mercoledì 13 gennaio 2010

IO SONO AFRICANO


Ho aspettato qualche giorno per scrivere dell'affare Rosarno, per lasciare decantare la rabbia e il senso di vomito. Non so di tutta la faccenda cos'è che fa più schifo, se le aggressioni gratuite che hanno fatto saltare i nervi agli africani o il loro stato di effettiva schiavitù tenuto nascosto ai nostri occhi di consumatori, se le reazioni di stampo ignorante e razzista della ggente comune alla loro rivolta o quelle dello stesso stampo di Maroni che ne approfitta per rinanciare la sua politica ignorando che essa è la causa e non la cura dei problemi, se le condizioni di vità a cui è costretta da lustri questa povera gente o le reazioni xenofobe dei locali (da cui per fortuna altri locali hanno preso le distanze). E' una bella lotta, a ciò che fa più schifo.
E' vero, la violenza va deprecata sempre, per cui in teoria è stigmatizzabile anche la rivolta degli immigrati che apparentemente ha innestato i fatti di cronaca. Ma intanto sottolineo l'avverbio apparentemente, perchè quando c'è una rivolta che parte dal basso bisogna sempre chiedersi "come mai?", e poi, insomma, detto senza giri di parole, chi usa schiavizzare deve sapere che esiste la possibilità, per quanto remota, che gli schiavi una volta o l'altra si ribelliino. In altre parole, se tratti le persone come bestie, non stupirti se si imbestialiscono, stupisciti se non lo hanno ancora fatto.
Ma andiamo con ordine, a beneficio degli ignavi che vogliano smettere di esserlo. A quelli che vogliono persistere nella propria ignavia e superificialità, invece, vada questo mio augurio: che siate voi, e solo voi, il cibo degli affamati una volta che si sveglieranno si conteranno e ci assaliranno. E sarà presto, se non cambiamo radicalmente politica.
Volendo per motivi di spazio rinunciare a inquadrare la questione in quella generale dei rapporti tra primo e terzo mondo e della distribuzione delle risorse del pianeta, mi limito alla faccenda Rosarno perchè ne è un buon paradigma.
Quelli che straparlano di "clandestini da cacciare perchè rubano il nostro lavoro e violentano le nostre donne" probabilmente non sanno, infatti, che esiste una organizzazione capillare di reclutatori di manodopera a bassissimo costo. Nessuno si alza la mattina e decide di imbarcarsi su un gommone, ma esiste una struttura ormai collaudata, controllata dalle varie mafie, cui può sempre rivolgersi, diciamo da una trentina d'anni, chi non riesce a (più) a lavorare in Paesi rovinati dalla colonizzazione e dalla sua prosecuzione con altri modi che chiamiamo globalizzazione. Con varie differenze a seconda di che Paese stiamo parlando, sia nei modi in cui l'operazione viene svolta sia negli sbocchi "occupazionali" offerti. Restando nel nostro caso, gli africani sono la carne da cannone per i campi. E come le prostitute vengono a soddisfare le esigenze sessuali di tanti italiani magari bempensanti, così i raccoglitori vengono a soddisfare le esigenze dei proprietari terrieri. C'è da competere nel "libero mercato" europeo, occorre abbassare i costi della manodopera: un lavoratore regolarmente registrato costa tra una cosa e l'altra almeno 80 euro al giorno, uno schiavo africano 25. Di cui 6 o 7 restano in mano ai caporali e ai trasportatori locali. Per cui l'africano per meno di 20 euro fa quello che un italiano farebbe per 40/50 (più tasse e contributi, 80/100). Peggio: un regolare lavora 8 ore al giorno, l'africano 16. La manodopera africana costa un ottavo, forse un decimo, così le arance, i limoni, le olive, i pomodori calabresi, siciliani, campani o pugliesi possono essere competitivi.
Così, nella beata ignoranza del consumatore che al bancone dell'ortofrutta sceglie il pachino o il san marzano o il tarocco o l'olio buono magari badando che sia prodotto in Italia, sono decenni che sfruttiamo degli schiavi veri e propri. Gente che finito il lavoro va a stramazzare in sistemazioni di fortuna, senza acqua o servizi igienici. Tutti maschi, senza vita sociale, che talvolta vengono persino derubati mentre tentano di mandare a casa i proventi del loro lavoro, comunque in eccesso rispetto alle esigenze elementari a cui si autoriducono, comunque superiori a qualunque cosa potessero fare in patria per se e per i loro cari.
Quindi, c'è poco da fare giri di parole: gli africani sono le vittime, i loro sfruttatori in solido con la mafia sono i carnefici, e noi siamo i mandanti.
La ribellione, poi, che non è nemmeno la prima in questi anni, ha il merito ulteriore di avere un aspetto pedagogico: questa è gente "giovane" oltre che disperata, si accontenta di pochissimo ma se cerchi di levargli pure quello, se alla schiavitù aggiungi il sopruso magari gratuito, fà quello che gli italiani, e i meridionali in particolare ne avrebbero ben donde, non sono più capaci di fare, rovinati da secoli di abitudine all'acquiescenza e alla collateralità anche quando non c'è connivenza: si ribella.
Queste cose le dice meglio di me Don Tonio Dall'Olio nel suo libro di un anno fa dal titolo Gli africani salveranno Rosarno, di cui qui Repubblica riporta la prefazione. Nello scegliere un titolo di speranza, non aveva fatto i conti con un Ministro dell'Interno capace solo di blaterare di eccessiva tolleranza, ricevendo stavolta persino una protesta diplomatica ufficiale, per cavalcare una volta ancora l'ignoranza xenofoba che lo ha strappato alle balere portando lui e i suoi sodali agli scranni più alti della politica, e di deportare i malcapitati in centri di tutta Italia. Scoprendo tra l'altro che in buona parte si tratta di immigrati regolarmente muniti di permesso di soggiorno, e quelli che non lo hanno dovrebbero riceverlo ad honorem, essendoselo guadagnato spezzandosi la schiena, irregolari solo per colpa di chi li ha reclutati.
Capito, signora mia? Sono regolari, e quando non lo sono dovrebbero esserlo perchè lavorano per te, negli ultimi 15 anni ti hanno reso il conto della spesa più leggero di quanto non abbia fatto la classe politica con le sue bugie e le sue tessere false. Quando sputi che devono "andarsene a casa loro", sappi che questa nostra presunta patria è, casa loro. Nè più ne meno come i Paesi in cui noi italiani siamo emigrati nei secoli scorsi sono diventati casa nostra, li abbiamo costruiti, trasformati, e sono pieni di italiani di seconda terza quarta quinta generazione. La differenza non è nel comportamento, che noi reputiamo migliore nei nostri nonni emigranti di quanto ci sembra di vedere in questi immigrati, perchè dove c'è povertà c'è delinquenza e noi ne abbiamo esportata tanta, di criminalità più o meno organizzata, da riempire migliaia di film. La differenza è nella politica dei Paesi presso cui siamo emigrati noi, tanto diversa dalla nostra oggi: pur tra razzismo e discriminazioni, e filtri come una Ellis Island mostruosa ma infinitamente meno dei nostri centri/carcere, quelli erano perfettamente consapevoli di avere BISOGNO di noi, e organizzavano le cose perchè ci fosse possibile, per carità non garantito nè facile, inserirsi e ricostruirsi una vita al di là dal mare. Noi preferiamo i respingimenti, e intanto fingiamo di non sapere che la malavita surroga, anche nella ricerca di braccia, quello che invece dovrebbero fare le istituzioni alla luce del sole. Garantendo la possibilità di avere una casa, un lavoro, un futuro a chiunque contribuisca alla cosa comune, indipendentemente da dove è nato.
...
Niente da fare, non riesco a digerire la rabbia. Chi ci crede può chiamare in ballo Cristo, e ricordare ai suoi amici che si dicono cristiani che gli Ultimi sono proprio quelli lì che sfasciano cassonetti come un giorno Lui fece con i banchi dei mercanti. O Marx, che se nel terzo mondo leggessero lui anzichè il Corano saremmo già in guai seri, che sono loro i proletari di tutto il mondo e se si uniscono ci fanno un culo così. Un amico su Facebook ha chiosato la sua indignazione con le parole di De Andrè: per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti. Lo imito, mi affido alla poesia, e chiudo col testo di un pezzo del suo concittadino Fossati: non la bellissima Mio fratello che guardi il mondo, una meno nota.
PANE E CORAGGIO

Proprio sul filo della frontiera
il commissario ci fa fermare
su quella barca troppo piena
non ci potrà più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci possiamo ritornare.

E sì che l'Italia sembrava un sogno
steso per lungo ad asciugare
sembrava una donna fin troppo bella
che stesse lì per farsi amare
sembrava a tutti fin troppo bello
che stesse lì a farsi toccare.

E noi cambiavamo molto in fretta
il nostro sogno in illusione
incoraggiati dalla bellezza
vista per televisione
disorientati dalla miseria
e da un po' di televisione.

Pane e coraggio ci vogliono ancora
che questo mondo non è cambiato
pane e coraggio ci vogliono ancora
sembra che il tempo non sia passato
pane e coraggio commissario
che c'hai il cappello per comandare
pane e fortuna moglie mia
che reggi l'ombrello per riparare.

Per riparare questi figli
dalle ondate del buio mare
e le figlie dagli sguardi
che dovranno sopportare
e le figlie dagli oltraggi
che dovranno sopportare.

Nina ci vogliono scarpe buone
e gambe belle Lucia
Nina ci vogliono scarpe buone
pane e fortuna e così sia
ma soprattutto ci vuole coraggio
a trascinare le nostre suole
da una terra che ci odia
ad un'altra che non ci vuole.

Proprio sul filo della frontiera
commissario ci fai fermare
ma su quella barca troppo piena
non ci potrai più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci potremo mai più ritornare.

5 commenti:

di emanuele davide scimone ha detto...

sono africano, nero, negro, immigrato, irregolare e clandestino. Come te.
stostretto

camillo.coppola ha detto...

Quanto ho letto in "IO SONO AFRICANO" vale anche per i compagni di merende che hanno preparato l'umus del vuoto legislativo e non solo per il mostruoso Berlusconi già figlio del riformismo CRAXIANO.
Ed ora scegli quale RIFIUTO deciderai di gettare nell'urna elettorare.
Camillo COPPOLA
camillo.coppola@tele2.it

cugino ha detto...

infatti, camillo, non solo questo post non è taggato berlusconi, ma è critico verso gli umori panciali della ggente malinformata ancor più che verso chi li cavalca.
anche se devi ammettere che tra un vuoto legislativo e le norme sui respingimenti è sempre meglio il primo, per quanto concordo sia esecrabile
riguardo l'urna: ho sempre combattuto il pd, ho ammesso pubblicamente di averlo votato ed essermene pentito, non lo faro più, faccio politica con idee parole e mettendoci la faccia, cos'altro posso fare?

camillo.coppola ha detto...

Sono stato magnanimo usando l'espressione "VUOTO LESGILATIVO"
e per quanto riguarda i RIFIUTI e L'URNA ELETTORALE,non mi riferivo a te Cugino ma ad i lettori in genere,ovvero la mancanza di una reale alternativa politica...

http://www.camelotdestraideale.it/2009/05/14/1997-otranto-centrosinistra-opera-respingimento-muoiono-100-albanesi/

http://www.camelotdestraideale.it/2009/05/20/i-respingimenti-sono-stati-introdotti-da-giorgio-napolitano/

http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o1583

Camillo COPPOLA
camillo.coppola@tin.it
camillo.coppola@tele2.it

max ha detto...

ciao ginuzzo provo a lasciarti il mio primo commento sul tuo blog anche se ti leggo sempre con molto interesse,
hai riassunto a pieno tutti i miei pensieri ,mi piacerebbe fare una statistica per sapere :
primo a quanta gente stà a cuore qsta cosa .
secondo qnta gente la pensa come noi, per sapere se siamo solo dei piccoli puntini in un cielo stellato ,oppure siamo in tanti da poter sperare di vedere un futuro migliore
i veri criminali come tu hai detto
siamo noi ,
io nel mio piccolo,
lavorativamente parlando nn assumo nessuno perchè nnn me lo posso permettere economicamente
,anche se mi è capitato di
avere la possibilità di sfruttare delle persone disperate in cerca di un lavoro , ma la mia etica e le mie esperienze passate mi hanno fatto rendere conto che è la strada giusta da percorrere
un saluto e un abbraccio da candela
alla prox

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