lunedì 4 febbraio 2013

LUNEDÌ SPORT

Quando ancora il calcio non aveva debordato fino ad occupare tutti i palinsesti e per questa via tutti i giorni della settimana, e le partite si giocavano solo la domenica, molti quotidiani avevano un picco di vendite il lunedì grazie ad un inserto sportivo spesso più corposo del resto del quotidiano. Oggi è talmente raro che si concentrino in una sola domenica più eventi sportivi epocali, che la cosa merita una piccola deviazione dal percorso di sostegno alla campagna elettorale del Movimento 5 Stelle che ho dato al mio blog per tacitare la mia coscienza di cittadino facendo quello che credo il mio dovere e forse l'unica cosa in mio potere.
Tifosi italiani e francesi si divertono e bevono assieme
sugli spalti dell'Olimpico
Se fosse l'inserto sportivo di un Controinformoperdiletto di carta, dunque, il Lunedì Sport di oggi avrebbe come titolo principale l'impresa dell'Italia del rugby contro la Francia all'esordio del 6 nazioni 2013: seppur raramente, era già capitato, l'ultima volta solo due anni fa, di battere i transalpini, ma stavolta l'impresa è da segnalare intanto perché i francesi sono vicecampioni del mondo in carica, ma soprattutto perché nei giorni scorsi gli azzurri, tecnico e giocatori, si erano lasciati andare a dichiarazioni trionfalistiche tanto inaudite quanto temerarie. Apparentemente, temerarie, si può dire adesso, sperando che finalmente si cominci a giocare questo glorioso torneo, a cui siamo ammessi solo da tre lustri, per vincerlo e non solo per evitare il famoso "cucchiaio di legno" che spetta a chi arriva ultimo a zero vittorie. Visto com'è fatta l'italica gente, infatti, un clamoroso successo è l'unica chiave per dare a uno sport la popolarità necessaria a orientare i gusti e le scelte dei preadolescenti, e quindi la base statistica per una sua affermazione duratura: successe nel tennis con Panatta e nello sci con Tomba, e con effetti per fortuna permanenti con la pallavolo. E se un'italrugby vincente spezzasse il quasi-monopolio calcistico nelle preferenze dei nostri bambini, pensate un po' miglioreremmo alla lunga anche come popolo, dato il portato valoriale immensamente più sano rispetto ai cugini del calcio; nella palla ovale infatti gli arbitri si contestano poco da sempre e da qualche anno si avvalgono pure della prova televisiva, se qualcuno resta a terra è sicuro che non ce la fa ad alzarsi e la partita continua e gli altri giocano girando attorno a lui e a chi gli sta prestando soccorso, se qualcuno commette una netta scorrettezza non visto dagli arbitri ma visto dal proprio allenatore è quest'ultimo che lo toglie dal campo, a fine partita a tutti i livelli si va a bere o mangiare assieme (il cosiddetto "terzo tempo"), e ci si potrebbe dilungare ben oltre ma per capire basta andarci una volta e sperimentare le tifoserie mischiate e "abbevazzate" (per una saggia - e tranquilla - deroga al divieto di vendita di bevande alcoliche al pubblico di eventi sportivi) prima durante e dopo la partita.
L'esultanza di Fabio Fognini, la "giovane" promessa azzurra
(le virgolette sono perché alla sua età Borg si è ritirato)
Il secondo titolo ovviamente spetterebbe all'impresa dell'Italia del tennis contro la Croazia, che supera un turno nella "serie A" di questa antichissima competizione a squadre dopo 15 anni di cui oltre dieci in seconda e terza serie. Diventato, come dicevo, sport di massa grazie a Panatta negli anni 70, il tennis italiano non troverà più, da allora, un talento così cristallino a fungere da esempio da emulare per la fantasia di un ragazzino, ma alcune scelte recenti della Federazione (in primis l'iniziativa di dotarsi di una rete TV propria che trasmette in chiaro h24 anche se magari non i tornei dello Slam in diretta) e l'appeal di alcuni campioni stranieri hanno fatto si che si invertisse la tendenza che vedeva la sua pratica soccombere all'aggressione subita dal calcetto dagli anni 80: per un gestore, convertire alla pedata un tennis court significa incassare per ogni ora da 5 a 10 volte tanto, a patto che sia possibile (e in Italia è possibile) trovare 10/12 signori panciuti votati alla distruzione dei legamenti crociati o all'infarto più facilmente che 2 appassionati tennisti. Ma la statistica non è sufficiente a spiegare la decennale mancanza di campioni veri nel tennis nostrano, e in tal senso è illuminante la contemporanea emersione di alcune donzelle (Pennetta Schiavone Errani) che hanno a turno raggiunto la top ten (per il numero uno, ci vuole pure una mano da madre natura....) e vinto e rivinto come Nazionale: questo è uno sport individuale tra i più feroci, per prevalere a qualsiasi livello occorre quasi più maturità di testa che doti fisiche e tecniche più o meno allenate, e quindi l'italico bamboccione ha meno chances di emergere - le donne qualcuna in più, per indole atavica essendo meno dipendenti dal "calore" familiare... Neanche la squadra di oggi ha campioni, e non so se ce ne siano l'orizzonte, ma se la Spagna può, in virtù di un'organizzazione decente, sfornarne tanti da giocarsela anche quando è costretta a schierare la terza linea, non si vede perché l'Italia non potrebbe fare altrettanto.
Daje!
La terza pagina, quella per antonomasia di commento culturale, sarebbe dedicata al taglio di Zeman da parte della Roma, non fosse altro perché da queste righe lo avevo salutato con entusiasmo. La vox populi del calciofilo assiduo vuole che l'allenatore boemo sia inadatto a vincere trofei di primo livello, al massimo serie minori con squadre di soli sconosciuti motivati e disposti a seguire le sue eresie, ma, a parte che allora non si capisce perché lo abbiano preso se erano convinti di aver allestito una rosa che un mister più pragmatico avrebbe portato allo scudetto, il problema del calcio è secondo me esattamente nel fatto che salvo rare eccezioni la capacità di esprimersi a livello esteticamente eccellente vi è disgiunta da quella di fare risultato. Con l'esito che oramai le affollatissime scuole italiane selezionano all'inverso, e scarterebbero non solo un Rivera ma anche un Messi se eccedesse nel dribbling piuttosto che imparare il pressing o l'arte della simulazione. Il tutto nasce dall'assurdo ibrido tra due universi inconciliabili: il professionismo estremo di un giro di soldi impressionante anche ora che è calato e il dilettantismo estremo delle retrocessioni e dell'importanza vitale del risultato e della classifica. Il modello dello sport professionistico funzionante c'è, ed è quello statunitense, dove ci sono le franchigie, non si retrocede, e ti diverti un mondo anche se la tua squadra non vince anche perché sai che magari sta preparandosi con tranquillità a vincere tra tot anni. In questo modello, Zeman sarebbe a sua volta un modello, e tutti gli altri allenatori vorrebbero assomigliargli.
Il terzo ragazzino in piedi da sinistra, "abbronzato" come suo padre
Joe che troneggia accanto a Kim Hughes (pivot monumentale come
in Italia se ne sono visti pochi), è un giovanissimo Kobe Bryant
che muove i suoi primi passi nel basket nei pulcini della Viola
Potrebbe bastare, ma alle volte il caporedattore riesce a trovare lo spazio per un trafiletto su un argomento che magari interessa più a lui che ai suoi lettori, e questa è una di quelle volte. Di Paolo Valenti si seppe che era tifoso della Fiorentina solo dopo morto, tanto era stato obiettivo in tanti anni di conduzione di 90° minuto, del sottoscritto non si potrà dire la stessa cosa, anche se di un'altra Viola si tratta, e di un altro sport. La Viola Reggio Calabria nella sua storia cestistica non è nuova ad imprese mirabolanti: prima ed unica squadra calabrese ad avere raggiunto la serie A di basket, che manterrà per 23 anni consecutivi sfiorando più volte le semifinali scudetto e lanciando decine di campioni di prima grandezza tra cui un certo Manu Ginobili, per disputarla realizzò in autonomia un palasport in un paio di mesi, è sopravvissuta a un paio di fallimenti, e una volta riuscì a salvarsi e sfiorare i playoff dopo aver perso le prime 13 partite consecutive. Stavolta, tornata in terza serie dopo essere risorta un paio di anni fa tra i dilettanti, ha perso 8 delle prime 9 partite, poi ha cambiato allenatore e ne ha vinte 9 delle successive 12, l'ultima delle quali in casa della seconda in classifica portandosi a soli 4 punti dalla zona playoff per tornare in seconda serie. Parlo così delle "serie" perché è in corso l'ennesima incomprensibile riforma dei campionati per cui pare che l'anno prossimo ci saranno sotto la serie A una Legadue gold e una Legadue silver, con possibilità per entrambe, ma calanti, di promozione in prima serie. Magari non ce la farà ad andare tra i gold, ma la Viola è tornata, e non è il primo momento di buio totale per Reggio Calabria in cui la sua fiammella è uno dei pochi punti luce accesi.
Ed ora, come si diceva nei vecchi TG, la parola alle immagini: vi lascio col video, in inglese che è più bello, degli highlights di Italia-Francia del 3 febbraio 2013, Stadio Olimpico in Roma, dalle parti del Mito.



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