L'immagine di sfondo, per chi non lo avesse indovinato di suo, è la famigerata stele di Rosetta, il monumento grazie al quale si sono potuti decodificare i geroglifici. La scelta è un augurio, riportabile su ogni scala dall'universo mondo al particulare intimo di ogni relazione, a non dimenticare mai che nel comunicare c'è solo una cosa peggiore dall'usare codici diversi: farlo essendo convinti di stare usando lo stesso codice. Nel primo caso, infatti, sai già che avrai difficoltà a capire e farti capire, e ti regoli di conseguenza, sforzandoti da un lato e abbassando le tue aspettative dall'altro; nel secondo, continui a parlare convinto che l'altro stia capendo quello che tu gli hai detto, e l'altro capisce un'altra cosa, e magari sulla base della stessa convinzione risponde a quell'altra cosa convinto che tu la capisca e invece tu intendi un'altra cosa ancora, eccetera, in un crescendo di incomprensione e rabbia dalle conseguenze potenzialmente devastanti. Succede anche nelle migliori famiglie, figurarsi altrove.
Il font invece è una voluta citazione di quello delle vecchie macchine da scrivere, scelto senza pretese di originalità allo scopo di rammentarsi che anche se scriviamo sul web e da un computer forse sarebbe il caso di ricominciare a prendere quell'habitus mentale cui eravano costretti quando il massimo della tecnologia era una Lettera32: pensarci bene sennò devi gettare un foglio e soprattutto riscrivere da capo. Se ci pensate un attimo, la cosa farebbe bene ma proprio bene a tanti, col proliferare di spazi di scrittura usati come l'ascensore dai maleducati con l'aerofagia. E non sarebbe male nemmeno con le foto, che da quando abbiamo gli smartphone ne facciamo tante che non valgono più niente e non le riguardiamo più.
Buon nono anno di vita, Controinformoperdiletto, allora; ormai come blog sei anziano, d'altronde nemmeno io in questo scherzo oramai. Una volta si diceva che gli anziani andrebbero ascoltati (non so perchè mi viene in mente la Brexit), dimostriamolo.
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