieri, ma tra quanto costa mantenersela, l'assicurazione, i pedaggi, le multe, le pedonalizzazioni a cappella, eccetera, converrebbe farne a meno. Se si potesse, cioè se ci fossero servizi pubblici decenti. Si, perché, appunto, non è che prima realizzano servizi pubblici veloci decenti e magari gratuiti e poi disincentivano l'uso dell'auto, no (qui non si salvano manco i 5 stelle...): si fa prima questo, e quello lo si promette e basta, magari demandandolo all'ennesima privatizzazione salvifica o a qualche nuova carissima e lunghissima Grande Opera. Il futuro alle porte? Le auto a guida autonoma per pochi, quelle a guida manuale giocattoli per soli pochissimi ricchi, e tutti gli altri si arrangino...
Sono solo tre argomenti a caso, "imposti" dalla cronaca di questi giorni, ma la sintassi è applicabile a tanta, troppa altra roba, dall'industria musicale a quella culturale in genere, dal turismo al tempo libero in genere, dalle utenze domestiche fondamentali alla politica energetica nazionale: dove si può, si fa o si farà si che le cose vadano meglio per l'1% di soliti noti, e peggio per il 99%.

Nessun commento:

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno