Oggi vi parlo di un sito mirabolante, che raccoglie le recensioni, e talvolta anche i video o gli mp3, di quasi quarantamila canzoni di ogni epoca, dalla ballata tradizionale la cui origine si perde indietro nel tempo all'uscita odierna magari nel silenzio del mainstream, che hanno tutte in comune il tag di essere "contro la guerra" (e aggiungerei, parafrasando il peggior Bersani con Monti e la nefasta UE, "senza se e senza ma": niente spazio a "io sono contro la guerra ma quel briccone di Putin in qualche modo bisogna fermarlo"...) e poi altri argomenti che le raggruppano variamente. Tra questi ultimi c'è pure il Coronavirus, a cui hanno dedicato una intera sezione, che raccoglie ben 191 canzoni. La cosa, pensando alla mia percezione persistente di totale o quasi mancanza di voci fuori dal coro "pandemico" nel panorama musicale specie nostrano, mi ha sinceramente stupito, spingendomi ad addentrarmi in questo Canzoniere tematico particolare.
Già solo scorrendo l'elenco, però, constato che la quasi totalità dei brani e direi degli autori e interpreti selezionati (spesso, tra l'altro, a posteriori e manco di poco) è fuori dal mainstream. Questo da un lato spiega com'è che si arriva a 191, e dall'altro fornisce una ulteriore misura di quanto la canzone specie italiana si sia allontanata decennio dopo decennio dalla funzione sociale che aveva assunto tra gli anni sessanta e i settanta, di laboratorio incubatrice e megafono delle istanze antisistema. Che poi, come ripeteva perfino Celentano in TV quando etichettava qualsiasi cosa nella dicotomia Rock/Lento, di meglio non c'è per definire correttamente il "rock", che non è un ritmo o un tipo di musica, ma un atteggiamento innanzitutto culturale. E questo, con buona pace dei loro fan, taglia senz'altro fuori i tanto amati (e pur non disprezzabili, rispetto al resto del panorama) Maneskin, e restituisce alla sua autentica dimensione di finto-rock (insopportabile, coi cori russi e il free jazz punk inglese, secondo il Maestro) il tanto venerato Vasco (attempato cantautore melodico attento da sempre a non pisciare davvero fuori dal vaso).
Seguendo i link, però, il quadro complessivo peggiora. Troviamo infatti, oltre ai citati pezzi di artisti lontani dal mainstream e quindi senza alcuna possibilità di intaccare la narrazione dominante:
- moltissimi riadattamenti di testi di canzoni altrui ad opera di satireggiatori sconosciuti (e non sempre abilissimi nella cosa, ma pazienza);
- molte canzoni precedenti al 2020 inserite in elenco per essere state profetiche;
- troppi brani che sono si in argomento coronavirus, ma restando congrui alla narrazione ufficiale:
- Restiamo a casa di Giuliano Sangiorgi;
- Senza fucile né spada di Cristina Donà (tu quoque);
- Pane al pane di Alberto Bertoli (con papà che si rigira nella tomba, carrozzina compresa);
- Autocertificazione de Lo Stato Sociale;
- Andrà tutto bene, stesso titolo per tre leccatine da parte di Elisa, il Piccolo Coro dell'Antoniano e addirittura il compagno Cisco.
Nell'aria di Giorgio Canali e Rossofuoco - La palma di migliore canzone sul tema va, e non mi stupisce, a un esponente della galassia ex-CSI. Per intenderci, riporto una strofa: È la liturgia del pensiero unico, continui appelli in mondovisione / a isolare i terroristi che divergono d’opinione / occupazione militare e delazione per il bene comune / dai che si arriva alla temperatura di ebollizione delle rane.
Pan/Demonio di Daniele Sepe - Nemmeno trovare lui in questa lista è stata una sorpresa: da uno capace di passare dalla tarantella a Frank Zappa, dalla fusion jazz a Comandante Che Guevara suonata come Corazon Espinado di Santana, senza mai dimenticare dove è la vera sinistra (cioè contro il sistema), mi sarei stupito del contrario.
No More Lockdown di Van Morrison - La cosa triste è che per trovare uno senza peli sulla lingua ("fascist" è l'etichetta giusta per gli architetti della pandemia) bisogna arrivare a un cantautore irlandese di 75 anni. Subito bersagliato da tutti, persino in questo stesso sito.
Nuvole di Frankie HI-NRG MC - Se c'è un italiano con un minimo di notorietà che intende il rap come controcultura, come nelle origini a stelle e strisce, è lui, sin dagli inizi. Troppi altri nel dirsi rapper hanno solo rovinato l'etichetta, e non li nomino nemmeno (cito solo Corona rap degli Assalti frontali perché è tra le 191).
L'immunità di gregge e La vacinada di Checco Zalone - Non sono sicuro di come la pensi davvero Luca Medici, che rimane sempre abbastanza paraculo da tenersi fuori dai guai, magari rifugiandosi dietro la satira. Ma quest'ultima rimane sempre forse il modo più efficace di combattere il Potere tra quelli a disposizione di chi potere non ne ha: ridendo ridendo Pulcinella dice sempre la verità..
La realtà non può essere questa di Eugenio ed Edoardo Bennato - Francamente non me l'aspettavo, questa fine carriera di uno che all'età sua ancora si tinge i capelli ed è passato da anni settanta magnifici ad anni ottanta e novanta francamente imbarazzanti. Ma bisogna dargli atto di essere ancora il più "rock" di tutti..
La lista è corta? Ve l'avevo detto... Ma facciamo così, se qualcuno ha canzoni da segnalare per allungarla, posti gli estremi e magari il link al tube in commento al post. Accorrete numerosi.
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