domenica 28 ottobre 2018

ANCORA U?

L'eurozona ha distrutto l'Unione europea, trasformandola da
un progetto di lenta e progressiva omogeneizzazione di valori
ed interessi in un piano di asservimento di alcune nazioni da
parte di altre. I veri europeisti vogliono la fine dell'eurozona, o
meglio dicono: o la BCE diventa prestatore di ultima istanza di
tutti i Paesi azzerando lo spread e consentendo politiche anti-
cicliche ai governi democraticamente eletti per questo scopo,
oppure bisogna seriamente decidersi a imitare gli inglesi...
Il problema non è lo spread, lo spread è il termometro. I mercati sono computer, certo possono essere indotti da movimenti architettati da chi controlla grandi masse di denaro a comportarsi in un modo anziché in un altro, ma è con effetti che non reggono a lungo: dopo un po', i computer metabolizzano i trucchetti, e tendono sempre ad accontentarsi di bassi rendimenti per titoli con basso rischio pretendendo invece rendimenti maggiori mano mano che il rischio sale.
Questa l'avete sentita in mille modi in TV, dai tigì ai talk politici, soprattutto recitata da piddini e altri soggetti a busta paga di quel sistema bancario internazionale che con un golpe lento si è sostituito ai governi democraticamente eletti. Io ve l'ho solo messa giù semplice. Anche come espediente retorico: non è che chi sostiene da anni che un'altra linea di politica economica è possibile e auspicabile, e finalmente la vede in qualche modo incarnata in un governo della Repubblica, non capisce di economia e finanza. Tutt'altro: il fatto è che bisogna capire, ma davvero, perché il rischio sale.
Il deficit? Decisamente no. Il 2,4 è più di quanto promesso dal governo precedente ai dittatori di Bruxelles, ma è meno dei famigerati parametri di Maastricht, e molto meno di quanto l'Italia stessa abbia avuto in molti periodi in cui lo spread era giù, per non parlare di altri paesi dell'Unione.
Il debito? Ma il rapporto debito/PIL non solo da noi è sotto controllo (ma non può calare drasticamente senza distruggerci, tenetelo bene in mente, e chi ha votato il Fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione andrebbe condannato per Altro tradimento), non solo ci sono Paesi che ce lo hanno molto più alto del nostro e però hanno lo spread a zero (il che dimostra che tra i due valori la correlazione sia solo apparente, ma non mi aspetto che il concetto di correlazione apparente sia comprensibile a menti in cui la logica alberga ancora meno che nella scarsa media umana), ma ci si dimentica troppo spesso che è, appunto, un rapporto. Una frazione, con un numeratore e un denominatore. E pertanto aumenta e diminuisce non solo variando il primo, ma anche il secondo. Avete capito o no, zucconi, perché dopo decenni di austerity, quindi avanzi primari (debito al netto degli interessi) più alti e continuati che in ogni altro Stato europeo (si, proprio così: quando dicono che non siamo virtuosi ci denigrano, e lo fanno strumentalmente, per continuare a depredarci, e gli italiani che gli fanno eco sono traditori punto e basta, consapevoli o meno che siano di esserlo), il rapporto debito/Pil è ancora quello di prima se non peggio? Indovinato, le politiche imposte da Bruxelles tendono ad abbassare sia il debito che, ma ancora di più, il PIL, quindi alzano il rapporto: è roba da terza elementare!
Dunque, se una manovra prevede un deficit tot che aumenta il debito a ics, se però è in grado di innescare un aumento di reddito ipsilon tale che il rapporto ics/ipsilon diminuisca, i mercati, che ripeto sono computer, fanno si che lo spread scenda, il che abbassa ulteriormente il rapporto eccetera eccetera. E abbiamo sostituito un circolo vizioso con uno virtuoso.
Dove si gioca la partita, quindi? Non sul numerino del deficit o di qualsiasi altro parametro, ma sul fatto che l'azione politica complessiva di uno Stato sia credibile o meno. Se fossimo in grado di avviare un piano di investimenti pubblici che prevedesse la rinazionalizzazione di tutto quanto è giusto e naturale resti in mano pubblica (perseguendo politicamente e magari giuridicamente chi negli ultimi decenni lo ha svenduto) e un piano straordinario di lavori pubblici che riqualificasse il nostro territorio in tutti i tanti settori in cui ciò servirebbe come il pane (dando occupazione a tutti gli italiani che volessero e si, a questo punto anche a un tot di extracomunitari fatti entrare in carrozza e non in barcone), abbandonando invece senza rimpianti (perfino pagando eventuali penali se dovesse servire) tutte le grandi opere avviate dai governi passati al solo scopo di creare il margine per cospicue tangenti, e in genere combattendo draconianamente ogni forma di corruzione (che tra l'altro ha l'effetto di disinnescare gli effetti del moltiplicatore keynesiano), potremmo arrivare senza problemi a un deficit in doppia cifra e vedremmo lo stesso abbassarsi lo spread.
Se questo governo fallirà, allora, sarà stato per mancanza di coraggio nell'affondare il colpo, che probabilmente avrà avuto radici nella sua necessaria eterogeneità, non certo per la costantemente e falsamente riferita avventatezza nell'essere finalmente tornato a praticare il deficit spending. Poterlo dichiarare prima, è uno dei vantaggi del fare informazione a gratis. Solo se tengono botta, a muso duro, e anzi magari rilanciano dimostrando che hanno ragione e iniziando a contagiare altri stati europei, riescono a vanificare il tentativo di colpo di Stato che abbiamo sotto gli occhi.

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