Vi abbandono per qualche giorno dando ai "romani" due appuntamenti che più diversi tra loro davvero non si può.
Domenica 5 c'è il primo turno delle amministrative. Devo saltarlo ma tanto la mia candidata al secondo turno ci arriva. E poi lo vince pure, purtroppo: l'ho già spiegato, è una trappola, senza un governo che si riprenda in mano la sovranità monetaria e pratichi una lotta senza quartiere a corruzione e malaffare (una vera come solo il m5s forse può condurre, non quella finta che sbandierano tutti da sempre) amministrare decentemente e senza incappare in incidenti di percorso una città come Roma può risultare difficilissimo, se poi ti sei dato regole interne autolesionistiche riguardo agli avvisi di garanzia (che ti può arrivare anche per un atto meritorio) letteralmente impossibile.
C'è poi una faccenda che può essere citata come esempio sia di quanto appena detto, che di come a certi paradigmi mentali che ti entrano dentro come dogmi è difficile sfuggire in assoluto, e infatti non sfugge nessuno, come la luce da un buco nero: nemmeno pochi Raggi... Stiamo parlando di trasporti pubblici e mobilità. Nello scorso post parlavo di "pedonalizzazioni a cappella" con in mente praticamente l'unico lascito dell'amministrazione Marino, quella di via dei Fori imperiali. Che, come volevasi dimostrare, per lasciare duecento metri all'esclusiva di camion bar e centurioni, ha triplicato il traffico in tutto il triangolo Termini San Giovanni Campidoglio. Ora, non c'è candidato sindaco che non parli, sia pure in misure diverse, di altre chiusure al traffico (precise) e di potenziamento dei mezzi pubblici (vago). Quando invece l'unica cosa sensata, ma appunto proponibile solo avendo moneta "fiat" per finanziarla e "alzo zero" contro chi tenti di appropriarsi indebitamente anche solo di rivoli, sarebbe prima un piano di trasporti pubblici gratuiti (o quasi) e capillari, e quando i cittadini felici cominciassero a lasciare la macchina a casa per manifesta inutilità chiudere pure tutta la cinta aureliana... Ma comincio a pensare che non vivrò abbastanza a lungo per vederla, una cosa del genere.
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Vedrò invece con ogni probabilità l'amico Nino Mallamaci presentare giovedi 9 alla libreria Mangiaparole un suo libro di racconti: Breviarium.
Scrivere una raccolta di "short stories", io lo so molto ma molto bene, essendo molto più facile che scrivere un romanzo, è in genere la prova letteraria massima di chi scrittore-scrittore proprio non è, ma ama talmente tanto sia leggere che scrivere, e ha il cassetto talmente pieno di storie più o meno smaccatamente autobiografiche che a un certo punto non sa resistere, e le pubblica. Che risultino piacevoli da leggere, dipende sì da come sono scritte, ma ancora di più da quanta roba c'era da raccontare, e da quanto background comune hai con chi le ha scritte. Io non vedo l'ora, date non solo la conoscenza personale e l'ambientazione reggina, ma anche la fascia d'età, che si evince dalla foto. Ma sono certo che molti potrebbero avere le loro ragioni, quindi chi non può affacciarsi giovedì sera a Roma, lo cerchi sul web (ad esempio qui).
Ma la distanza tra i due appuntamenti non è data solo dalla diversa natura intrinseca. Nino infatti è (anche) un politico di lungo corso, con radici socialiste e un percorso che lo ha portato fino a SEL, se non proprio l'esatto opposto rispetto al movimento con cui ormai da anni mi sono schierato, diciamo quasi. E la politica, tra l'altro, è uno dei tre filoni che dichiaratamente seguono i racconti del libro, tra l'amore e la vita. Che poi, forse, è proprio il posto dove dovrebbe sempre stare...
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