domenica 12 gennaio 2020

IL CASO SOLEIMANI, IN BREVE

I funerali del "terrorista": per la questura un migliaio di presenti...
Baccini conosceva e amava De Andrè (a un certo punto riuscì persino a duettarci in un brano: Genova blues, si chiamava), per cui è molto probabile che la sua Rifacciamo il muro di Berlino l'abbia scritta con nel cuore la lezione di storia de La domenica delle salme (quella di "la scimmia del quarto reich ballava la polka sopra il muro, e noi che eravamo sotto le abbiamo visto tutti il culo", si). Resta ingenua come tutti i testi di Baccini, ma è del 1993 e non si può certo dire non sia tempestiva. Oggi che il muro di Berlino non si può più rifare, è sempre più evidente la necessità che il mondo torni ad essere bipolare se non che divenga multipolare, perché trenta e passa anni di "fine della storia" hanno dimostrato fin troppe volte che troppo potere concentrato da una sola parte finisce per rovinare tutto il consesso: una semplice legge di natura che vale per qualsiasi consesso, anche il vostro matrimonio, figurarsi le potenze nucleari. Non è questione di "come" lo si utilizzi, se è tutto da una parte troverà il modo di rovinare lo scenario, potete giurarci.
La cronaca dice di un generale iraniano ucciso da un intervento militare americano tramite droni. Una novità storica assoluta: finora avevano sempre preferito mascherare i loro interventi in vari modi. Insomma, ci fosse stato Trump, non avrebbe avuto bisogno di buttare giù le Torri gemelle per attaccare l'Afghanistan. Ma a stupire non è tanto la manovra del cafonazzo momentaneamente imperatore per favorire, spostando i riflettori, l'insabbiamento della farsa del suo impeachment (messa in scena dai dem per farsi belli ma solo perché sapevano che non poteva andare in porto, non avendo i numeri al senato), è il colpo di genio della risposta iraniana: un attacco ad alto valore simbolico, a cominciare dal momento, e a basso risultato pratico, di modo da consentire al nemico di soprassedere all'alimentazione dell'escalation. Mentre non stupisce affatto l'atteggiamento di quasi tutta la classe politica italiana (con Salvini in prima fila, ci fosse ancora bisogno di gettare la maschera) e della stampa a libro paga, come al solito intenta a ripetere una narrazione mendace fino a farla diventare luogo comune, tacendo invece (al punto da far inalberare perfino un Cacciari, mica Che Guevara) la vera statura storica della vittima: decisivo nella lotta contro l'Isis, per dire.
D'altronde, quando qualcuno in Italia si mette in testa di fare del vero giornalismo, se gli va bene finisce nel cono d'ombra, come nel caso dell'intervista della Maggioni ad Assad censurata dalla Rai, per le ragioni che qui ci spiega Grimaldi. Ragion per cui il minimo che possa fare un blog, che vero giornalismo non lo fa, è mostrarvi il video. Se anche uno solo di voi apre gli occhi, è cosa ben fatta...


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