Ci sono due buone notizie nella cronaca di oggi.
La prima, in attesa di conferma, è però chiarissima tenuto conto di chi la dà: Gianni Letta, il più "cinese" dei politici italiani. Quando c'è da far dire una cosa che nessuno deve capire, mandano avanti lui. Così, se Letta dice queste cose della Protezione civile, c'è davvero da sperare che lo scandalo Bertolaso sia scoppiato al momento giusto per impedire che la deriva di questa istituzione cruciale per un Paese come il nostro in cui non riusciamo proprio ad attrezzarci preventivamente per le cose, pure il mondiale di calcio ci viene meglio se lo affrontiamo in condizioni di emergenza, ci porti nel buco nero di una "privatizzazione" che in Italia si traduce da sempre in "monopolio privato e fine dei controlli pubblici sugli appalti".
Insomma se anche le leggi esistenti e quelle in fieri riuscissero a bloccare per l'ennesima volta la macchina della giustizia e regalare a Bertolaso e ai suoi sodali la stessa impunità di cui ormai il Capo sembre debba godere per diritto divino, e il solo risultato delle inchieste fosse lo stop a Protezione Civile SpA, sarebbe già benvenuto. Anche se, e proprio perchè, sotto la gestione del "bello" della politica italiana un settore che dovrebbe occuparsi della gestione delle emergenze naturali è finito con questa scusa per gestire già così, da sottosegretariato della Presidenza del Consiglio, in modo diciamo irrituale questioni che come direbbe Di Pietro non c'azzeccano: il G8 della Maddalena poi spostato a L'Aquila, i mondiali di nuoto 2009 a Roma, la spazzatura a Napoli, le prossime celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità d'Italia. Anche un bambino capisce che queste cose non sono di competenza di chi dovrebbe occuparsi di disastri e sciagure, a meno che paradossalmente il suo compito non sia la loro creazione.
E in effetti sulla questione Aquila il dubbio viene: la sciagura è stata il terremoto, o il modo in cui hanno gestito il prima e il dopo? Se pensiamo a dove e come erano costruite le case che hanno avuto i crolli peggiori, agli allarmi durante lo sciame sismico rimasti inascoltati e anzi bollati come mitomanie, e poi al proditorio salto della fase container (che erano belli e pronti) che si è tradotto in una permanenza di mesi e mesi (anzichè pochi giorni) nelle tende per poi passare i più fortunati in prefabbricati costosissimi (e spacciati per definitivi ma che tra un lustro cadranno a pezzi a meno di costosissima manutenzione loro e delle basi inutilmente antisismiche su cui poggiano) i meno negli alberghi dove ancora oggi risiedono, mentre la città è ancora un cumulo di macerie, forse nell'attesa di potersene appropriare per una bella maxispeculazione edilizia. Gli aquilani, indignati per le intercettazioni divulgate che restituiscono un bel quadretto di pescecani dichiaratamente felici per l'affare che si prospettava già mentre la terra tremava, hanno forzato i blocchi e invaso la Zona Rossa con cartelli con su "io alle 3.32 non ridevo", ma è ancora poco, avrebbero dovuto mettersi con vecchi e bambini di traverso ai cortei del G8 e farsi del caso sparare addosso (tanto non lo avrebbero fatto, a telecamere accese), e oggi dovrebbero accamparsi davanti o nelle residenze del premier, ma forse dati i tempi anche questa protesta civile e limitata è un segnale di risveglio.
Se vogliamo avere un quadro generale, invece, di come questo sia un paese di palazzinari, dobbiamo rivolgerci come spesso capita a una penna lucida come quella di Carlo Bertani, che qui tenta di spiegare come sia possibile che un Paese con il nostro tasso di cementificazione abbia poi i prezzi delle case così alti. Ai fattori che emergono dalla sua analisi (le tangenti, l'inganno del PIL, la sparizione dell'edilizia popolare, l'iperurbanizzazione, la gestione criminale e criminogena dell'immigrazione clandestina) io aggiungerei i condoni a fiotti (craxiani e berlusconiani), la criminale cartolarizzazione tremontiana del decennio scorso, e l'immobiliarizzazione della finanza italiana, cioè quel fenomeno per cui fattori come la depenalizzazione del falso in bilancio, i vari scudi fiscali e la gestione dissennata del debito pubblico e dei titoli di Stato hanno fatto si che il mattone restasse l'unico investimento sensato per chi avesse un gruzzolo da parte, o direttamente o per tramite di fondi d'investimento. Il risultato è appunto che abbiamo una marea di case carissime e disabitate, e un cristiano con uno stipendio anche sopra la media se non ha un gruzzolo da parte - magari proveniente da un'altra generazione - una casa in Italia non può comprarsela, punto. Non parliamo di uno dei milioni di precari, che non può permettersi nemmeno un affitto: eppoi il ministro con più faccia di 'mpigna degli altri straparla di bamboccioni...
La seconda buona notizia è l'uscita della Binetti dal PD. Il partito continua a perdere pezzi al centro ma almeno rischia di acquisire una sua identità: non è il cattolicesimo sociale infatti a essere avulso dalla storia profonda della sinistra italiana, tuttaltro, nè è davvero parte costituente e se fosse stato inteso così il progetto-PD avrebbe anche avuto senso. E' invece impossibile avere una linea comune con gente che ha posizioni integralistiche ed intransigenti, dunque auguro alla parlamentare col cilicio un reggino "acqua r'avanti e ventu r'arretu" (intraducibile, diciamo che non è esattamente benaugurale...). Magari da quel fronte ci fossero tutte notizie di quel tenore: invece, oltre a De Luca in campania, adesso le primarie ci consegnano un altro candidato che porge il fianco alle battute qualunquiste degli elettori PdL, il presidente uscente Loiero. Unica consolazione è che forse è meglio mandare a sicura sconfitta contro la corazzata Scopelliti un candidato trito e compromesso piuttosto che magari bruciare un volto nuovo.
p.s.: oggi forse ho esagerato con i modi di dire riggitani (in corsivo), ma quando uno è incacchiato gli capita, di pensare in lingua madre....
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