mercoledì 5 ottobre 2011

MI INDIGNO E MI IMPEGNO (E NON GETTO LA SPUGNA)

Gira una storiella via mail, di quelle così inoltrate da tutti che sarà arrivata già più volte a ciascuno di noi. La riporto integralmente, in quanto merita, e per una serie di ragioni:
  • non sono sicurissimo la fonte prima sia questa, che però intanto riporto;
  • si chiude con l'appello alla partecipazione di massa a un evento, il 15 ottobre in piazza con gli indignati di tutto il mondo, cui faccio eco anche se sono abbastanza vecchio da aver visto vanificarsi mobilitazioni forse irripetibili, come ad esempio quella di Cofferati a Roma nel 2002 (tre milioni di persone, strapieni Circo Massimo, Terme di  Caracalla e via dei Fori tutto attorno al Colosseo fino a piazza Venezia);
  • l'esemplare reazione dell'Islanda, e le cronache dalla Grecia, dalla Spagna, fino a quelle recenti dagli USA, ci dicono che forse esistono le precondizioni per la creazione di un movimento mondiale, quindi persino italiano (qui ci si mobilita solo quando si tocca il fondo e si comincia a scavare, ma allora diamo il meglio), per un cambiamento radicale delle logiche sottostanti la globalizzazione e la crisi finanziaria ed economica conseguente;
  • la comunicazione virale resterà l'ultimo baluardo quando saranno riusciti a far tacere la controinformazione con  la legge assurda in approvazione, e ciò a prescindere se la minaccia sia reale (come sostiene ad esempio Byoblu)  o meno (come parrebbe da questo parere legale, condiviso da Lameduck, e pare dalle ultime novità intenzione del Legislatore), o se la protesta anche di grandi testate fino a Wikipedia sia genuina (come riporta L'olandese volante) o quantomeno sospetta (come dice Mazzucco).
La storiella racconta con una metafora efficacissima come il sistema bancario abbia espropriato la democrazia, cosa dovremmo fare per riprendercela, e perché dobbiamo agire subito. Proprio la sua chiarezza, che consente di bypassare uno degli ostacoli maggiori alla presa di coscienza di massa della situazione e dei suoi colpevoli, rende il farla girare un dovere civico. Eccovela.
LA CRISI DEGLI ASINI
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto.
I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato.
Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere. Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore). Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia. Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità ... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte.
Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente. Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete? Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale degli indignati) ... e fate circolare questa storiella....

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