domenica 1 marzo 2020

RADIOCIXD 13: ANIMALS

E' una centrale a carbone esistente, ai tempi anche funzionante.
Pure i porci volanti esistono davvero, ma non ce ne accorgiamo.
Avendo intenzione di tenere questo blog ancora per qualche annetto, mi sono ripromesso di alleggerirne il tono generale pubblicando una recensione musicale ogni due o tre post di altra natura, il che mi dovrebbe consentire, visto che pubblico in media un post ogni 5 o 6 giorni e ho selezionato un totale di un centinaio di album da recensire, di arrivare al 2023 abbondante prima di dover passare alle compilescion, e di non tornare mai presto su di un artista già recensito. Se una eccezione si può fare, però, senz'altro è più che congruo che questa sia per i Pink Floyd.
Con loro accade un po' quello che accade coi Genesis: c'è sempre un fan più puro degli altri. Io ad esempio penso che i Genesis "veri" fossero quelli con Gabriel, ma più del per me sopravvalutato Lambs amo alcune cose dei tre album successivi; però ci sono amici che hanno continuato a seguirli persino quando li ha lasciati Collins (che li aveva trasformati in una band pop per giunta affidandogli gli scarti del suo repertorio da solista pop), ci sono altri che Lambs è il capolavoro assoluto, e altri ancora che già in Selling England trovano segni della deriva successiva, amici che hanno seguito uno o l'altro degli esponenti nelle carriere soliste, e altri che schifano persino i capolavori di Gabriel. Allo stesso modo, io penso che l'anima dei Pink Floyd sia Waters e quindi quelli veri siano morti uscito lui e anzi la loro anima si sia intravista soltanto a sprazzi nella sua carriera solista, ma ci sono amici che hanno conosciuto solo la band dei tempi dei folli concertoni di Cinecittà e Venezia (per noialtri solo rappresentazioni teatrali senza anima) e l'hanno seguita fino alla fine, magari riuscendo anche ad apprezzare i pallosissimi dischi di Gilmour, e altri che precisano che The final cut è un disco di Waters in cui suonano i Pink Floyd fatto con gli scarti del mitico The wall, altri che anche quest'ultimo è un opera pop-rock frutto delle ossessioni di Roger ma niente a che vedere con la visionarietà e l'innovazione dei dischi dell'epoca d'oro, e altri ancora che già la trilogia Dark side - Wish you were here - Animals era roba commerciale, fino a quelli che solo l'epoca psichedelica, e a quelli che no solo quelli di Barrett erano i veri Pink (quindi solo un album, in pratica).
Nonostante tutto ciò, secondo me ci sono varie ragioni, però, per considerare Animals un capolavoro (e se non credete a me sentite Scanzi):
  1. è ispirato a un capolavoro della letteratura distopica come La fattoria degli animali di George Orwell (e infatti tempo fa parlando di quel libro ho citato questo disco);
  2. con la sua spietata critica alla società occidentale, dimostra di aver compreso il vero messaggio artistico di Orwell, che invece è noto anche in base al superficiale quindi erroneo convincimento che scrivesse in funzione anticomunista;
  3. è l'ultimo vero lavoro condiviso (corale non si può dire già nemmeno di Dark side...) dei Pink Floyd (il successivo The Wall può piacere, e a me piace molto, ma è già praticamente quasi un disco di Waters dove suonano gli altri, come fu ammesso per il seguente The final cut);
  4. ci sono 5 brani in tutto, ma di fatto sono 3, e sono tutti e tre letteralmente strepitosi.
Prima di commentarli uno a uno, però, c'è da precisare, ove servisse, che per gli album dei Pink vale più che per ogni altro disco l'assunto per cui vanno ascoltati per intero. Se non avete tempo, rimandate a quando ce l'avete. E se non siete abituati a questo tipo di ascolto, se in altri termini siete figli dell'era spotify, vuol dire che vi serve ancora di più, come a chi crede che il teatro sia Made in Sud non avendo mai visto una commedia di Eduardo. Fidatevi. Per cui ecco il link al tube intero, che poi supera in totale di poco i 40 minuti (costringere gli artisti a limitarne la durata, come faceva l'analogico, migliorava la qualità media degli album), e poi anche la tracklist:

1. Pigs on the Wing (Part I)
A leggere chi se ne intende questa è una breve canzone d'amore in due parti, dedicata da Roger alla moglie. A me è sempre sembrata l'accorata degna introduzione al tema sociopolitico del disco, fatta attraverso un punto di vista intimo, come è giusto che sia.
2. Dogs
Oltre 17 minuti di suite, in cui le invettive contro i cani, il variegato corpo di guardia del potere, si mixano perfettamente a una serie di assoli e sottofondi che ne sottolineano e precisano il significato, al di là della pregevolezza assoluta delle esecuzioni.
3. Pigs (Three Different Ones)
Qui la durata scende a 11 minuti e mezzo. Ma non scendono affatto né la durezza esplicita delle invettive, stavolta direttamente contro il potere stesso e le diverse forme che prende (e si, facendo cognomi e identikit precisi, ma l'eternità del brano fa si che si possano cambiare a piacere) né il livello esecutivo di voce e strumenti.
4. Sheep
Il mio brano preferito è il più corto dei tre lunghi, e comunque supera i 10 minuti. A incorniciare il racconto della rivolta orwelliana delle pecore contro i cani, finita poi con il rimpiazzo di questi ultimi da parte di alcune delle prime (perché non c'è speranza, la struttura del potere è una costante sociologica eterna), una intro di tastiera così perfetta che l'ho usata per anni come sigla radiofonica, e una coda schitarrata che quando la facevamo con i Ristrittizzi piaceva tanto ai miei amici che la allungavano ancora di più dell'originale. Il tutto su un giro di basso memorabile che non molla mai, e a un certo punto assurge ad assolo.
5. Pigs on the Wing (Part II)
Come per la prima parte, non sono d'accordo sia un rifugio nel privato. A me pare invece la confessione di una pecora diventata cane. E quindi la denuncia anche della famiglia come parte del sistema di potere. Non c'è scampo. The Wall è in canna.

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