giovedì 15 novembre 2012

SETTANTA MI DA TANTA...

... e poi ci dicono "tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera",
ma è solo un modo per convincerci a restare chiusi dentro casa quando viene la sera
Negli anni 70 tutto era politica, e forse era esagerato. Iniziavo così uno dei paragrafi del post scorso, che prima e dopo seguiva una sua strada, ma l'accenno lasciava dei fili appesi che vanno ripresi, anche vista la cronaca di questi giorni e alcuni commenti in cui mi sono imbattuto. Li prendo uno per uno, sembrano lontanissimi, e invece forse la trama può essere ricostruita, vediamo un po'...

I cantautori dal processo a De Gregori a Battiato assessore
Sono oramai gli unici o quasi in Italia a campare coi dischi, perché quelli che li hanno scoperti da adolescenti ora sono tra i pochi che ancora hanno un lavoro fisso e i soldi per un CD. La miopia dei discografici impedisce loro di vedere che il boom di quegli anni fu dovuto proprio alla libera circolazione del prodotto (lo so, c'ero: per un LP che compravo ce n'erano dieci che mi facevo la cassetta, e così tutti i miei amici, ma il risultato è che tutti sapevano tutto delle novità, grazie a ciò e alle radio allora veramente libere), tanto è vero che un altro piccolo boom ci fu proprio quando i cd si noleggiavano legalmente, vent'anni dopo, poi è solo lotta alla pirateria, vendite a picco, e investimenti solo sul sicuro (talent show, radio massificate) con conseguente appiattimento del prodotto. Risultato, l'ultimo salto in avanti resta quello degli anni 70, una differenza tale col decennio precedente che non si è più vista nemmeno in piccola quota. Prima, amore cuore e arrangiamenti convenzionali, poi, testi sofisticati e/o impegnati e tantitipidipoprock. La musica che cantavi faceva la differenza, con tuo padre, era parte integrante di quella messa in discussione del "sistema" che nessuno metteva in discussione fosse dovuta da parte di un "giovane", anche di quelli che poi il sistema lo avrebbero ricostruito e consolidato. Magari erano proprio quegli integralisti che "sequestrarono" De Gregori al Palalido costringendolo a un dibbbattito in cui lo accusavano di essersi "disimpegnato", quelli che poi "sono entrati in banca", per usare una efficacissima metafora di Venditti per dire integrarsi fino a prendere le leve del potere. Ma non è che la canzone d'autore è morta o forse siamo diventati sordi noi, è che qui come e prima che altrove è stata attuata la trasformazione dell'entità collettiva "pubblico" in una somma di entità individuali di consumatori, prima di commettere una serie di autogol di politica industriale, che da questa intervista a Guccini si evincono benissimo.

Il piano di Gelli per l'instupidimento delle masse e il berlusconismo
Quegli stessi ragazzi che capivano di musica e testi, e parlandone e scambiandoseli come sottoprodotto creavano un mercato che ancora cresce, capivano o almeno tentavano di capire di politica e società, e parlandone e magari anche dicendo scemenze e litigando come sottoprodotto creavano un elettorato consapevole, difficile da ingannare. I più furbi e arrivisti tra loro fecero carriera politica, spesso attraversandone tutto l'arco da sinistra a destra, ma è alla presenza di tutti gli altri che si devono tutti i progressi che ci sono stati nel rapporto tra Stato/PA e cittadini specie negli anni 90, e se guardiamo alle due epoche come confrontando due istantanee non sono pochi. Ovvio che tutto ciò è pericoloso per chi ha intenzione di gestire il potere senza democrazia, o al massimo usandola come efficace paravento. Quando furono scoperti nel sottofondo della sua valigetta i piani di Gelli e della sua loggia P2, in pochi avvertirono quale era la parte più pericolosa, o non si sarebbe potuta avverare: era quella in cui si teorizzava la presa di controllo della televisione allo scopo di ridurre progressivamente la consapevolezza politica dei cittadini, al punto di trasformarli in consumatori di tutto, dalla merci allo sport alla cultura stessa, passando per la politica.  La trasformazione culturale delle persone venne prima della famosa discesa in campo, ed il fatto che il tizio abbia governato praticamente solo per salvarsi il culo è un danno enorme, praticamente sufficiente a spiegare perché oggi hanno avuto la scusa di chiamare i tecnici, ma non è il maggiore: questo è di nuovo la trasformazione culturale di cui sopra, che oggi garantisce che morto politicamente uno la ggente se ne cerchi un altro, magari formalmente di un'altra parte politica. Le primarie del PD sono un esempio: poche le differenze di sostanza tra i cinque, nessuna quando si va sugli argomenti che interessano il vero Potere - Monti non sarà un criminale, ma nessuno ne discute seriamente la linea politica. Ecco che allora Grillo forse è indispensabile: raccoglie berlusconianamente i consensi di un elettorato trasformato dal berlusconismo, e però costringe chi vuol fare politica attraverso il suo movimento a comportamenti eticamente compatibili con una ritrasformazione dell'elettorato in senso diffusamente partecipativo.

Il movimento 5 stelle e la legge elettorale
Il consenso raccolto in questi mesi da Grillo è imputabile, però, oltre che al suo modo di operare efficace su quelli che siamo diventati, anche al fatto che è rimasto praticamente solo all'opposizione. Questa crescita così rapida però comporta dei problemi, come dimostra la giravolta cui è stato costretto sulla questione voto di preferenza e legge elettorale: dopo anni di lotta per abolire il porcellum e reintrodurre le preferenze, con tanto di raccolta riuscitissima di firme per una proposta di legge vergognosamente mai discussa dalle Camere, si trova oggi a doverlo difendere, perché questi si sono decisi finalmente a cambiarlo ora che si sono accorti che poteva consegnare la premiership proprio al comico genovese. Presi col sorcio in bocca, si stanno affannando a cercare un compromesso che la faccia meno sporca ma persista nell'obiettivo di lasciare l'Italia ingovernabile e quindi in mano a un Monti bis, ma a questo punto l'unica cosa sensata, quindi quella che non faranno, sarebbe semplicemente abrogare la Calderoli e andare a votare col mattarellum: sbagliata la lotta per la reintroduzione delle preferenze, che chi ha la mia età ricorda benissimo cosa significavano per il clientelismo e la selezione pessima della classe politica, bisogna puntare senza esitazioni a un maggioritario uninominale a doppio turno di collegio, unica soluzione che dia governabilità senza regali ingiustificati a coalizioni o partiti e insieme ridìa la possibilità di scelta al cittadino senza reintrodurre il voto di scambio al dettaglio e mantenga la dialettica tra i partiti però limitandola ai 15 giorni tra i due turni e non riportandola al mercato delle vacche di pentapartitica memoria. Se Grillo vuole reggere alla crisi di crescita prossima ventura, deve ascoltare questo consiglio insieme ad altri di amici più importanti con cui fa scopa: questi di Travaglio per quanto riguarda i comportamenti, questi di Chiesa per quanto riguarda le alleanze.

La partecipazione politica e il modello PCI
Comunque vada a finire la sua avventura politica, il maggior merito del grillismo è però proprio quello di aver riportato in voga la partecipazione politica diffusa. Io personalmente sarei addirittura per il sorteggio dei 500 membri di una Camera unica in un serbatoio di elettorato passivo cui accedono tutti i maggiorenni escluse poche precise categorie (disabilità mentale certificata, condanna anche solo in primo grado, due mandati già effettuati, cose così insomma), cui si potrebbe pescare col filtro della residenza anche per i consigli comunali e metropolitani, mentre le regioni le abolirei tout-court e le province le lascerei tutte ma ai Prefetti in quanto enti amministrativi e non politici. Ma anche volendo mantenere il voto, che rispetto alle elezioni a sorte peggiora in ogni caso significativamente la composizione statistica della platea degli eletti (privilegiando gli arrivisti e i disonesti), i criteri di selezione della classe politica che verrebbero fuori estendendo ex-jure quelli stabiliti da Grillo per i suoi (antidemocraticamente, per chi usa le parole in senso strumentale, mentre quella buffonata delle primarie sarebbero democratiche) sarebbero decisivamente salutari per il nostro Paese: senza la rieleggibilità dopo il secondo mandato la politica non potrebbe più essere un mestiere per la vita, senza contributi elettorali da dilapidare e con un tetto ai compensi per l'attività (ma si badi bene, da NON eliminare o rendere insignificanti, pena ridurre la politica a un affare per ricchi anche in diritto oltre che di fatto) non potrebbe più essere un terno al lotto, con lo stop alla prima condanna (o anche incriminazione perché no) non potrebbe più essere un sistema per sottrarsi alla giustizia, con l'embargo ai talk-show non potrebbe più essere uno spettacolo per decebrati o una via per la fama, eccetera eccetera. E soprattutto, così facendo diverrebbe quasi (con il sorteggio togli il quasi) una possibilità concreta per ogni cittadino di dover fare politica attiva per un breve periodo una volta o l'altra nella vita, ri-inducendo pian piano tutti a porsi il problema di farsi trovare pronti al servizio, una volta tolta di mezzo l'idea che sarebbe solo il mezzo più rapido per arricchirsi, magari facendo leva su doti tutt'altro che pertinenti com'è nella seconda repubblica.
Un modello del genere è anche nella mente di gente come Jacopo Fo, che vorrebbe riprodurre in chiave contemporanea la rete olistica del vecchio Pci, o nei progetti concreti di Occupy Wall Street, ma in Italia bene o male lo stanno attuando solo quelli del Movimento 5 stelle, ed è questa la loro più grande dote.
Le proteste di piazza se fatte male sono persino controproducenti, anche perché dall'altra parte seguono ancora gli insegnamenti di vecchi maestri della strategia della tensione e incentivano le peggiori derive per avere la scusa di farti male e metterti fuori gioco (come fu per i no-global con Genova), inutile giocare a capovolgere PPP. Le prime voci fuori dal coro del monopensiero monetarista cominciano a farsi sentire, tocca farsi trovare pronti per quando lambiranno l'Europa, altrimenti sarà inutile. Ricordatelo, ragazzi, loro vi hanno voluto ignoranti, la prima arma invece è sapere le cose.

La Geo-politica innanzitutto
E' la cronaca di questi giorni a darci lo spunto per una chiusura delle fila. Se Grillo non vuole dilapidare quanto ottenuto fino adesso, se vuole davvero avere una possibilità di incidere sul futuro di questo Paese, è il momento che faccia i nomi. Il programma ce l'ha, ma a parte il suo faccione e la chioma del suo amico, si sa poco di chi altri sarebbe in una sua ipotetica squadra di governo. Io vedrei bene Ministro dei Lavori pubblici e dell'Ambiente Mario Tozzi, ma è solo un esempio suggerito dall'aver visto per l'ennesima volta in pochi anni la Natura essere trasformata in un killer dall'incuria e dall'incoscienza con cui abbiamo gestito il nostro territorio. Un programma eccezionale di recupero idrogeologico, edilizio, agricolo, e di microproduzione energetica, un piano di piccole e medie opere pubbliche che keynesianamente si ripagano da sole, e riducono il rapporto debito/PIL mentre danno da mangiare a tanta gente e aggiustano l'Italia: questo ci serve, questa deve essere la parola d'ordine con cui vincere le prossime elezioni. Quando questa cosa funzionerà, e non funzionerà (niente lo farà) senza una lotta alla corruzione senza quartiere, gli speculatori capiranno, l'Europa capirà: il sospetto è che mercati finanziari e UE siano già oggi solo una foglia di fico per gente dalle cattive intenzioni e da nessuna idea (oltre a quella di arricchire i pochi a danno di tutti gli altri). Chissà se da questa nuova "fabbrica Italia" non nascerà di nuovo anche buona musica...

 

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