domenica 17 ottobre 2010

IL MALE DELL'ITALIA: IL FAMILISMO AMORALE

L'ho sentito nominare da una psicologa intervistata alla radio a proposito del caso Scazzi, con la cuginetta fermata prima per occultamento di cadavere (e su Facebook comincia a girare una esilarante battuta di un lettore di Daniele Luttazzi, tale Eddie Settembrini: indagati Piersilvio Berlusconi e Sabrina Misseri, tempi duri per chi aiuta suo padre a occultare le cose) poi addirittura per omicidio: ancora manca qualcosa, ma l'ultima ricostruzione fa meno acqua della prima, secondo cui il padre aveva fatto tutto da solo e la cugina disperata per un ritardo di minuti telefonava a Sarah non sentendo il telefono che squillava a pochi metri. Quel tanto che è mancato, quel qualcosa che manca, e in fondo tutta la vicenda, si può dire figlia del Male Primo di noi italiche genti: il Familismo Amorale.
L'ho studiato, mi ricordo che è una validissima categoria sociologica, aiuto la memoria (manco a dirlo) con Internet, e manco a dirlo il primo risultato è da Wikipedia. Che però è da evitare solo quando tenta di sintetizzare questioni controverse e complesse, invece quando riporta voci che richiedono documentazione da poche univoche fonti va benissimo. Copio e incollo l'elenco delle implicazioni logiche del familismo amorale, redatto da Banfield, lo studioso che per primo introdusse il concetto nel 1976:
  • nessuno perseguirà l'interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio; 
  • chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell'interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore; 
  • solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero verrebbero mal visti; 
  • i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di altri pubblici ufficiali soltanto; 
  • i pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi dell'organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale; 
  • il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà sarà comunque ritenuto corrotto; 
  • non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o ideologici, ed il concreto comportamento quotidiano; 
  • la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze; 
  • il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l'ordine con mano ferma; 
  • sarà difficile creare e mantenere una qualsiasi organizzazione, perché ciò richiede una certa dose di disinteresse personale ed identificazione e lealtà verso l'interesse dell'organizzazione; 
  • non vi saranno né leader né seguaci, poiché nessuno sarà interessato a sostenere l'impresa, tranne se motivato da interesse personale; 
  • il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine, più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli semplicemente promessi; 
  • oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente danneggiati nei propri interessi, anche se quelli hanno agito per favorire l'interesse pubblico; 
  • gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l'instabilità della forze politiche.
Ditemi se non vi quadra. Se siete meridionali come me, avete sicuramente fatto delle esperienze che vi confermano questo quadro: avere a che fare con famiglie che fino a che sei dei loro fanno di tutto per aiutarti a risolvere anche seri problemi, ma dal momento che diventi uno degli "altri" praticamente non esisti, se ti va bene. Ma il virus, probabilmente causato da secoli di caos politico e sociale, in cui appunto la famiglia è l'unica istituzione su cui contare, e favorito nell'attecchire dall'etica cattolica (ancora oggi pesantemente schierata per la "famiglia tradizionale" al punto da avversare ferocemente ogni altra forma di aggregazione sociale, vedi vicenda Pacs o Dico o come cavolo volete chiamare le unioni di fatto) con la sua specialissima concezione della responsabilità personale, il virus dicevo ha avuto buon gioco ad infettare tutto il Paese, che è stato unito da un processo coloniale e posticcio con la retorica patria di stampo fascista a costituire l'unica fragile identità nazionale. Non sto quindi facendo un discorso antimeridionalista, ci mancherebbe; d'altronde, è la Lega Nord il campione di familismo amorale della politica italiana di oggi, e non parlo solo della Trota eletta Delfino ovvero del figlio di Bossi: basta pensare a come difende Berlusconi contro l'evidenza quando sta al governo con lui, e a come lo attaccava senza peli sulla lingua quando ci aveva litigato.
Insomma, perché l'Italia abbia qualche speranza, occorre che ciascuno di noi si affranchi dal familismo, e passi valori diversi alle persone sulla cui educazione incide, figli allievi eccetera. Altrimenti anche quando il mondo della decrescita si affermerà, e lo farà senz'altro, per motivi fisici, come ho detto più volte possiamo solo scegliere se e come governare il processo o rinunciare e subirlo, ricadremo senza dubbio tra le grinfie dell'unico modello sociale con radici profonde che abbiamo. Una famiglia nel cui seno accade tutto e il contrario di tutto, dalla consolazione alla costrizione, dalla salvezza alla abiezione.

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