domenica 7 giugno 2015

DALLA PARTE GIUSTA DELLA SUOLA

Dentro di me, vivono la mia stessa identica vita miliardi di
microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo.
Io, a quale corpo appartengo?
- F. Battiato, Beta, 1972
Se si vuole essere in grado di interpretare la realtà, bisogna sforzarsi ogni tanto di guardarla da un punto di vista diverso dal proprio, magari molto più alto. Altrimenti si è come formiche tutte prese dal lavorio dentro, da e per il loro formicaio, che quando arriva il piedone a sconquassarlo non hanno proprio le categorie di pensiero capaci di fornire loro una interpretazione anche solo vicina alla verità: un essere molto più grosso, per cui loro sono abbastanza piccole da apprezzabilmente non esistere in quasi tutte le situazioni, che semplicemente camminando per i fatti suoi ci ha appoggiato sopra un suo arto.
La metafora appare particolarmente adatta anche per un'altra funzione: quante formiche - se mai una lo facesse - si rendono effettivamente conto di questa realtà "oggettiva" (virgolette obbligatorie: per fare una perfetta vita da formica non solo farlo è oltre il necessario, ma è anche oltre l'oggettivo), quante sono in grado di combatterla o almeno prepararsi a subirla, e quante invece una volta registrata la loro impossibilità a comprenderla si godono la vita dal loro punto di vista rubricando in "fatale" o "divino", o non rubricando affatto, l'eventuale accadimento eterogeno? Tranquilli, non ho visto troppi cartoni, non sto antropomorfizzando le formiche, sto solo utilizzando un espediente dialettico già sentito, ad esempio nel Battiato elettronico dei primi tempi.
Tutto questo solo per fare, almeno a qualcuno di voi, venire voglia di leggere questo pezzo di Lameduck, che inquadra con mirabile sintesi la situazione in cui ci troviamo rendendole spiegazioni che da un punto di vista "interno" sono del tutto inintellegibili. Una volta si chiamava "prendere coscienza di classe", ora chiamatela come vi pare ma fate presto che ci stanno schiacciando.
E visto che ci troviamo, rispolvero una vecchia usanza e vi fornisco, prima del saluto musicale finale, un altro trittico di letture collaterali:
  • Travaglio, ovvero come e perchè la nuova strombazzatissima normativa anticorruzione è più che altro pro;
  • Di Cesare, ovvero nella Nuova Fiera di Roma, costosissima e già in rovina, il paradigma di cosa significa grandi opere pubbliche in un Paese che ha elevato la corruzione a sistema;
  • Bertani, ovvero un piccolo episodio di una grande narrazione, quella che vede lo stesso Paese rinunciare all'ossatura stessa della Modernità (nella fattispecie, un sistema elementare di trasporto pubblico su rotaia, ma l'esempio può essere esteso a tutto il resto), in nome di logiche di profitto figlie di quella stessa corruzione sistemica per cui oggi sono disponibili frequenti collegamenti diretti, peraltro carissimi, solo tra 4 o 5 grandi città, sporadici per le altre città "metropolitane" o comunque importanti, e gli altri si fottano.
Tutto questo mentre piuttosto che lasciare che tutti constatino come l'unica alternativa attualmente possibile a questo sistema è il moVimento 5 stelle, preferiscono fabbricare un'altra alternativa fasulla, in realtà ampiamente interna e organica al sistema (come dimostrano venti anni di cronaca politica e si, anche giudiziaria), pompandola sui media in affiancamento da qualche tempo al "cinegiornale Luce" su Renzi e le sue mirabolanti imprese.

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