mercoledì 7 novembre 2012

FOUR MORE YEARS?


Era un po' di tempo che avevo chiesto a un vecchio amico di contribuire ogni tanto a questo blog, è quindi una singolare coincidenza che questo post, uno sguardo da dentro il mondo degli arbitri di calcio titolato facendo l'occhiolino alla cronaca politica internazionale, mi arriva proprio il giorno dopo che ho pubblicato un raro pezzo sul calcio con dentro un aneddoto sull'arbitro cornuto a prescindere. La cosa aumenta il piacere di ospitare su questo spazio web Polifemo, uno che ci vede da un occhio solo. Che in un mondo di ciechi....
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Il prossimo 10 novembre l’Associazione Italiana Arbitri eleggerà – o rieleggerà – il proprio Presidente. Il processo, che ricorda molto nel meccanismo elettivo quello americano, si compirà in un grande albergo romano secondo principi di evidente fair-play ma che nella realtà ha visto il ricorso a molti colpi bassi tra i due contendenti. Per chi non lo sapesse, tutto il mondo dello sport rinnova i propri vertici al termine del quadriennio olimpico.
Già ma chi sono i due che si contendono la poltrona più alta della struttura arbitrale?
Si tratta del Presidente uscente, Marcello Nicchi, e del suo antagonista, Robert Antony Boggi.
Nicchi, aretino, dirigente bancario, è stato un arbitro internazionale e, una volta smessa la divisa, componente della Can (cioè la commissione che designa gli arbitri e gli assistenti in Serie A e B) nonché osservatore Uefa.
Il salernitano Boggi, invece, è stato un ottimo arbitro – anch’esso internazionale – nella sua vita “attiva” e ugualmente impiegato come dirigente nei quadri tecnici (Can C) dell’Aia. Ha un figlio che al momento si sta facendo onore come arbitro in Serie D. Boggi, inoltre, è passato la storia alla storia per essersi dimesso da un incarico tecnico per protesta contro l’allora nascente professionismo arbitrale.
La lotta tra i due candidati ha visto l’affermarsi di un clima non proprio britannico, specie per ciò che attiene alla procedura di accesso alla corsa presidenziale. Ciascun candidato, infatti, deve raccogliere un numero minimo di firme tra i grandi elettori che partecipano, appunto, all’Election Day. Tali grandi elettori altro non sono che tutti i presidenti di Sezione e i delegati eletti dalle varie Sezioni Aia presenti sul territorio nazionale. Dunque realtà completamente diverse tra loro, ognuna con criticità e aspetti positivi propri che rendono dunque complesso il compito di una piena rappresentanza da parte dei candidati.
Marcello Nicchi, in virtù della posizione di Presidente, è stato accusato da Boggi di azioni di disturbo circa la raccolta delle firme per la presentazione della sua candidatura. Una situazione piuttosto imbarazzante che ha visto il coinvolgimento dell’onnipresente procuratore federale Palazzi il quale, per non sapere leggere o scrivere, sta attendendo gli sviluppi finali della kermesse elettorale per poter, poi, procedere.
Ma cosa significa diventare Presidente di una associazione così tecnica come l’Aia? Beh, all’uomo della strada, tanto caro alla cultura anglosassone, può importare poco ma nella realtà il vertice arbitrale può influenzare molto nel mondo del calcio. Prendiamo, per esempio, alcuni spunti dal programma politico dello sfidante Boggi. Tra le tante “offerte” (consultabili a questo indirizzo):
  • garantire la presenza negli organi di controllo alla minoranza che esce sconfitta dalle elezioni (al momento chi perde viene “congelato”, anche tecnicamente, per quattro anni);
  • inserire 24 Presidenti di Sezione nel Comitato Nazionale (in pratica una sorta di Consiglio di ministri però con più potere decisionale, anche di natura tecnica) nell'arco del quadriennio;
  • rilevare, per mezzo di una indagine mirata, i motivi perché in certe aree nazionale le vocazioni arbitrali sono particolarmente carenti (ci sono regioni che non offrono alcun arbitro, assistente oppure osservatore di rilievo nazionale da decenni…);
  • riorganizzazione della CAN A e della CAN B
  • concedere agli organi di disciplina domestica Aia indipendenza assoluta, anche per mezzo di sistemi elettivi;
  • ripristinare l'uniformità tecnica e didattica tra tutti i livelli dell’Associazione, così da veder corrispondere (a parità di fattispecie tecnica/disciplinare maturata sul terreno di gioco) sempre la medesima risposta da parte dei giudici di gara.
D’altro canto, a Marcello Nicchi va dato il merito di aver rinnovato diversi aspetti organizzativi e anche tecnici dell’Associazione non solamente nei fatti ma anche nella mentalità. Il suo è stato un mandato di impostazione che meriterebbe un quadriennio di definizione di alcuni obiettivi rimasti ancora “lettera morta”. Per esempio, i rimborsi spese. L’aspetto economico è alquanto singolare nell’Aia. Se, infatti, ai massimi livelli di Serie A e B a tutti – arbitri, assistenti e designatori – vengono riconosciute ritorni economici interessanti, verso il basso gli euro si “rarefanno” fino ad arrivare alla completa gratuita dell’opera prestata nelle Sezioni e a rimborsi spese per gara che vedono i tabellari chilometrici fermi agli ’90 del secolo scorso!
Quindi il compito dello sfidante Boggi – aldilà del retropensiero di molti osservatori interessati e opposti – sarà quello di cavalcare il malcontento di una certa parte dell’Assemblea elettiva.
A rileggerci per le valutazioni degli esiti finali.
Polifemo

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