Qualche volta in più è capitato che una persona amica, sollecitata dalla lettura di un qualche post, mi abbia scritto privatamente, e talvolta la cosa ha originato uno scambio "@pistolare" inter nos. Stavolta invece, dopo averne ottenuto autorizzazione, lo scambio di email lo pubblico, perché ritengo possa interessare altri lettori, e perché ci azzecca con i giorni in cui ci troviamo, a cavallo tra il 25 aprile e il 1° maggio. Anche se il post da cui è originato apparentemente non c'entrava nulla, perché parlava di teoria della comunicazione (che poi è la ragione per cui l'amico Giuseppe, collega e codocente, se ne è sentito attratto). Lo riporto, ovviamente omettendo i cavoli nostri.
[...] riflessioni post lettura. Sono molto d’accordo sull’incattivimento nelle relazioni o, più precisamente, nel modo di comunicare e gestire le stesse… Sembriamo incapaci di avere due idee diverse su un qualsiasi argomento senza finire per mandarci a quel paese o perché “L’altro non capisce un…..” o, peggio, perché ha interessi poco chiari a difendere quella posizione… Vale in generale e, ovviamente, nel nostro lavoro… Il punto è che in campo tributario è fisiologico avere idee distinte sia tra contribuente/consulente ed Agenzia che fra due funzionari… quindi siamo ad altissimo rischio se non diventiamo consapevoli di queste dinamiche… Mi è piaciuto molto anche il post di Blondet che hai linkato… Anche l’idea di interessi forti che “spingono” la cultura verso il giogo della pubblicità mi trova d’accordo. La visione che delinei è a dir poco fosca… La domanda non può che essere “e quindi, come ne veniamo fuori?” Mi sembra che la capacità di analisi che metti in gioco, approdi ad un sostanziale scetticismo nei confronti di questi poteri più o meno occulti (meglio dire occulti ai più)… mi sbaglio? Allora mi chiedo… perché chi la pensa allo stesso modo non riesce a fare fronte comune per delineare una strada alternativa? Avremmo davanti (parlo della nostra Organizzazione) un campo in cui poter sperimentare percorsi diversi e gestione delle relazioni differenti… ma non lo crediamo possibile… Mi viene da dire che il problema vero sia più questo senso di resa… E lo dico alla vigilia del 25 aprile… mi chiedo, dove saremmo se i nostri nonni non avessero creduto nella possibilità di sconfiggere un “vero” nemico? Ci siamo rammolliti? Obnubilati da un consumismo che sembra l’unica vita possibile… Eppure, se ci pensi, è una stagione interessantissima sul piano sociologico… le trasformazioni che abbiamo vissuto e che ancora ci aspettano meriterebbero una passione civile correlata… Concludo con una annotazione autobiografica… una confessione… [ma qui si riferisce ad un post successivo - NdR] Per quanto ami Roger Waters, io ho sempre sognato di saper suonare come David Gilmour… so che nomino (quasi) il diavolo per te… Ma non credo che si possa generare certi assoli se non si possiede un animo tormentato… e le contrapposizioni Waters-Gilmour (come Lennon-McCartney del resto) sono frutto di quella stessa dinamica che ci porta a detestare chi la pensa diversamente… Ti allego un link interessante… www.lachiavedisophia.com
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[...] Hai letto un mio post di inizio mese e giustamente gli hai fatto fare scopa col 25 aprile. Solo che non ti sei accorto che è proprio l’accostamento che ti fornisce la risposta. Noi in aula diciamo che il conflitto deve essere gestito con un cambiamento sul piano della relazione: marito e moglie o si guardano dalla ruota panoramica e capiscono che la loro relazione è ancora valida e allora stanno litigando inutilmente, o continuano a litigare finché la loro relazione cambia da “coniugati” a “separati” o “divorziati”. Ecco, quando il conflitto è profondo e impatta sulla libertà e sull'esistenza stessa, si può arrivare al punto in cui l’unico cambiamento possibile è da “nemici vivi in combattimento” a “vittorioso e vivo / soccombente e morto”. Quando lo capisci, come alcuni dei nostri nonni fecero illo tempore, sai anche che non hai alternative. Un Poeta lo disse meglio ne La guerra di Piero: se pensi di avere alternative, anzi se solo pensi, non è che eviti il cambio di relazione, semplicemente ci entri nella parte del morto. Ora, tanto per fare un esempio, Zingaretti dice cose bellissime sul 25 aprile, il lavoro, l’europa, eccetera. Tanto che molti gli credono. Forse persino salverà il PD dall'estinzione. Ma si comporta come il Nemico che nasconde il fucile dietro la schiena. Oggi siamo di nuovo a uno spartiacque, forse è persino già troppo tardi per rimediare. Questo governo ad esempio poteva e non ne ha avuto il coraggio. Al momento, solo Casa Pound si dichiara apertamente per l’uscita dall'euro e dalla UE e, paradossalmente ma neanche troppo, per la piena attuazione della costituzione del 1948: giuro, dicono testualmente così. Eppure lo spartiacque è quello. E troppa gente non se ne accorge. Io sono troppo vecchio per pensare alla rivoluzione, e poi non ho mai nemmeno picchiato nessuno figurati sparargli. Ma questo conflitto terminerà o con la distruzione di questa UE o con la distruzione della nostra repubblica fondata sul lavoro. Anzi, sono già a buon punto. Per questo, io con chi vota PD e simili non discuto più di politica. Col nemico, chi discute è morto. [...]Non commento nemmeno. Aggiungo solo, perché me ne ero scordato nella risposta, una chiosa alla metafora pinkfloydiana: è vero che la grandezza di certe alchimie deriva proprio dalla coesistenza di "contrari", ed è vero che come suonava Gilmour nessuno mai e mai più, ma il grande chitarrista e il geniale autore stanno alla musica dei Pink come alle celebrazioni di questi giorni rispettivamente l'antifascismo ostentato contro i fascismi di ieri e quello sostanziale contro quelli di oggi. Per chiarire, uscendo di metafora, ecco un paio di letture di approfondimento:
- Fulvio Grimaldi, ovvero come andrebbe visto il 25 aprile, magari non scordandosi il 27 (anche perché i fascisti non si scordano il 28), per non tradirlo;
- Diego Fusaro, qui, qui e soprattutto qui, ovvero la differenza tra internazionalismo e cosmopolitismo, e come questa aiuta a capire in cosa esattamente consiste il tradimento della sinistra;
- Carlo Bertani, ovvero com'è che il tempo consente di deformare la Storia, man mano che odori e sapori concreti del racconto di prima mano si sbiadiscono.
1 commento:
Il mio nemico https://g.co/kgs/oWjxxH
Penso che sfida più ardua sia mettere e, soprattutto, tenere insieme...
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