martedì 3 maggio 2016

NESSUNA TREGUA FINO A OTTOBRE...

E' una immagine di qualche anno fa: è molto probabile che
la bandiera sia tenuta in mano da un piddino. Chissà come
voterà al referendum confermativo di ottobre prossimo...
Riassunto delle puntate precedenti.
Grazie a una legge elettorale di lì a poco dichiarata incostituzionale, un partito senza neanche la maggioranza relativa di voti prende, grazie al premio di coalizione con un partito alla sua sinistra che subito dopo aver beneficiato dello stesso premio (senza, non sarebbe neanche entrato in Parlamento) passa all'opposizione ma incassa pure la presidenza della Camera, una maggioranza di seggi, che diventa solida solo grazie al sostegno di parlamentari eletti nella coalizione avversaria, mentre il partito di maggioranza relativa è costretto alla finestra (poi accusato, guarda un po', di saper solo demolire) per non aver accettato di dare appoggio esterno (senza nemmeno poterne orientare le scelte fondamentali di governo) a un monocolore del partito che aveva sconfitto.
Poiché il primo tentativo di portare avanti questo tradimento multiplo della volontà popolare balbettava, l'allora Capo dello Stato si rende complice di un ulteriore (eh si, qui il racconto dovrebbe partire da ancora più indietro) tradimento, conferendo l'incarico di governo a un sindaco che nel frattempo aveva acquisito, grazie a una votazione interna sedicente democratica ma di fatto oscura manipolabile e minoritaria, il controllo di quel partito, che risulta vittorioso con bella percentuale (ma scarso incremento di consensi, visti i pochi votanti) alle elezioni europee (che non c'entrano una beneamata m...), spostando ulteriormente a destra sia le scelte politiche che la geometria dell'alleanza che lo sostiene in parlamento.
Grazie al fatto che questo blocco controlla praticamente tutta l'informazione "tradizionale", e ciò rende preziose le sue doti comunicative (inedite non certo in assoluto, e sapete a chi sto pensando, ma di certo in quel partito) e la sua spregiudicatezza, il tipo si spinge, "forte" solo di quella maggioranza parlamentare ripeto frutto di normativa incostituzionale e inciuci postelettorali (cui però corrisponde al massimo il consenso di appena un quarto, ma ormai direi di un quinto, dell'elettorato), addirittura alla riforma della Costituzione. Ma poiché neanche con tutti gli impicci arriva a quella percentuale di parlamentari che gli servirebbe a imporla tout-court, è costretto ad affidarsi al previsto referendum confermativo, sul quale pone una sorta di plebiscito su di se. E' sicuro di farcela? Forse. O forse no, visto che fa immediatamente partire una campagna plebiscitaria farcita della "retorica del nuovo" con cui si è affermato...
E siamo alla cronaca.
Preparatevi: saremo subissati da una propaganda martellante a favore delle cosiddette riforme, presentate come "autentiche innovazioni capaci di sbloccare tutto il sistema politico ed economico, finalmente portate avanti da una classe politica finalmente capace di fare fatti non solo chiacchiere, contro i retrogradi che vogliono bloccare il nuovo che avanza e difendere lo statu quo". Ve lo ripeteranno fino alla nausea, e senza nessuna argomentazione logica (le hanno tutte contro, poi le vediamo), perché il loro scopo non è convincere nessuno di quei relativamente pochi ancora dotati di un cervello pensante, ma una bella fetta di quelli che non hanno (o non hanno più) tempo voglia risorse per pensare. E' marketing. Fanno così per tutto. E funziona. Ragion per cui è dovere preciso di ciascuno di coloro ritenga di avere ancora una testa e pensi di volerla usare, fare campagna senza quartiere e senza risparmiare un sorso di fiato o una riga di pixel, su ogni terreno possibile, per bloccare questa infamia.
Ricordiamo in breve (se avete tempo leggete qui) in cosa essa consiste. Se passa, un partito col 25% anche scarso può avere la maggioranza assoluta dell'unica camera che esprime la fiducia al governo. L'altra camera viene mantenuta in piedi, non elettiva, solo per alcune tipologie di leggi, secondo tra l'altro una casistica incomprensibilmente complicata, per dare un contentino ai nostalgici del federalismo, per gli altri aspetti sostanzialmente cancellato (e meno male, ma anche qui era preferibile una confessione esplicita di fallimento a questo intrigo surrettizio). Quel partito, a questo punto, si nomina il Presidente della Repubblica, quello della Camera peraltro ora suo vice, la maggioranza della Corte Costituzionale, e per questa via condiziona anche quel poco che resta (i referendum per quello che valgono vengono resi più difficili) della democrazia diretta, e del CSM, e infine può riformare la Costituzione ogni volta che vuole senza più l'argine della procedura bicamerale complessa e del referendum confermativo. Un regime vero e proprio. E' vero che altre democrazie hanno meccanismi maggioritari e una camera sola, ma è anche vero che si tratta di sistemi pensati per quello, coi loro contrappesi ed equilibri. L'obiettivo di questo inguacchio frettoloso, che manomette l'equilibrio disegnato dai padri costituenti (eletti col proporzionale da una percentuale di votanti enorme, col preciso mandato di scrivere la Carta, e che ci hanno messo tutto il tempo e l'attenzione che serviva), è invece soltanto uno: consentire all'asso di pigliare tutto, ad esempio riformando anche la giustizia come vuole lui. Obiettivo, peraltro, perseguito da chi ha l'ingenua presunzione, fino a darlo per scontato, che l'asso sarà lui.
La Storia insegna, invece, che dei magheggi degli uni spesso vanno ad approfittare gli altri, e non sempre questi ultimi sono "comici qualunquisti" per usare un termine caro al piddino medio.
C'è un film al cinema in questi giorni, che sarebbe proprio da vedere e far vedere. Si chiama Lui è tornato, e immagina che Hitler torni dal passato e approfitti ancora delle condizioni favorevoli, anzi meglio dell'altra volta date le condizioni che oggettivamente lo sono ancora di più. E' fiction ironicamente agghiacciante, vediamo di non farla inverare.

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