Meglio precisarlo in didascalia: è un fake, pure annoso, e qui si parla di come e perché pure io ci sono cascato... |
Come sa chi mi segue, passo parecchio tempo a documentarmi prima di completare i miei post (perciò fin troppo zeppi di link di approfondimento), non ho mai avuto Twitter perché penso che l'estrema sintesi sia nemica giurata della ponderazione impedendone anche il minimo sindacale, non uso Instagram più o meno per la stessa ragione, e lo stesso Facebook, che ho talmente dall'inizio da possedere il profilo con la url cugino, dopo i primissimi tempi lo uso solo come vetrina per i post di questo blog, e poco altro. Se condivido qualcosa, quasi sempre è un brano musicale che mi ha fatto piacere riascoltare e voglio fare rigirare. Il fatto che uno così sia cascato così malamente nell'incidente, condividendo al volo il post di un amico senza fare alcuna verifica, è una ulteriore dimostrazione della pericolosità del mezzo. Ho chiesto scusa pubblicamente e giurato che non lo faccio più, anche se ripeto già lo facevo poco e niente, e promesso a un mio amico che mi chiedeva di cancellare la condivisione che avrei fatto di meglio: avrei lasciato in evidenza la mia figura di cacca, e poi spiegato con calma come ho potuto farla, perché, e cosa invece ne pensavo della faccenda. Ed eccoci qua.
Diciamo subito che due fattori hanno giocato a fregarmi, anche se non invoco una discolpa se non parziale: la verosimiglianza complessiva del testo falso, e il fatto che rappresentasse in qualche modo la mia opinione e pertanto ero piacevolmente sorpreso che fosse anche quello di una persona che stimo (lui magari non se lo ricorda, ma ci siamo anche conosciuti, cenando assieme in un dopoteatro trentino grazie a un amico comune). Anche perché, per quel poco di conoscenza diretta di africani che ho (molto poco, rispetto a lui, ma non nulla), so di gente fiera e orgogliosa che ringrazia per gli aiuti che può usare per fare qualcosa per rendere i luoghi natii un posto da non abbandonare necessariamente. E il falso Giobbe non è il primo a notare la differenza già fisica tra i passeggeri dei barconi e gli africani delle realtà più disperate.
Con ciò non sto dando di certo ragione alle uscite cafarde di Salvini, a cui non perdono non solo razzismo e volgarità (cui ha solo cambiato oggetto, dai meridionali agli extracomunitari), ma nemmeno anni di contiguità col berlusconismo (di cui l'essere pro-Tav e incline al tangentismo sono strascichi importanti) e soprattutto direi l'aver partecipato al golpe notturno con cui fu inserito il pareggio di bilancio in Costituzione (unica riforma costituzionale nella storia italiana ad aver avuto la maggioranza qualificata necessaria ad evitare il referendum confermativo): senza ripudiare tale abominio, ogni abbaiata alla Unione Europea non è che vuoto teatro. Ma poco importa che gli dia ragione io o meno, se proprio grazie a quelle uscite raddoppia le percentuali in un anno, e poi continua a salire nei sondaggi. Non può essere tutto frutto di abile propaganda manipolatoria, e non solo perché la maggior parte delle leve di quest'ultima stanno ancora saldamente nelle mani della controparte. Ci devono essere delle ragioni sostanziali di fondo, e non volerle vedere ci condanna a subirle senza poterle combattere.
Carlo Bertani qui tra le altre cose ci ricorda che "...nel 1960, la capitale della Nigeria, Lagos, aveva solo 350.000 abitanti. Era più piccola di Newark. Ma Lagos ora è sessanta volte più grande, con una popolazione di 21 milioni...". La pressione demografica dell'Africa è insostenibile: a chi propugna l'accoglimento di tutti quelli che arrivano, chiederei "e quando saranno milioni? ti andrà bene lo stesso? ok, oggi non lo sono, ma esiste una soglia d'allarme secondo te? e qual'è?". Ecco che allora la retorica dell'"aiutiamoli a casa loro" può suonare diversa, se declinata nel dettaglio: costringere la Francia ad abbandonare la sua moneta coloniale (che fra l'altro costituisce, quella si altro che i minibot, una violazione palese ed enorme dei patti Euro) e le prassi neocoloniali ad essa connesse, interrompere lo sfruttamento delle miniere di metalli rari (cosa che comporta l'interruzione dello sviluppo in progressione geometrica della tecnologia degli smartphone e del relativo mercato - significa, in soldoni, che dovete tenervi il telefono finché funziona, e smettere di rincorrere funzioni sempre più avanzate, siete disposti? no? siete tra le cause del problema, e sostenere la Rachete non vi salva l'anima), smetterla di finanziare dittatori e regimi che si arricchiscono a scapito delle loro popolazioni (quindi anche smetterla di vendergli armi, ché continuiamo dai tempi di Alberto Sordi), ritirare i contingenti militari da tutti i teatri di guerra e rifondere i Paesi in cui ci siamo ingiustamente immischiati (Libia in primis, anche se non possiamo resuscitare Gheddafi), eccetera - che la lista è lunghissima. E' vero che snocciolare le cause non deve servire da alibi per negare l'assistenza ai bisognosi, ma è anche vero che dimenticarle ci rende strabici, incapaci di vedere che i bisognosi che arrivano sotto le nostre coste si trovano in situazioni di pericolo perché qualcuno, a conoscenza delle norme giuridiche e delle ragioni etiche che costringono al salvataggio, ce li mette, così configurando una fattispecie di "procurata emergenza" che dovrebbe costituire un reato penale specifico, mentre tutto il resto del continente africano o quasi è in condizioni di bisogno ancora più grande ma siccome è fuori portata possiamo rinunciare a combatterne le cause, anzi addirittura a cercare di capirle (e di capire quanto siamo complici tutti).
Ecco che allora è legittimo chiedersi il perché e il come alcune ONG si siano messe a pattugliare il mare per raccogliere gente, così di fatto modificando il "mercato" degli scafisti, che non devono più trovare barconi in grado seppur a stento di completare la traversata, ma gli basta qualsiasi natante in grado di portarli al largo, nelle acque pattugliate dai "volontari". Cosa c'è dietro?
Non occorre postulare l'esistenza di un Grande Vecchio per comprendere come tra le tendenze naturali del capitalismo, che lo rendono vincente proprio perché corrispondente alla natura umana profonda, c'è quella di pagare sempre e comunque il meno possibile i fattori di produzione, per cui tra questi ultimi "vincono" quelli maggiormente in grado, storicamente e/o momentaneamente, di "farsi rispettare". Il fattore lavoro è il più debole tra i tre, perché il più legato a esseri transeunti in carne e ossa, per cui richiede più fatica e cura per risultare protetto. La globalizzazione aveva tra gli obiettivi, e ha tra gli effetti, proprio quello di fare saltare il più possibile e il più presto possibile queste protezioni, che erano state concesse a risarcimento di una tragedia immane come la seconda guerra mondiale e in virtù di una dialettica tra sistemi alternativi che ha avuto riflesso all'interno dell'Occidente (nelle lotte sindacali) finché aveva senso al suo esterno. Infatti, finita l'URSS e allargatesi a est l'influenza occidentale, anche tramite l'allargamento della UE, è iniziato il processo di livellamento verso il basso della retribuzione del lavoro a livello mondiale. La strategia non è segreta, si chiama "replacement migration", e chi la propugna non ne fa mistero: ad esempio la tipa che hanno messo a capo della BCE, quando era al comando del FMI non temeva di sfoggiarla. Messa in piano, suona più o meno così: noi crediamo di essere individui evoluti, ma siamo solo tipi viziati, coi nostri diritti la nostra cultura il tempo libero eccetera, tutte cose che dobbiamo mollare, ma siccome è dura toglierle ai vecchi o comunque a chi tende a considerarle acquisite, intanto le tolgono ai nostri discendenti, che non sapranno mai che sono esistite quindi non se ne lamenteranno, specie se intanto li dotano di mezzi di "divertimento" sofisticatissimi, e pian piano pure a noi, che peraltro nel frattempo invecchiamo e moriamo. E' un meccanismo efficacissimo, di cui fanno parte sia le innocue (e anch'esse "divertenti" nel senso etimologico del termine, facendoci guardare altrove) concessioni sul piano dei cd. diritti civili (tra cui non a caso l'ideologia gender, tra l'altro tendente ad abbassare ulteriormente il già minimo tasso di riproduzione degli occidentali), sia i solleticamenti pietistici artatamente prefabbricati tramite il fenomeno migratorio che ci mettono in scena davanti.
Così noi ci dividiamo tra buoni e cattivi, però i pomodori e la frutta a prezzi accessibili piacciono a tutti, e i cellulari nuovo modello ogni anno pure, e come si chiama questa nuova pianta che consente di creare tessuti leggeri resistenti ed economici? cotone? certo, va coltivata in piantagioni amplissime, ci vuole tanta manodopera a basso costo... Capita l'antifona? siete schiavisti del cavolo, anche se vi impietosite davanti al telegiornale, se non cambiate modello culturale ed economico e cercate il modo di imporre quello alternativo al capitalismo ordoliberista globalista consumista, con pazienza e fermezza.
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