L'evidenza matematica di alcune cose fondamentali per la nostra stessa esistenza, a volte, sfugge dal senso comune, e in questi casi, essendo la nostra mente una specie di cipolla in cui solo la buccia e magari il primo strato esterno hanno a che fare con la logica aristotelica mentre tutto il resto funziona secondo un'altra logica, il senso comune stravince. Purtroppo.
Per questa via, ad esempio, gli italiani si affannano a riempire le casse dell'erario con una sorta di Tassa Volontaria, giocando ogni mese milioni di euro per tentare la sorte. I numeri precisi li lascio agli esperti, e sono impressionanti, ma cerco di vulgare in breve alcune verità matematiche evidentemente ignorate dai più:
- la probabilità di prendere un sei secco giocando due colonne non è significativamente diversa da quella che hai giocandone duecento: anche se quest'ultima è cento volte maggiore della prima, siamo sempre molti zeri dopo la virgola, ben lontano da quell'uno per cento che pure ciascuno di noi se lo avesse come probabilità che un suo qualsiasi affare andasse a buon fine scarterebbe l'affare; dunque se giocare due colonne al superenalotto è puntare pochi spiccioli su un culo pazzesco, giocare sistemi è una cosa tanto più idiota quanto più soldi metti, visto che per vincere ti serve lo stesso culo pazzesco; giocare quote di sistemi è invece tanto più stupido tante più quote ci sono: il culo che serve è sempre lo stesso, ma se vinci devi dividere, al punto che magari manco svolti...;
- secondo lo stesso principio, comprare uno o venti biglietti alla lotteria è statisticamente equivalente, se ne compri cento pure, e non ti lamentare della pressione fiscale, stupidino - se poi cerchi di comprarli tutti a Roma o in autogrill "perché lì vincono" l'offesa cresce: la probabilità di ogni biglietto è identica, se senti che in un posto vincono di più è solo perché lì vendono più biglietti;
- i discorsi fatti fin qui si attenuano leggermente per quei concorsi dove bisogna pronosticare dei risultati, tipo Totocalcio, perché il valore relativo delle squadre altera di un filo la probabilità teorica; qui ha senso anche giocare dei sistemi, ma a parte che il fattore fortuna è ancora predominante, l'esistenza di un appiglio logico è probabilmente una delle cause per cui in un'epoca di analfabetismo di ritorno il totocalcio è in crisi;
- l'altro motivo della crisi del totocalcio è la legalizzazione delle scommesse: in effetti, le agenzie sono oggi un banco più onesto dello Stato, come ieri lo erano i gestori delle scommesse clandestine, camorristi compresi;
- il banco più esoso, infatti, è proprio lo Stato, in quanto trattiene una quota variabile tra i vari lotto, totocalcio, superenalotto, gratta e vinci, eccetera ma comunque ammontante a decine di punti percentuali - all'altro estremo i casinò (i banchi più equi) hanno un "aggio" minimo: se per capirci facessimo che l'unica puntata è quella sul numero secco, che ti da 36 volte la posta mentre i numeri grazie allo zero sono trentasette, ecco che al lungo andare per la legge dei grandi numeri un casino incassa sempre circa un trentasettesimo dei soldi che girano attorno alle sue roulette (mi sa che campano con gli altri giochi e le slot machine);
- sorvolo per pietà umana su quelli che fanno gli studi sui ritardi dei numeri: hanno la stessa scientificità degli oroscopi, cioè zero spaccato, anzi meno; alla fine di ogni estrazione, infatti, i numeri vengono rimessi dentro, e ciascuno torna ad avere una possibilità su 90 di estrazione, indipendentemente se sia stato estratto l'ultima volta la settimana prima o cent'anni, e questo è vero come la morte;
- il comportamento dei media che indulgono su queste questioni, e magari sono pieni di servizi sul fortunato di turno o su chi lo cerca quando non si trova, si spiega soltanto con l'ordine dall'alto di incentivare la "tassa sulla speranza": vedere chi vince tanto infatti invoglia chiunque a giocare, e aiuta quella sospensione del giudizio logico che spiegavo su, incrementando in definitiva gli introiti dell'erario;
- nello stesso tempo, dall'altro lato, questo stesso fenomeno si aggiunge incrementandoli e venendone incrementato ai tanti altri meccanismi culturali di abbandono dell'individualismo responsabile che sta alla base dello Stato liberale e della democrazie, favorendo (proprio come le veline scosciate) l'idea che la mobilità verticale nella nostra società sia possibile solo mercanteggiando il proprio corpo, se se ne ha uno spendibile, oppure tentando la fortuna; detta in termini dotti, incentivare scommesse e giochi a premi è un meccanismo di riproduzione sociale. Attuato consapevolmente, non ho studiato solo io: chi ci vende macchine da duecento all'ora sa benissimo che noi non abbiamo nessuna percezione istintiva del pericolo quando corriamo in orizzontale, perché lo facciamo da troppe poche generazioni, mentre invece la memoria biologica di specie ha avuto il tempo di instillare in ciascuno di noi la paura di camminare sopra un muro alto due metri e largo venti centimetri, anche se la probabilità di cadere è molto inferiore a quella di incidente in autostrada, e cadere da due metri significa un impatto a meno di 50 all'ora...
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