...è che a un certo punto impugnano il rubinetto... |
Parlando della radio, ad esempio, che conosco molto bene avendola fatta ai tempi d'oro delle radio libere, mi pare si possa affermare che in quella fortunata e breve stagione fu un media decisamente più freddo di quanto non fosse prima e non sarà mai più dopo. L'intervento continuo e pesante degli ascoltatori, infatti, era decisamente un elemento fondante e caratterizzante di quella esperienza, durante la quale l'espressione "la trasmissione la fate voi" non era affatto un semplice modo di dire come poi è diventato. Non appena fu chiaro, però, che le praterie che si erano aperte grazie ai primi pionieri, che avevano approfittato del fatto che gli strumenti necessari erano diventati accessibili per sfidare le autorità rischiando la galera oltre che il sequestro degli stessi e la vanificazione del sacrificio economico che erano costati, erano pascoli da marketing ben più promettenti delle misere raccolte pubblicitarie nel quartiere che si facevano per aiutare a tirare avanti la baracca, si attivarono quelle tendenze naturali del capitalismo in ogni sua estrinsecazione, che conducono invariabilmente all'accentramento in poche ricchissime mani, e di conseguenza alla massificazione dei contenuti. Alla fine di questo processo, in un decennio circa le radio sono tornate ad essere il più caldo dei media, ascoltabilissime da distratti anzi meglio se così, e infatti quelli come me hanno smesso prima di farla e poi anche di sentirla. Trovo francamente insopportabile il concetto stesso di "singolo", per cui se anche giri la manopola di continuo senti sempre le solite dieci canzoni fino a che loro non decidono che si passa ad altre dieci, chiave di volta di una strategia commerciale che (come chi ne capiva sapeva sarebbe successo, il che dimostra una volta di più che il capitalismo non è vero un cacchio che seleziona al comando i competenti) ha finito per strozzare il proprio stesso mercato. Amen.
Per Internet il processo ha avuto la medesima sintassi: luogo di massima libertà agli albori, quando per fruirne l'utente doveva necessariamente essere attivissimo (non a caso nickname scelto da uno dei primi paladini dell'antibufala, la cui parabola personale non è però sfuggita all'andazzo tanto che oggi lo ritroviamo tra gli araldi del mainstream più efficaci, proprio perché spende la fama di indipendenza di giudizio acquisita prima), resta ancora per molti di noi un media dove se ti dai da fare puoi ottenere gli strumenti per alla fine farti un'idea delle cose molto più ponderata e alla fin fine quindi migliore che non seguendo il gregge nel pascolo televisivo. Ma è solo perché il contenitore è così immenso che c'è spazio per tutti, perché se invece lo si valuta nel complesso si scopre che il flusso delle informazioni è oramai anche li massimamente calato dall'alto, anche grazie a quei social network che hanno prima soppiantato i millanta forum e poi hanno essi stessi seguito la stessa parabola, da nuovi spazi di libertà a nuovi strumenti di omologazione inconsapevole, di tutta la Rete, agendo da amplificatori e acceleratori del processo generale.
Tutto ciò è ancora più evidente restringendo il campo di osservazione alla Rete veicolata attraverso i device portatili, che ormai per comodità possiamo ascrivere tutti alla categoria degli smartphone (la distinzione tra telefonini e tablet si è nel tempo ridotta a questione di pochi pollici). E' vero, in fondo l'accesso è sempre a Internet, ma una volta di più qui si dimostra che "il mezzo è il messaggio", perché lo strumento cambia profondamente il modo di fruizione dello stesso bacino, e non solo per via del proliferare di app che la Rete la usano solo come infrastruttura. La peculiarità è che quando la tecnologia ha iniziato a essere in grado di produrre minicomputer da tasca (ché di fatto questi sono gli aggeggi di cui non riusciamo più a fare a meno) la sintassi di cui sopra era già consolidata e collaudata, per cui ha guidato e indirizzato l'architettura logica del nuovo strumento, anziché intervenire ex post come per i media precedenti. In altri termini, la pubblicità è passata dall'essere l'Anima, del commercio della stampa della radio della TV di Internet, direttamente al ruolo di Fattore: è il dio che plasma il suo adamo dal fango, non quello che vi soffia dentro l'anima. Il risultato è che se, volendo ed essendo estremamente attivi e consapevoli, si può essere ancora fruitori pensanti degli altri mezzi, con questo l'unico scampo è nella fuga: pretende utente stupidi, è concepito per attrarre subito gli stupidi e subito dopo istupidire tutti gli altri che attrae. Perché oramai la democrazia formalmente è percepita come dato acquisito, e non c'è modo migliore per vanificarla sostanzialmente che rendere tutti stupidi. Chi non è stupido e non intende diventarlo non ha scelta: dovendo possedere uno smartphone perché se no oramai si è fuori dal mondo, lo deve usare solo per le funzioni indispensabili.
Tutte queste riflessioni, una volta tanto con pochi link di approfondimento, perché uno dei siti che ormai consulto più di frequente, quello di Blondet, l'altro giorno ha pubblicato questo interessantissimo post, che vi invito a leggere per pensarci su. A me, ha rammentato la traccia di un tema che mi hanno dato come compito in classe alle scuole medie, e quasi del tutto lo svolgimento che feci, profeta delle cose di cui mi sarei occupato da grande. Così, mi è venuta voglia di scriverne la versione 2.0, oltre 40 anni dopo. Spero che mi diate un buon voto, sono tanto intelligente anche se non mi applico...
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