giovedì 30 gennaio 2014

MANGIAMO, BAMBINI?

Ma lo fanno ancora col ciclostile, o è un fighissimo
layout grafico vintage a dare questa impressione?
Alla stazione della metro oggi mi fermano questuanti diversi dal solito: sono ragazzi e ragazze che vendono un giornale, Lotta Comunista. Parte d'istinto il rifiuto cortese con dribbling, meccanismo di autodifesa che se vivi in una grande città prima o poi impari, poi però, visto che il bus necessario a completare il percorso (siamo mica in una metropoli europea, qui) come al solito non c'è manco all'orizzonte, torno indietro e compro una copia, 2 euro perché me ne hanno chiesto uno con gentilezza insolita per autenticità, mosso (o dovrei dire commosso?) proprio dalla giovane età dei militanti e dalla "anziana" consapevolezza della posizione avara di prospettive di soddisfazione in cui si sono messi, più che dal destino di relativa povertà che invece condivideranno con tutta la loro generazione.
La coincidenza che detta l'urgenza di questo pezzo è quella dell'episodio precedente con la notizia della morte di Pete Seeger, nome che ai più non dice nulla ma già se citi il titolo del suo pezzo più famoso, quel We shall overcome che fu hit di Jon Baez al punto che forse oggi è nei karaoke se non tra gli standard dei talent show, molti pronunceranno un "aahhhh!". Che raddoppieranno sapendo che è suo anche If I had a hammer, coverizzato e banalizzato in Italia come Datemi un martello. Ebbene, Pete era considerato, in tempi in cui ciò stroncava carriere quando non vite, comunista. Due più due fa quattro, oggi parliamo di comunismo: il titolo senza punteggiatura farebbe riferimento allo spettro che agitò davanti al popolino la DC nel 1948 per sconfiggere il "pericolo rosso", con virgola e punto esclamativo rappresenta purtroppo parte del dialogo di una scena di fame sempre più attuale nel mondo del trionfo capitalista.
Il giornale è francamente illeggibile, e vi parla un cinquantenne avvezzo per formazione culturale a certo linguaggio, capace di leggere Il pendolo di Foucault in spiaggia e divorare il vangelo di Saramago adorando quel periodare senza punteggiatura. Ma cercando su Internet si scopre che il partito di cui è voce si segnala per almeno un paio di scelte interessanti: la decisione antica (decenni prima delle soglie di sbarramento) di restare extraparlamentare, e la sua idea fondativa di considerare il comunismo come un ideale mai realizzato e il socialismo reale da Stalin in poi come un vero e proprio capitalismo di Stato. Dettaglio non da poco, visto che consente di rileggere il dualismo protagonista del Novecento come tra due forme diverse di capitalismo, o se preferite due forme diverse di dominio dei pochi sui molti.
Ma è da un po' di tempo, anche prima di questa chiave di lettura di cui quindi volendo possiamo anche fare a meno, che mi ronza in testa un'idea, forse residuo della formazione culturale di cui sopra: la "fine della Storia" comporta l'accettazione praticamente universale di una narrazione, quella secondo cui il "capitalismo" ha trionfato definitivamente sul "comunismo" perché intrinsecamente migliore, sbagliata in tutto e per tutto. Infatti, non è affatto vero che sia intrinsecamente migliore, non è affatto vero che sia per questa ragione che ha trionfato, e non è ancora detto che il trionfo sia definitivo, specie se consideriamo quelle virgolette e appunto tutta la dialettica come avvenuta tra due forme di capitalismo ugualmente antidemocratiche nel profondo (fatta la tara delle apparenze). E capire perché ha trionfato porta per deduzione alla "riapertura" sia della Storia sia del "concorso" a miglior sistema economico-politico-sociale possibile.
Del perché e del percome un paio di secoli fa tu, povero figlio di poveri, anziché accettare (come avevano fatto i tuoi avi fino alla notte dei tempi) la tua condizione come data da sempre e per sempre hai cominciato a metterla in discussione, ho già detto qui e vi invito a rileggerlo o a darlo per acquisito. Mio nonno la diceva così: "culu chinu!",  che potrebbe essere tradotta così: solo se hai la pancia piena puoi desiderare di migliorare in una o più dimensioni, ma se i tuoi desideri sono esagerati e impazienti è segno che ce l'hai troppo piena. Il fatto è che le due facce della stessa medaglia economica che chiamiamo capitalismo e socialismo (e le loro declinazioni ideologiche che chiamiamo democrazia e socialismo reale) sono figlie della rivoluzione industriale, e l'unico vero tratto che le distingue è la diversa risposta alla tara nativa della madre comune, avere attivato un processo di crescita esponenziale nel consumo delle risorse del pianeta: per il socialismo (come si vede anche dalla nostra Costituzione, a lui ispirata) il limite è quello necessario a sostentare (con quel filo di margine che consente un minimo di elevazione spirituale) tutti, e pazienza se in tutto questo quelli che tengono in piedi la baracca si "elevano" un po' di più, per il capitalismo il limite è quello fisico, ed esistono dei meccanismi automatici per cui se si consente a chi può e ne è capace di arricchirsi illimitatamente ciò avrà delle ricadute positive su moltissimi altri, e pazienza se qualcuno resterà sotto la soglia di sussistenza e perirà. Grazie a questa differenza filosofica, il capitalismo ha vinto la sua guerra, aumentando le "ricadute positive su moltissimi altri" per il tanto e per il tempo necessari a convincerli della sua propria bontà di sistema. Ma ha potuto farlo perché e finché "fuori" c'erano altri e c'era altro da sfruttare e depredare. Una volta sconfitto l'avversario e restato padrone del campo, il suo modello non ha potuto non estendersi rapidamente in tutto il pianeta, e con esso le sue contraddizioni intrinseche che porteranno presto la Terra al tracollo e prima di allora ridurranno tutti (quelli che non si trovano a far parte dell'uno per cento di chi può ed è capace di arricchirsi all'infinito) livellati alla sussistenza se non sotto. Hai una casa, una macchina, un lavoro garantito per la vita con ferie e malattie pagate e poi la pensione? Sei un'anomalia della storia, dovuta proprio a quella guerra tra sistemi economici di cui hai salutato la fine vittoriosa. Piano piano ti porteranno a perdere tutto quello che hai, se non muori prima, e i tuoi figli presto non sapranno nemmeno che esistevano cose che a te erano arrivate come diritti inalienabili. Sotto metafora, si può affermare che il capitalismo è come una bicicletta: fermo non sta in piedi. E quando, presto, sarà il pianeta a fermarlo come le pareti di una stanza diventata troppo piccola perché la bicicletta ipertrofica ci si possa muovere, l'unica alternativa alla distruzione globale sarà, ammesso che si riesca a farlo, adottare un sistema di distribuzione delle risorse di tipo socialista, cioè qualcosa che possa sperare in un equilibrio statico, a livello mondiale. E Marx avrà avuto ragione, ma nel senso peggiore del termine: saremo tutti peggio che proletarizzati, e senza nemmeno un briciolo di coscienza di classe, tranne forse un manipolo di ragazzotti che distribuiscono un giornaletto all'uscita del metrò.
In tutto questo, la sinistra "tradizionale", chiamando così quella che non ha abbandonato come i nostri amici a priori l'opzione parlamentare, ed escludendo ormai definitivamente il PD dalla categoria, annaspa tra un partito che avrà come vertice della sua parabola la peggiore presidenza della Camera della storia, e tanti rivoli che faticano ogni volta a fare massa critica, stavolta ci provano con Tsipras, per superare soglie di sbarramento anche minime o solo intrinseche. E' anche per questo, che trovo ridicole e insulse le obiezioni sull'essenza equivoca con riferimento al continuum destra/sinistra del Movimento 5 Stelle: fino a che resterà l'unica voce ad avversare pubblicamente (per quanto con eco artatamente ridotta al minimo) il fiscal compact e a tentare di impedire furti alla collettività come la furfantesca ricapitalizzazione di Bankitalia (mentre giornali e TG capovolgono l'accaduto denunciandone il comportamento in aula e che il blocco del decreto rischiasse di resuscitare l'IMU, senza accennare al fatto che se questo fosse avvenuto sarebbe stato per colpa di chi ha mischiato le due cose nello stesso decreto proprio allo scopo di far fare all'una da cavallo di Troia dell'altra), l'alternativa ce l'abbiamo eccome. E con essa l'unica speranza di venirne fuori.

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