... e però questo è un gran gol, non c'è che dire... |
Tedeschi e argentini rappresentano perfettamente i "campioni" dei due schieramenti suddetti, nel bene e nel male: i primi, nella capacità di cogliere l'occasione di organizzarsi per massimizzare i benefici derivanti dalla rendita di posizione internazionale e però nella miopia verso i danni che il rigore procura ad altri e verso le ricadute che presto o tardi colpiranno essi stessi, i secondi, nella magnifica coesione patria con cui hanno affrontato e superato il dramma e però nell'autoindulgenza verso la coazione a ripetere errori connessi ai propri difetti "di carattere". A pensarci bene, ho appena descritto due monetine: la prima con una facciata scritta in scandinavo e l'altra in mitteleuropeo, la seconda con una facciata scritta in spagnolo e l'altra in italiano. Il che ci dice anche che tanto per cambiare i più inguaiati siamo noi.
Di tutto questo i risultati calcistici, se non sono certo conseguenza logica, sono per una volta perfetta metafora: noi è la seconda volta di fila che usciamo al primo turno, e la Germania che (peraltro dopo aver sacrosantamente annichilito gli insopportabilmente piagnoni brasiliani) vince meritatamente la finale. A chi ha ancora a cuore le sorti del pianeta, e magari si è volentieri perso il rito del Mondiale (a parte scampoli di tre o quattro partite finale compresa), non resta invece che augurarsi che l'Argentina vinca la partita che conta, quella contro i vampiri della finanza internazionale, trovando intanto dentro di sé il modo di evitare di ricacciarsi in certi guai. E soprattutto dando un esempio al resto del mondo, che esiste un'alternativa al monetarismo imperante che lo sta distruggendo, e può essere percorsa virtuosamente.
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