venerdì 5 febbraio 2010

LIBERTÀ UGUAGLIANZA LEGALITÀ

Facciamo pure a meno della fratellanza: basterebbe tornare a uno Stato di diritto di stampo liberale. Non siamo tutti uguali e non ci vogliamo tutti bene, vogliamo solo tornare a una situazione in cui le regole del gioco non vengono cambiate in corso d'opera da chi ha solo il diritto/dovere di governare e non - come crede - il potere assoluto.
Già la stessa etichetta - legittimo impedimento - messa sull'ennesima porcheria fatta legge per i comodacci propri, sarebbe più propriamente impiegata su un provvedimento che recitasse più o meno così: a chi durante un qualsiasi mandato politico è interessato come imputato in un qualsiasi procedimento penale viene impedito dalla legge di proseguire il suo mandato fino alla conclusione del giudizio. Nè più nè meno, insomma, di quello che accade di fatto in tutte le democrazie occidentali da sempre. Qui Travaglio fa alcuni esempi, ma la lista è lunghissima. Solo in Italia non si dimette mai nessun imputato, come pure nessun leader sconfitto alle elezioni.
L'argomento, capzioso come tutti ma riportato senza contraddittorio sui media di regime, è che il capo ha troppi impegni per poter presenziare ai processi. Ma, a parte che appunto le dimissioni sono la contromisura più logica, il problema è che l'argomento reggerebbe al limite per reati come non aver pagato i contributi alla colf, o magari pure un falso in bilancio (ma per non rischiare, questo lo ha depenalizzato...). Ragazzi qui c'è in ballo la regia occulta delle stragi di mafia del 92-93, come cavolo si fa a pretendere di governare un Paese democratico con sul capo un'accusa del genere? Già il suo braccio destro è stato condannato in primo grado, e da quella sentenza risultano un poco di cose agghiacianti. Già un tipo è stato condannato in primo grado per essere stato da lui corrotto, e la sua condanna per corruzione è saltata per ora solo per lo stralcio del processo. Cosa aspettano i suoi elettori a voltargli le spalle? Vogliono fare la fine dei tedeschi con Hitler, tenersi questo peso sulla coscienza per decenni?
Se il voto fosse sufficiente a consentire tutto al votato, Hitler condividerebbe la responsabilità dei suoi crimini con quel 44% di votanti che lo portò al governo nel 33, e con quella stragrande maggioranza di consensi che contò per quasi tutto il suo percorso. Nemmeno Mussolini è sufficiente per un paragone calzante: il duce aveva una visione autocratica dello Stato ma il suo universo non si esauriva coi suoi interessi personali. La metafora più adatta è forse allora quella di Napoleone, e qui Micromega fa degli inquietanti parallelismi, non fosse che si rischia di lusingarlo (e comunque, l'impatto delle campagne napoleoniche sul sistema dei valori europeo fu fecondo al punto che la revanche dell'ancien régime non durò che pochi decenni, e il liberalismo si impose come sintesi quasi ovunque).
Anche perchè non vi è da dubitare che gli italiani, qualora gli effetti della crisi economica sommandosi al default del debito pubblico portassero a risvolti drammatici, piuttosto che accollarsi alcuna responsabilità per averlo portato lassù  e mantenuto per tutto questo tempo, gli accollerebbero all'unisono ogni colpa, come sempre hanno fatto nella loro storia, e così se gli va bene il Nostro chiuderà la sua parabola con una Sant'Elena o una Hammamet a scelta.
Il problema è che la terra bruciata che lascia nello Stato di diritto si riflette nel deserto più assoluto di valori sia nel suo schieramento che in quello opposto. E' pertanto da salutare con (moderato) entusiasmo qualsiasi laboratorio di elaborazione valoriale in cui crescano almeno in vitro quei soggetti che poi dovranno tentare di rimettere assieme i cocci dell'Italia. Come questo dell'Associazione Paolo Sylos Labini, che tenta di rielaborare un pensiero economico "di sinistra", o meglio "liberale ma non liberista": una cosa insomma che non c'è più da tre decenni e di cui si sente tanto la mancanza. Non si parla ancora di decrescita, ma la strada è quella giusta. Io ho firmato, fatelo anche voi.

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